Dakar 2022, la quiete prima della tempesta. Sarà uno scontro fra titani

Dakar 2022, la quiete prima della tempesta. Sarà uno scontro fra titani
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Jeddah, la porta della Dakar 2022. 100% Arabica, per la terza volta. Molto di simile, però molto di più, lo si capisce al volo. È una sfida totale, e una guerra tra Titani per un primato di massimo prestigio. Moto e Auto, un’infinità di SSV
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
29 dicembre 2021

Jeddah, 28 Dicembre. Dalla nebbia della Malpensa alla densità di un’atmosfera gialla, piatta e umida. Cinque ora scarse per cambiare Mondo e ritrovarsi tuffati in quello della terza Dakar del terzo Capitolo: Arabia Saudita. 100%... Arabica per la numero 44 (contiamo anche quella annullata del 2008)

 Jeddah è piatta, tetti che non necessitano di molta impermeabilità perché non piove. La città si affaccia sul Mar Rosso, ne è uno dei porti principali e ospita 4 milioni di abitanti gentili. Qui gravitano flotte inarrestabili di cargo, oddio da queste parti è stata parcheggiata a lungo la Ever Given, e da qui parte tutto quello che è Dakar in prospettiva, finalmente, di azione.

Tra vie desolate e campi elisi di grattacieli in una rassegnata organizzazione di indifferenza stilistica si parte. La nostra Toyota giallo-Acerbis è stata sottratta allo stridore polveroso del porto e ci aspetta sui piazzali dello Stadio per passare le forche caudine delle verifiche, insieme a noi, Mr. Franco ed io.

Si parla poco e si lasciano ballare occhi e testa chiamando a raccolta le ultime infinite incertezze. Cresce a dismisura l’ansia da partenza, sembra di passare e ripassare attraverso un colino a maglie sempre più strette. Lo sbarramento al Covid-19 è imponente… ma sfinente. Un tampone prima di partire, ufficiale, dopo quelli che ci siano fatti per non dover fermare il treno ancor prima di vederlo passare, a casa. Poi ne faremo un altro prima della fine dell’anno, e altri seguiranno verso un rientro che sembra già lontano avanti nel tempo. Che qui si ferma per lanciare la danza su ben altri ritmi.

Si entra nel concetto di “Bolla”. Non è proprio così, impossibile tenere sotto controllo una carovana di 3.500 persone, nemmeno ad essere Geronimo. Comunque l’impegno è altissimo. Direi encomiabile. La macchina organizzativa seziona le operazioni cercando di creare delle barriere di ordine e di protezione generali. Bene.

Si parla poco ma ogni tanto qualcuno si ricorda cosa vuol dire la Dakar, e prova a sollecitare il dibattito. Chi vince? Nessuno lo dice e tutti fanno gli stessi nomi cercando di rendere più imparziale il giudizio, quasi accademico, sportivo. Diamo loro una mano, magari cercando di associare a ciascun gettone la motivazione che lo elegge.

Tra le Moto è guerra dichiarata anche senza dirselo, anche ignorandosi. Honda contro KTM. I “giapponesi” per difendere il Titolo, gli austriaci per riprenderselo dopo due anni di digiuno. Il vorace dominio record durava da inizio secolo. Brabec, quello che ha “rotto il ghiaccio”, Cornejo, Barreda e ora Quintanilla contro Kevin Benavides, il vincitore del 2020, Price, Walkner, ma anche i “satelliti” Sunderland e Sanders, GasGas, Howes e Luciano Benavides, Husqvarna.

Le moto sono nuove, ma relativamente. Non si presenta una Moto nuova alla Dakar! Vuol dire che le rispettive nuove declinazioni delle 450cc Rally sono frutto dei miglioramenti concessi dai regolamenti, pesi, autonomia, e moltissimo dagli affinamenti di una stagione di collaudi sul campo. Dovesse uscire un nome diverso da quelli citati ci sarebbe da rimanere ben sorpresi, e questo non vuol dire snobbare Yamaha, Sherco, Hero, vuol solo significare che c’è una serie “A” decretata dalla storia.

La gara delle Auto sarebbe da posporre a quella degli SSV, le piccole, agili ed econ… meno care 4 ruote, che iniziano a rappresentare numeri preoccupanti. Le “ammiraglie”, però, hanno ancora e di più voce in capitolo in funzione dei nomi che compongono la lista dei favoriti e la diversa configurazione che assumono in relazione alle novità tecniche. Sono novità clamorose!

Fino a un anno fa la sfida per definizione era quella tra Mini e Toyota. L’anno scorso vinse Stephane Peterhansel, 14ma volta, e Nasser Al Attiyah, il “Principe del Qatar”, l’aveva giurata a “Monsieur Dakar” già il 15 gennaio. Poi sono successe alcune cose, basilari, che hanno modificato lo schema del confronto. Con l’introduzione della categoria T1 Plus, ruote più grandi e maggiore escursione delle sospensioni, le une e le altre si sono viste favorite dall’eliminazione potenziale dell’handicap maggiore, le forature, però allo stesso tempo è successo l’incredibile: l’arrivo di AUDI!

Lasciamo stare il contorno di “spiccioli” (non ce ne vogliano) e concentriamoci sui valori assoluti. Al Attiyah e gli altri “Cavalieri del Sud Africa” dovranno vedersela non più con le Mini “abbandonate” dai fuoriclasse, bensì contro le per-forza-migliorate, già competitive BRX Hunter, le 4x4 di Prodrive, di Loeb e Roma. Morale. Al Attiyah può vincere la sua quarta Dakar, Loeb vorrà più che mai vincere la sua prima. Ma Audi. Audi?

Audi ha raccolto l’eredità “tattica” di altre avventure vincenti. Innanzitutto l’obiettivo: vincere. Presto o tardi, meglio presto. Poi, una Macchina fatta apposta, la RS Q e-tron, e in questo caso rivoluzionaria. Infine, per non farsi mancare nulla - come si deve fare in questi casi - l’arruolamento della “peggior feccia” di legione straniera. Peterhansel e Sainz. L’ergastolo della Dakar, la condanna dei serial killer: 17 vittorie in due, con i piazzamenti si arriva alla metà delle edizioni disputate.

La Macchina. Ci si deve tornare su con paziente attitudine, un po’ critica ma chiarificatrice. Non vogliamo nebbie sull’orizzonte di questa Dakar. I più si sono fatti un’idea sbagliata, e correggerla non vuol dire togliere qualcosa. Piuttosto, in una diversa e più completa analisi, vedremo che ci troviamo davvero di fronte all’incredibile, questa volta possibile.

Fino al 31 verifiche, poi si parte l’1. Prologo, Ha’Il dopo 800 chilometri e, improvvisamente, saremo nel vivo. Fino al 14 Gennaio.

Ci parliamo domani? E tutti i giorni?

 

© Immagini KTM - Red Bull Content Pool - Audi Media Center

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