Dakar 2016, Peterhansel: «Giusto interrompere la tappa per il caldo»

Dakar 2016, Peterhansel: «Giusto interrompere la tappa per il caldo»
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Caldo atroce. 45 gradi all’ombra, 70 negli abitacoli
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
13 gennaio 2016

Belen - Come sempre, le decisioni improvvise fanno scalpore e scatenano i commenti, anche perché è difficilissimo, quando non impossibile, che tali decisioni soddisfino tutti quanti.  Ci riferiamo all'annullamento della tappa Belen-Belen, imposto dagli organizzatori per il caldo atroce.

Stephane Peterhansel non si pone il problema personale, ma ha una visione più ampia.

«Se la decisione di accorciare la tappa interrompendola al CP2 è giusta? Io dico di sì. Non ne faccio una questione personale, ma cerco di vedere le cose nel loro insieme. Mi spiego meglio - dopo aver forato due volte, ed essere rimasto fermo in una zona di fesh-fesh per paura di colpire qualche Motociclista, è chiaro che se avessi avuto più strada avrei potuto anche recuperare una parte del ritardo accumulato nella prima parte. Diciamo che se la Speciale fosse andata avanti noi avremmo potuto trarre una vantaggio. Ma la questione non è questa. Noi in Macchina abbiamo un abitacolo riparato, all’ombra, e se vogliamo possiamo portare molta acqua con noi. bisogna pensare, però, a quello che succede ai Motociclisti. Essi sono completamente esposti alla forza del sole e sentono molto il caldo. Non possono portare moltissima acqua con loro, e in questo caso, nella Belen-Belen, la Speciale era molto navigata e lenta, e quindi non potevano contare nemmeno su quel po’ di velocità e del conseguente refrigerio dell’aria».

Noi in Macchina abbiamo un abitacolo riparato, all’ombra, e se vogliamo possiamo portare molta acqua con noi. bisogna pensare, però, a quello che succede ai Motociclisti.

Quindi la decisione è, secondo te, giusta

«Secondo me sì. E poi bisogna pensare anche ad un’altra cosa. Gli organizzatori hanno una grande esperienza, e possono avere immediatamente una visione generale dei fatti che è più corretta della nostra, sempre circostanziata. In generale, quindi, hanno la possibilità di prendere le decisioni migliori, e anche in questo caso lo hanno fatto. Bisogna imparare a fidarsi».

E la tua corsa? in difficoltà proprio sui tuoi terreni?

«Non direi. Ho forato due volte, le spine degli alberi di acacia, e lì ho perso del tempo. Poi più che sabbia c’era tanta polvere, c’erano molto motociclisti e avevo paura di colpirli o danneggiarli. Ho rallentato, ma la 2008 DKR ha bisogno di scorrere, e mi sono piantato. Ho perso un altro poco di tempo. È andata così!»

Adesso la situazione è più difficile?

«Adesso è semplicemente così. Sappiamo che alla Dakar ti va bene, e un altro ti va male. Bisogna imparare a convivere con questa incertezza. Niente di grave».

E la Peugeot va bene, adesso?

«La 2008 DKR va mooolto bene!»

Foto: ASO/ @World/ A Lavadinho

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