Stop termico 2035: il 10 dicembre si riapre la partita

Stop termico 2035: il 10 dicembre si riapre la partita
Pubblicità
La Commissione Europea è pronta a riaprire il dossier sullo stop ai motori endotermici dal 2035. Si rafforza intanto il fronte che chiede neutralità tecnologica, biocarburanti e una transizione meno rigida
14 novembre 2025

La giornata del 10 dicembre 2025 potrebbe cambiare il corso della politica industriale europea. La Commissione Europea si prepara infatti a valutare una revisione dello stop alla vendita di auto endotermiche dal 2035, una norma che negli ultimi due anni ha diviso governi, regioni, industria e sindacati. L’obiettivo: capire se l’attuale strategia “solo elettrico” sia davvero l’unica via percorribile o se sia necessario introdurre una vera neutralità tecnologica, includendo biocarburanti ed e-fuel tra le soluzioni consentite.

A spingere per il cambiamento sono in particolare le regioni manifatturiere e una parte del Parlamento Europeo, convinte che l’attuale assetto rischi di provocare un impatto devastante sulla filiera del termico. Tra i volti più attivi ci sono Guido Guidesi, presidente dell’Alleanza delle Regioni Automotive Europee, e Isabella Tovaglieri, eurodeputata lombarda del gruppo Patrioti per l’Europa, da mesi impegnata nella modifica del regolamento.

«L’elettrico obbligatorio è una scelta elitaria, ideologica e tecnicamente inefficace», denuncia Tovaglieri. Il 10 dicembre potrebbe essere il primo vero banco di prova per capire se Bruxelles è disposta a rimettere mano a un dossier considerato fino a pochi mesi fa intoccabile.

Perché l’UE potrebbe cambiare idea: e-fuel, bio-fuel e lo scontro tra lobby

Lo stop al termico è fissato nel Regolamento UE 2023/851, approvato nel pacchetto Fit for 55. Nella versione finale, dopo settimane di trattative, fu inserita una sola eccezione: una deroga per le auto alimentate con carburanti sintetici (e-fuel), concessa alla Germania nel 2023 grazie a una mediazione lampo del governo Scholz.

Gli e-fuel vengono prodotti usando CO₂ catturata e idrogeno verde. I bio-fuel, invece, derivano da scarti organici e filiere agricole: sono immediatamente utilizzabili nei motori esistenti e rappresentano una soluzione tecnologicamente più matura.

Proprio i biocarburanti erano la prima scelta della Germania — sostenuta dal suo comparto agricolo e da diversi costruttori — ma lo scontro tra lobby energetiche (favorevoli agli e-fuel) portò a escludere questa opzione, creando un’asimmetria oggi ritenuta non più sostenibile.

Molte regioni europee denunciano infatti che la deroga riservata agli e-fuel «avvantaggia un’unica tecnologia», lasciando indietro alternative già disponibili e potenzialmente più sostenibili.

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Guidesi: «Senza revisione sarà un suicidio industriale»

Nel corso della conferenza organizzata al Parlamento Europeo lo scorso 13 novembre dall’eurodeputata Isabella Tovaglieri, Guido Guidesi, Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia, non ha usato mezzi termini: «Il 10 dicembre si riapre la partita. Le prossime settimane saranno decisive per tentare di salvare l’automotive. Senza revisione, scriveremo — e leggeremo — del più grande suicidio industriale del dopoguerra».

Guidesi guida un’alleanza che riunisce 40 regioni UE e rappresenta quasi la metà della produzione automobilistica europea.

«Non è più una battaglia italiana», ha spiegato. «È una battaglia europea che parte dai territori e punta a salvaguardare 13 milioni di posti di lavoro senza rinunciare agli obiettivi ambientali».

Tovaglieri: «La rivoluzione elettrica non si impone dall’alto»

L’evento è stato promosso da Isabella Tovaglieri, membro della Commissione ITRE e tra le firmatarie del Manifesto per l’Automotive, che chiede di riconoscere tutte le tecnologie a basse emissioni, incluse quelle bio-based: «La Commissione pensava che bastasse un regolamento per far correre tutti a comprare auto elettriche. Non è così. Non si può imporre dall’alto una rivoluzione industriale che riguarda milioni di famiglie».

«Sono favorevole all’elettrico», ha puntualizzato, «ma contraria all’obbligo dell’elettrico. La libertà di scelta è un principio liberale e tecnologicamente intelligente. L’attuale impostazione non salva il clima: tradisce la nostra manifattura». Oltre al tema produttivo, Tovaglieri ha difeso anche il patrimonio culturale delle auto storiche: «Vietare le auto d’epoca non serve a salvare il pianeta. Serve solo a cancellare la nostra identità».

Cosa può succedere ora: i tre scenari sul tavolo

Con l’annuncio della Commissione atteso per il 10 dicembre, il dibattito entra nella sua fase più politica. Sul tavolo ci sono tre possibili scenari:

1) Revisione del regolamento

Con l’introduzione formale della neutralità tecnologica e l’ammissione di:

  • bio-fuel,
  • e-fuel,
  • motori termici a basse emissioni tecnologicamente verificabili.

È l’opzione sostenuta da regioni, filiera e parte del Parlamento.

2) Proroga al 2040

Una possibilità che consentirebbe una transizione più graduale, spalmando l’impatto sociale e industriale.

3) Mantenimento dell’impianto attuale

Definito dagli oppositori «lo scenario suicida», perché rischierebbe di mettere fuori gioco l’industria europea proprio mentre Cina e USA spingono su strategie ibride e multitecnologiche.

Una partita davvero riaperta

La giornata del 10 dicembre segnerà un passaggio decisivo per il futuro dell’automotive europeo. Non solo per la sopravvivenza della filiera, ma anche per la credibilità della strategia climatica UE. Come ha concluso Guidesi: «Non vogliamo avere ragione. Vogliamo salvare un settore che ha fatto grande l’Europa e che oggi rischia di essere cancellato per ideologia».
Se Bruxelles accetterà di rivedere il dossier, lo stop termico 2035 potrebbe trasformarsi da imposizione rigida a motore di innovazione, aprendo a un modello di transizione più realistico, competitivo e socialmente sostenibile.

Pubblicità