La Dakar 2018. Perù-Bolivia-Argentina, Promessa Memorabile

La Dakar 2018. Perù-Bolivia-Argentina, Promessa Memorabile
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Piero Batini
  • di Piero Batini
40 anni, dieci in Sud America, la Leggenda dell’Avventura continua a vivere cambiando scenari e criteri organizzativi, ma non lo spirito che alimenta il mito. L’edizione 2018 deve essere una traccia che resta nella memoria
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
22 novembre 2017

Parigi, ancora otto mesi dopo l’annuncio originale. Etienne Lavigne, Direttore della Dakar, e Marc Coma, leggendario Pilota ora Direttore Sportivo del Rally, definiscono i contorni della quarantesima edizione dell’Avventura del Motorismo per definizione. Perché la leggenda continui a vivere basta un nome, Dakar, che non smette di evocare e di alimentare lo spirito dell’Evento inventato da Thierry Sabine. Dal 1978, anno della prima edizione, è un bell’esercizio della memoria, e una parte importante della vita di migliaia di appassionati.

40 anni, sono cambiati Deserti, Paesi, Continenti, ma il mito continua a crescere, a trasformarsi e ad adattarsi ai mutamenti della vita, oggi incollata agli imperativi della sicurezza e dell’attenzione all’ambiente, tuttavia aderendo ancora perfettamente alla cultura della sfida sportiva e umana che ha ne ha inaugurato il magico filone sin dalla prima edizione.

Si parte dal Perù, si passa per la quinta volta in Bolivia, si torna ancora e sempre in Argentina per la decima edizione della Dakar sudamericana.

14 tappe dal 6 gennaio, prima le verifiche a Lima dal 3 al 5, quasi 9.000 chilometri attraverso Perù, Bolivia e Argentina. Sarà la Dakar della sabbia, delle dune, della navigazione, dei grandi cambiamenti di scenario e percorso, da un Oceano all’altro attraverso il “Cono Sud”, dal livello del mare ai 5.000 delle Ande boliviane, dalle dune peruviane alla torrida Pampa argentina passando per i salar della Bolivia. Una sola giornata di riposo, come d’abitudine, per la seconda volta accolta dal festoso delirio boliviano a La Paz, arrivo nel contesto di Cordoba, per un epilogo, anch’esso, è una promessa, memorabile.

Nel 2017 hanno vinto Sam Sunderland, con la KTM che vince dal 2001 ininterrottamente la Gara delle Moto, Stephane Peterhansel con la Peugeot che per due anni ha umiliato gli avversari a quattro ruote, e il fenomeno Nikolaev con il Kamaz, “mostruoso” “Elefante del Deserto”. La sfida è anche questa, restituire agli aspiranti al mito una prova inimitabile da superare, un Avversario che, in ogni categoria, non ha smesso di guardare al futuro affamato della Dakar.

Marc Coma ha quarantun anni, uno di più della Storia che ha marcato la sua vita. Prima da sognatore, poi da protagonista indiscusso per oltre dieci anni, infine dall’altra parte della “barricata”, oggi organizzatore dell’Evento. Il catalano non ha scelta, lo ammette, la Dakar è stato il suo sogno realizzato e oggi sente come un dovere di restituirlo con le stesse modalità, con lo stesso spirito, con gli stessi, mutevoli contrasti e spessori agonistici e umani. Coma sente di dover restituire agli appassionati l’Avventura. Per questo ha pescato dalla storia e esplorato davanti nel futuro possibile. La 40ma Dakar, così, è la promessa ai partecipanti di un’avventura da soffrire, ma da continuare a sognare.

Molto da dire, ancora, certo. Ma iniziamo da qui.

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