Strage studentesse Erasmus: non indossavano la cintura. Indennizzo ridotto del 25%

Strage studentesse Erasmus: non indossavano la cintura. Indennizzo ridotto del 25%
Pubblicità
Daniele Pizzo
Scontro tra assicurazione e familiari delle vittime sul risarcimento, che verrà devoluto in beneficenza
11 luglio 2016

Punti chiave

Non indossavano la cintura di sicurezza, per cui potrebbe essere decurtato del 25% l'indennizzo che spetta alle famiglie delle sette studentesse Erasmus morte in Spagna nell'autobus uscito di strada per un colpo di sonno del conducente nell'incidente dello scorso marzo.

E' quanto riporta La Stampa, secondo la quale il 19 maggio la filiale italiana della compagnia assicurativa Ced ha inviato ai familiari delle vittime la sua proposta ai legali delle vittime: 70.000 euro per i genitori, 20.000 euro per i fratelli, una proposta da prendere o lasciare entro il 31 maggio. In caso contrario, la compagnia avrebbe presentato l’offerta alla Corte di Tarragona, dove si svolgerà la causa civile ma decurtata «atteso il mancato utilizzo della cintura di sicurezza da parte della vittima».

Ovvero 52.500 euro per le famiglie di Francesca Bonello, Elisa Valent, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Lucrezia Borghi, Serena Saracino e Elisa Scarascia Mugnozza, le sette ragazze italiane sulle tredici vittime del pullman che la notte del 20 marzo le trasportava da Valencia a Barcellona dopo la festa di Las Fallas. L'offerta è stata rifiutata dai parenti delle vittime, che avevano già annunciato di voler devolvere il risarcimento in beneficenza.

«Hanno impostato la vicenda - ha spiegato Alessandro Saracino, papà di Serena - come se le ragazze si fossero macchiate di chissà quale colpa. A quanto ne so, invece, le cinture le avevano, ma erano cinture addominali, non a tre punti, e quindi assolutamente inadeguate. Ma in quel Paese i risarcimenti sono irrisori: li hanno innalzati a gennaio del 2016, ma rispetto ai nostri parametri sono ai confini del ridicolo».

«Quello che fa più male - spiega al quotidiano torinese l’avvocato genovese Maria Cleme Bartesaghi, portavoce del gruppo dei legali che segue la vicenda - è che l’assicurazione, unilateralmente, abbia deciso di portare questa sua posizione in giudizio prima ancora che l’inchiesta abbia accertato come sono andate le cose. Non c’è nessuna prova che le ragazze non indossassero la cintura. E gli esperti hanno già detto che, per la dinamica dello schianto, non sarebbero servite».

Argomenti

Pubblicità