Pneumatici, nuovo oro nero

Pneumatici, nuovo oro nero
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
La corretta gestione dei pneumatici fuori uso diventa occasione per attività virtuose, economicamente sostenibili: da materiale da discarica a strumento per migliorare la qualità della vita
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
12 giugno 2012

Parlando di traffici illeciti, subito si pensa a prodotti come droga, armi o refurtive; ma, un po’ a sorpresa, abbiamo appreso che tra i materiali più gettonati dai trafficanti ci sono i PFU (Pneumatici Fuori Uso), che dalle nostre regioni prendono la via di molti stati stranieri, dove sono utilizzati come propellente energetico di fabbriche ed attività produttive, con effetti spesso nefasti per l’ambiente.

Oppure, cambiando le gomme alla moto o allo scooter (ma anche ad auto e camion), spesso le coperture sostituite prendono la via delle discariche illegali, bombe ad orologeria a cielo aperto, potenzialmente molto pericolose per le falde acquifere o per gli incendi che con il caldo possono sprigionarsi. Negli ultimi 10 anni si è assistito in Italia al proliferare di un vero mercato nero dei PFU, che ha determinato rilevanti problemi ambientali, causando enormi danni economici alle casse dello Stato e pregiudicando le attività delle aziende che operano correttamente nel mercato, private di preziosa materia prima da trattare.

Maggiori controlli

I dati non sono però del tutto negativi, perché le attività sempre più efficaci delle forze dell’ordine hanno rafforzato i controlli facendo emergere una grossa fetta di illegalità e accertando in diverse indagini giudiziarie la presenza di organizzazioni criminali che fanno affari con gli smaltimenti illeciti di rifiuti in generale e di PFU, anche attraverso diversi porti italiani per le attività illegali di export.

smaltimento pneumatici (2)
Per la legge italiana, ogni pneumatico sostituito dovrebbe seguire un suo percorso: raccolto dall’operatore, va smaltito in aree controllate, per poter essere utilizzato come componente differenziata


Inoltre, l’attuazione di un sistema che effettua gratis la raccolta di PFU dagli operatori garantisce un monitoraggio capillare della successiva movimentazione, fino all’avvenuto recupero, costituisce elemento scoraggiante e deterrente verso pratiche illegali, nonché rende la legalità economicamente vantaggiosa per tutti gli operatori della filiera. Per affrontare al meglio e contrastare il fenomeno del traffico illegale di PFU, l’Agenzia delle Dogane ha firmato con Ecopneus un protocollo d’intesa: la Società Consortile diventa partner tecnico dell’Agenzia per il monitoraggio dei flussi legati al commercio di PFU. Ecopneus metterà a disposizione i dati del proprio sistema informatico per controlli e accertamenti sulle movimentazioni transfrontaliere di propria competenza e fornirà tramite i propri esperti, assistenza tecnica alle strutture centrali e periferiche dell’Agenzia anche con perizie e analisi di laboratorio nell’ambito delle attività di prevenzione e repressione degli illeciti, portate avanti dalle Dogane.

Cosa prevede la normativa

Per la legge italiana, ogni pneumatico sostituito dovrebbe seguire un suo percorso: raccolto dall’operatore, va smaltito in aree controllate, per poter essere utilizzato come componente differenziata. Il consorzio Ecopneus, in base al D.M. 11 aprile 2011 n°82, gestisce i PFU generati in fase di sostituzione dei pneumatici nel mercato del ricambio, curandone la
raccolta, la frantumazione e l’avvio al recupero. Il decreto che regolamenta l'attività dei produttori e importatori di Pneumatici e delle loro forme associate, prevede che ogni anno il 30% dell'eventuale avanzo di gestione debba essere destinato a prelievi da stock storici al fine rimuovere l’ampio numero di siti oggetto di abbandoni ancora esistenti in Italia e comunicato al Ministero dell’Ambiente.

I risultati ottenuti da Ecopneus

Nel 2011, in soli quattro mesi di attività - dal 7 settembre, con l'avvio ufficiale delle attività, sino al 31 dicembre 2011 - Ecopneus ha raccolto e avviato al recupero 72.468 tonnellate di PFU, raggiungendo e superando di oltre il 10% gli obiettivi di legge. L'avanzo di gestione che si è delineato per il 2011 ottenuto con l’attenta e corretta gestione complessiva dell'attività, consente ad Ecopneus di destinare nel 2012 alle attività di prelievo da stock storici 750 mila euro.

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Ecopneus, per monitorare e coordinare i flussi di PFU lavorati dalla propria filiera, si è dotata di un sofisticato sistema informatico in grado di garantire la completa tracciabilità di ogni chilogrammo di PFU raccolto

 

Ecopneus, per monitorare e coordinare i flussi di PFU lavorati dalla propria filiera, si è dotata di un sofisticato sistema informatico in grado di garantire la completa tracciabilità di ogni chilogrammo di PFU raccolto, trattato e portato a recupero; la sua condivisione porterà informazioni puntuali e dettagliate a servizio degli agenti doganali per una più efficace lettura e interpretazione dei flussi di PFU all’interno di operazioni di import export.

I traffici illeciti

I traffici organizzati di PFU si muovono prevalentemente lungo le rotte oceaniche e la tecnica maggiormente utilizzata dalle holding criminali, che esportano illegalmente questi materiali, consiste nella falsificazione dei formulari d’identificazione dei carichi di rifiuti, spacciati per “cascame o avanzo di lavorazione” oppure per “pneumatici ancora riutilizzabili”, in modo da sottrarsi alla disciplina internazionale dei movimenti transfrontalieri di rifiuti. L’esportazione di PFU e di rifiuti derivati dalla loro riduzione volumetrica si è diretta negli ultimi anni soprattutto verso i paesi del far east che maggiormente impiegano i combustibili derivati da rifiuti in sostituzione ai combustibili fossili.

I PFU che escono dai porti italiani alla volta di Paesi di nuova industrializzazione vengono sottratti ad una molteplicità di utilizzi legali. Possono essere infatti usati in opere di ingegneria civile, nella realizzazione di superfici sportive, per la produzione di presidi per la sicurezza stradale, elementi di arredo urbano e per la realizzazione di tratti stradali che garantiscono, grazie al polverino di gomma presente nel conglomerato bituminoso, una durata maggiore, ottima tenuta anche in condizioni atmosferiche avverse, minori costi di manutenzione, riduzione del rumore generato dal passaggio dei veicoli, migliore aderenza.

«Ora dobbiamo continuare ad investire e lavorare per promuovere lo sviluppo, nel medio-lungo periodo, di un mercato forte, stabile e articolato – ha dichiarato Giovanni Corbetta, Direttore Generale di Ecopneus – per il reimpiego dei materiali derivati dai PFU che crei una reale Green Economy, scoraggi comportamenti scorretti e contribuisca ad eliminare definitivamente questi fenomeni legati all’illegalità».

Interventi concreti

Dal 7 settembre 2011, quando è diventato operativo il sistema di gestione dei PFU, ad oggi, Ecopneus, grazie alla partnership con gli impianti di trattamento e le società di raccolta e trasporto su tutto il territorio nazionale, ha avviato a corretto trattamento oltre 190 milioni di kg di PFU, evitandone l’abbandono indiscriminato in discariche abusive o ai lati della strada e assicurandone il corretto recupero di energia e di materia per applicazioni di pubblica utilità (asfalti modificati, superfici sportive, pannelli isolanti, pavimentazioni antitrauma).

Tra i soci di Ecopneus figurano tutte le Case produttrici di pneumatici, diversi marchi automobilistici ed uno solo del settore moto, l’Harley-Davidson. Su questo versante c’è quindi da impegnarsi, per arrivare ad una presenza più qualificata del settore delle due ruote.

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