Dakar 2023. I Favoriti a 4 Ruote. Sébastien Loeb?

Dakar 2023. I Favoriti a 4 Ruote. Sébastien Loeb?
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Toyota, BRX o Audi? Oppure: Al Attiyah, Loeb o Peterhansel/Sainz? E le Mini? Macchine eccezionali, Equipaggi fortissimi, equilibri sconosciuti. Il risultato dipende spesso dall’efficienza del lavoro durante l’anno
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
27 dicembre 2022

Yanbu, 27 Dicembre. Se si parla di favoriti della Dakar a 4 ruote (delle più disparate dimensioni) e si cercano dei segnali preliminari, ecco subito in un paio di indizi scolpiti nella roccia, che devono essere obbligatoriamente essere tenuti nella massima considerazione. Alla più e alla meno. Impossibile, infatti, escludere dalla lista dei candidati alla vittoria finale Stephane Peterhansel, e impossibile inserire i Camion Kamaz. Stephane, anche quest’anno in corsa con Edouard “Dud” Boulanger, perché è il recordman assoluto e, a parte le iniziali e più distanti 6 vittorie in Moto, la prima nel 1991, è la “bestia nera” anche nell’attualità delle Auto, avendo vinto 8 volte, l’ultima delle quali data del 2021. Quindi Stephane Peterhansel è il favorito d’ufficio, dal quale aspettarsi una conferma o una sorpresa, a seconda che la si voglia vedere dalla parte dei fiduciosi o degli increduli, “Che a quell’età…”. Sembra incredibile, eppure la 34ma partecipazione del 57enne fuoriclasse assoluto è frutto non di un capriccio ma degli stimoli di sempre: correre per passione, passione per vincere, per gustare quel particolare sapore che, nel suo caso, non appaga mai.

Alla meno i Kamaz, invece, perché non ci saranno, non potendo infatti pretendere che siano disposti a firmare il documento FIA che subordina la partecipazione alla condanna dell’”operazione militare russa in Ucraina”. I Camion azzurri non potranno così difendere per la sesta volta consecutiva l’incredibile serie dei loro successi, e non potranno dare l’assalto al 20° titolo per il Team Kamaz Master. Un vero peccato, su cui ci sarebbe da discutere e riflettere affacciati a una finestra ben più ampia, e un evento che di fatto apre le porte ad un avvicendamento “obbligatorio” nel palmares della Corsa dei “Bisonti del Deserto”.

Torniamo ai favoriti, che dovremo considerare al netto di una variabile importantissima, l’effettiva competitività delle rispettive Auto, che non possiamo giudicare che in una forma di “fantasiosa anteprima”. Dunque, è normale che Nasser Al Attiyah, in gara con Mathieu Baumel sulla prima delle Toyota Hilux ufficiali Gazoo Racing e già quattro volte vincitore del Rally, cercherà di mantenere Titolo e prestigio. È normale che, con tre vittorie e alla guida della rivoluzionaria Audi RS Q e-tron che ha portato per la prima volta al successo e in testa alla Dakar, Carlos Sainz senior e Lucas Cruz, vorranno fare altrettanto. È normale, tuttavia, che Sébastien Loeb, fenomeno stellare 9 volte Mondiale WRC sia ormai in possesso di tutte le credenziali necessarie per entrare un’altra volta nella Storia. Sébastien Loeb, in corsa con Fabien Lurquin sulla BRX Hunter, è alla settima partecipazione e ha tre podi e due secondi posti all’attivo, l’ultimo dei quali lo scorso anno.

Ecco, francamente non mi sento di aggiungere altri nomi, che non siamo legati alla possibilità di grandi sorprese, meglio dire veri e propri colpi di scena. Non ci sorprenderanno troppo gli exploit di Al Rajhi, Toyota, terzo lo scorso anno, o di Lategan, Toyota, il sudafricano velocissimo lanciato sempre lo scorso anno dal Team Gazoo Racing. Ci aspettiamo senz’altro qualche impennata di un Ektrom, Audi, o di un Dumas, tornato con il Team Rebellion. D’altra parte, bisogna ammetterlo, c’è molta curiosità attorno alla Dakar di Guerlain Chicherit, che torna con una BRX e che, appena firmato il contratto con gli inglesi di ProDrive, è andato a vincere in Marocco a fine ottobre. Altrettanta curiosità desta la partecipazione di Jakub Przygonski, non tanto per la bravura del Pilota, quanto perché il polacco porterà al debutto la nuova Mini JCW Rally Plus, inedita versione T1+ del Team di Sven Quandt, corta, più leggera e spinta da un 6 cilindri bio-diesel turbo, dalla “discreta” coppia di ben 800 Nm. Non ci sarà, lo ricordiamo, Joan “Nani” Roma, vincitore della Dakar in Moto nel 2004 e di quella in Auto dieci anni dopo, un po’ per la malattia che ha sconfitto, un po’ per una non ben chiara vicenda all’interno del Team di David Richards.

Come dicevamo sopra, molto dipenderà dall’efficienza, dalla competitività e dall’affidabilità delle Macchine, o meglio dallo scoprire dove ciascuna delle tre T1 Plus è rispetto alle altre. Si può immaginare che la Toyota, campione in carica, nata dall’affidabilità e solo affinata per un intero anno, sarà al top. Si può essere certi che le BRX, già eccezionalmente migliorate lo scorso anno e rapidamente cresciute, avranno fatto un ulteriore passo avanti. E si deve certamente credere che le Audi, già competitive al debutto e parzialmente “strozzate” da una modifica regolamentare sul peso arrivata un po’ a tradimento nel corso dell’anno, possano davvero far paura. Per quanto riguarda la crescita di competitività, è probabile che BRX e Audi siano cresciute più di Toyota, portando il lotto delle “papabili” su un livello di elevatissima competitività e di equilibrio.

 

Detto questo, fuori i nomi. Stephane Peterhansel mi fa venire da sempre quei brividi che derivano dalla sensazione di presenza di un inarrivabile Marziano sul Pianeta Dakar. Carlos Sainz è lo sportivo-persona, il fuoriclasse del WRC e del Rally-Raid, il 60enne, entusiasta Peter Pan che preferisco, Pilota indomabile, sviluppatore e collaudatore ineguagliabile. Ma se devo per forza sputare un nome che non sia gratuito, bene è quello di Sébastien Loeb. Loeb ha vinto tutto e di più, dimostrando che non corre mai per interpretare un ruolo di secondo piano. Ha messo in mostra immediatamente un grande talento anche tra le dune, ricordiamo che è stato vincente sin dalla prima apparizione con Peugeot, e l’anno scorso è stato per tutta la gara in battaglia mandando in scena una grande autorità. Se in BRX hanno lavorato come dovevano. Sébastien Loeb si guadagna i nostri galloni di favorito numero 1.

A lato, ovvero per un successo di categoria, salta fuori l’italiano. Laia Sanz e Maurizio Gerini corrono nella categoria T1.2 con la 01 Concept del Team Astara. Si tratta del buggy ex Century, convertito all’alimentazione sostenibile, spinto dal mostruoso GM LS7 di 7 litri aspirato e basati su un concetto di sviluppo che tiene la semplicità, e quindi l’affidabilità, al centro del Progetto. E l’italiano salta fuori anche pensando alla Gara dei Camion, ora che i Kamaz sono fuori giochi. Vogliamo dunque seguire con maggiore attenzione la corsa del IVECO Italtrans di Claudio Bellina, Bruno Gotti e Giulio Minelli?

Riducendo il diametro di pneumatici e cerchi, ecco i dirompenti SSV, divertenti, relativamente economici, sempre più competitivi. Qualcuno dice che, non fossero limitate dai regolamenti, potrebbero essere le macchine più competitive in assoluto. L’anno scorso (quasi scorso), Austin Jones ha vinto la categoria SSV vera e propria, e Francisco “Chaleco” Lopez la Light Prototype. Riuniti nella stessa categoria e ugualmente dotati dello stesso Can-Am in versione South Racing, sono entrambi favoriti. Se c’è una curiosità da sottolineare è quella del passaggio dei Team Red Bull dagli OT3 di Overdrive ai Can-Am di South Racing, che continua ad essere la struttura più numerosa (e formidabilmente efficiente).

© Immagini ASO Media, Red Bull Content Pool, DPPI

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