Dakar Rewind. Sud America. 1. Un Viaggio Indimenticabile Durato 10 Anni

Dakar Rewind. Sud America. 1. Un Viaggio Indimenticabile Durato 10 Anni
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Piero Batini
  • di Piero Batini
10 anni in due settimane, il Viaggio dell’ultima Dakar in Sud America per ripercorrere un’era del Rally più famoso del Mondo attraverso alcuni dei luoghi più significativi. Rally, Geografia e Emozioni indimenticabili
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
26 aprile 2019

Somewhere, some days after. È stata l’idea del Viaggio, di un viaggio straordinario, a dare la mossa alla Dakar. Insieme al lato visionario dell’esplorazione di un continente allora assai poco conosciuto e ancora misterioso, l’Africa, e insieme all’archetipo di un’Avventura fuori dall’ordinario. Messe insieme le tre cose, Rally, Viaggio e Esplorazione, si era al centro dell’idea più grande, finalmente nel senso compiuto della magica e durissima invenzione di Thierry Sabine. La Parigi-Dakar. Con il tempo si è perso per strada il senso dell’esplorazione, soprattutto nel popolato Sud America già da tempo e abbondantemente messo a soqquadro da molti “visitatori”, ma si è salvata l’idea del Viaggio, e così è rimasta saldamente ancorata alla Dakar anche l’Avventura dell’esperienza, sia essa di Corsa o semplicemente umana, pur sempre unica.
 

Con il tempo si è perso per strada il senso dell’esplorazione, soprattutto nel popolato Sud America già da tempo e abbondantemente messo a soqquadro da molti “visitatori”

Quando siamo tornati in Sud America, avevamo chiara la convinzione che dopo l’Africa il Rally stava perdendo qualcosa, ma anche che il Progetto di un Viaggio avrebbe continuato a vivere in maniera eccellente, alimentato dall’incredibile ventaglio di opzioni offerte dal nuovo Continente. Per dieci anni è stato Argentina, Bolivia, Cile, Paraguay, Perù. Un nuovo, incredibile mondo da correre…  e da viaggiare.
Adesso Dakar e Sud America hanno chiuso. Finito l’amore, finita un’era. La prossima Dakar si correrà, e si viaggerà, in Medio Oriente. Centro geografico in Arabia Saudita per partire con un contratto multi milionario che parla anche di Dakar successive, verosimilmente, tre, cinque. Si ricomincia. Se funziona e finché tutto fila liscio, questa volta la Dakar mette le radici nel suo quarto Continente, l’Asia.
 

Già nel 2009, quando la Corsa, e insieme il Viaggio, è sbarcata in Argentina per la prima volta, non si poteva sapere se avrebbe funzionato, quanto sarebbe durata, cosa sarebbe stata o diventata. C’è rimasta per dieci anni e undici edizioni. È cresciuta in un clima di entusiasmo dilagante e contagioso, sfruttando ma anche offrendo opportunità irripetibili e gigantesche. Una vera e propria piattaforma di Sport e di sensazioni bellissime. A un certo punto si è arrivati a sognare un Rally che abbracciasse l’intero continente sudamericano. Etiene Lavigne, il Direttore di Ferro che ha percorso dall’inizio alla fine la parabola dell’America Latina, e cui era toccato dare la ferale notizia dell’annullamento dell’Edizione 2008, vagheggiava una Dakar come un grande sorriso continentale, dal Sud-Ovest, Pacifico di Perù o Cile, al Nord-Est, Atlantico del Brasile.
 

Poi, prima ancora di capirne a fondo le cause, a un certo altro punto le cose hanno iniziato a farsi più difficili. Si stavano incrociando stanchezza di relazione, crisi economiche, cambi politici e di pianificazione, insofferenza di ruolo. Improvvisamente si è materializzato un orizzonte meno rassicurante oltre il quale non c’era più molto, poi ancora meno, infine forse ormai niente. Ora di fare le valigie, e di andare a cercare fortuna altrove. Ora di cambiare tutto di nuovo.
Dakar e America Latina. È stato un viaggio meraviglioso lungo dieci anni.
L’ultimo anno di America, come un segnale forte e premonitore, e allo stesso tempo di assoluta magnificenza, la Dakar ha rotto un incantesimo forte di quattro decenni e, per la prima volta, non ha attraversato alcun confine durante la Corsa. Tutto in Perù. 100% Perù come strillavano gli Organizzatori. Il segnale meno bello era che il bacino del grande lago di interesse si stava prosciugando, rapidamente e inesorabilmente. L’aspetto fantastico è che quella che sarebbe passata alla Storia come l’ultima Dakar sudamericana e la prima corsa in un unico Paese avrebbe offerto ai suoi fedelissimi un concentrato assoluto di uno dei più bei luoghi del Mondo.
 

Una gemma finale, più grande e più brillante, da aggiungere alla collana di Paesi e di siti incantati che sono stati il grande privilegio dei Partecipanti, sin dall’alba dell’Avventura, prima di fissare la chiusura del collier.
Istantaneamente, con la fine di un’epoca, si è scatenata la corsa della memoria, una forma di reazione consueta quando si chiude un ciclo. Sono stati dieci anni e undici avventure dello Sport, segnati vittorie esaltanti e da sconfitte bricianti, e dieci anni di storie e di passaggi indimenticabili. Alcuni, naturalmente, più degli altri. L’immagine dei ricordi “zooma” scendendo a volo d’uccello sull’Argentina, sul Cile, sulla Bolivia e un poco di Paraguay, indugiando sul Perù delle meraviglie. Ogni Paese che si conosce e si attraversa è meraviglioso, perché si intride delle sensazioni del viaggio, dell’esperienza dell’esplorazione, della scoperta. Chi viaggia scopre, oppure riscopre adattando la realtà alla forma vaga dell’immaginazione, stendendo il filo dell’esperienza oltre i confini del conosciuto.
 

Una gemma finale, più grande e più brillante, da aggiungere alla collana di Paesi e di siti incantati che sono stati il grande privilegio dei Partecipanti, sin dall’alba dell’Avventura, prima di fissare la chiusura del collier

Viaggiare significa fissare dei ricordi che non hanno dimensione, non hanno classifica di importanza. Può essere un rettilineo di cento chilometri nella Pampa per cento chilometri di stupore. Può essere una piccola ceramica dell’artigiano di un villaggio isolato o la pepita d’oro estratta a fatica dalla terra di Nazca, o l’infinito a perdita d’occhio di un Salar, di un Deserto torrido o di una cima andina celata agli occhi dalle nubi. Può essere il sibilo quieto del vento sul plateau o l’urlo di una tempesta che viene dall’Oceano. La casupola di adobe o la cattedrale in mezzo alla Storia di un incrocio violento di Paesi, un osso fossile che affiora dalle sabbie del deserto o una fortezza isolata in cima a una montagna per secoli inviolata.
Dieci anni di viaggio in Sud America lasciano e sono il privilegio di chi ha fatto, visto e inseguito la Dakar delle undici edizioni sudamericane. Si chiude il capitolo e vorremmo fissare alcuni capisaldi emotivi di quel privilegio associandoli a un riferimento geografico indimenticabile. Sono esempi di forza delle emozioni. Senza classifica, o ordine di importanza, senza una linea di unione. Così, come sono venute alla mente (che peraltro è già un modo, di un’altra Dakar, di fare classifica) durante il nostro Viaggio in Perù del Gennaio 2019.

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