Nitrato di ammonio, il gas che ha ucciso Takata

Nitrato di ammonio, il gas che ha ucciso Takata
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Daniele Pizzo
Perché gli airbag del colosso giapponese che ha dichiarato bancarotta possono essere mortali? Il problema sta nel propellente che gonfia i cuscini del sistema airbag, che col tempo perde le caratteristiche originarie
26 giugno 2017

Punti chiave

Lo usiamo tutti i giorni il nitrato di ammonio, il gas che ha fatto fallire la Takata. Saldamente leader nel mercato dei airbag con una quota globale pari al 20%, la Takata Corporation è, o forse ormai sarebbe meglio dire era, una multinazionale con 56 stabilimenti in 20 Paesi e 46.000 dipendenti che dovranno sopravvivere alla bancarotta. 

L'azienda giapponese, fondata nel 1933 e diventta colosso dei sistemi di sicurezza automotive, non ce la farà a ripianare il debito scatenato da un difetto presente in oltre 100 milioni di airbag che ha causato il richiamo più imponente dell'intera storia dell'automobile. Un buco enorme provocato dai costi dei richiami stessi, ma anche dalle multe degli enti di sicurezza e dei risarcimenti chiesti a vario titolo, non ultimi quelli dei 16 morti e 180 feriti a causa dell'airbag difettoso.

La causa del tracollo di proporzioni storiche di Takata va ricercata principalmente nel nitrato d'ammonio, un composto chimico che a distanza di anni si è rivelato inadatto ad essere applicato come propellente per il gonfiaggio degli airbag, in quanto instabile nel tempo se sottoposto ai continui sbalzi di temperatura. Una situazione a cui ogni auto è sottoposta senza necessariamente trovarsi nel Sahara o al Polo Nord. Il problema è che ci se ne è accorti a distanza di molti anni, quando ormai 100 milioni di airbag pericolosi erano già stati installati su vetture marchi Acura, Audi, BMW, Cadillac, Chevrolet, Chrysler, Dodge, Ram, Ferrari, Fisker, Ford, GMC, Honda, Infiniti, Jaguar, Jeep, Land Rover, Lexus, Lincoln, Mazda, McLaren, Mercedes-Benz, Mercury, Mitsubishi, Nissan, Pontiac, Saab, Saturn, Scion, Subaru, Tesla, Toyota e Volkswagen.

Pare però che già alla fine degli anni '90 il rischio fosse noto a qualche tecnico giapponese, hanno rivelato di recente le indagini. Nel 2001 partono i primi richiami, inizialmente per Isuzu Rodeo e Honda Pilot. Takata all'epoca nega ancora ci siano problemi con il propellente a base di nitrato d'ammonio e prosegue su questa linea per più di tredici anni. 

Un video divulgativo della NHTSA spiega il malfunzionamento degli airbag Takata difettosi

La verità è stata stabilita solo nel 2014 dalla NHTSA, dopo anni di investigazioni e di reticenze da parte dell'azienda giapponese. Cosa ha ucciso effettivamente le vittime degli airbag Takata? Una combinazione tra l'instabilità del composto a base di nitrato d'ammonio presente negli airbag Takata difettosi e il design della bomboletta che lo contiene. Se il composto si è alterato, infatti, l'esplosione che dà luogo al gonfiaggio dei cuscini di sicurezza avviene ad una pressione superiore di quanto previsto dai progettisti. In pratica la bombola metallica, invece di aprirsi in maniera controllata come previsto sul progetto, esplode in frammenti che possono uccidere colpendo una persona all'altezza della testa e del torace, come una granata.

Intanto l'industria dell'auto ha messo al bando i gas a base di nitrato d'ammonio, composto più presente nella nostra vita di quanto si possa pensare. Viene impiegato infatti per il ghiaccio istantaneo, in campo medico come anestetico, come fertilizzante, ma anche come esplosivo. E' inoltre molto economico, per cui gli accusatori di Takata sostengono che l'azienda giapponese abbia voluto sorvolare sulle sue criticità per mantenere alti i margini di profitto.

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