Bollo auto 2026 esenzione totale sotto 8.000€ e per elettriche, ma il superbollo resta: chi paga e chi no

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Dal primo gennaio scatta l'esenzione totale per le famiglie a basso reddito e chi guida veicoli green immatricolati dal 2022, ma i proprietari di auto potenti sopra i 185 kW dovranno ancora pagare l'addizionale da 20 euro per kW nonostante anni di promesse di abolizione. La guida completa con tutti i requisiti, come fare domanda e perché il governo non riesce a eliminare la tassa sulle supercar.
9 dicembre 2025

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Il 2026 porterà una rivoluzione a metà nel mondo delle tasse automobilistiche italiane. Da una parte arriva finalmente un'esenzione completa dal bollo auto per chi ha redditi bassi e per chi guida veicoli elettrici o ibridi, dall'altra il tanto discusso superbollo resiste a tutti gli annunci di abolizione e continuerà a pesare sulle tasche di chi possiede auto potenti. Una storia di luci e ombre che merita di essere raccontata per capire chi davvero risparmierà e chi invece dovrà continuare a tirare fuori il portafoglio.

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La grande novità: chi non pagherà più il bollo dal primo gennaio

Partiamo dalle buone notizie, quelle che finalmente alleggeriscono il carico fiscale di alcune categorie di automobilisti. Dal primo gennaio 2026 entra in vigore una riforma che introduce esenzioni totali dal bollo auto, una misura inserita nella legge di bilancio con l'obiettivo dichiarato di sostenere le famiglie in difficoltà economica e incentivare la transizione verso una mobilità più sostenibile.

La prima categoria di fortunati comprende tutti gli automobilisti con un reddito annuo inferiore agli 8.000 euro. Si tratta di un aiuto concreto per le famiglie che vivono ai margini della soglia di povertà, quelle per cui anche una tassa come il bollo auto può rappresentare un peso significativo nel bilancio domestico. Per accedere al beneficio sarà necessario presentare la documentazione che certifichi la propria situazione reddituale agli uffici competenti, che siano l'Agenzia delle Entrate o gli uffici regionali preposti alla gestione della tassa automobilistica.

La seconda categoria riguarda invece chi ha fatto scelte orientate alla sostenibilità ambientale: i proprietari di auto elettriche o ibride godranno di un'esenzione completa per cinque anni dalla data di immatricolazione. Questa misura vale per tutti i veicoli immatricolati dal 2022 in poi e rappresenta un incentivo significativo per chi sta valutando il passaggio a una mobilità a minor impatto ambientale. Il risparmio non è da poco, considerando che il bollo può variare sensibilmente in base alla potenza del veicolo e alla regione di residenza.

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Come funziona la richiesta di esenzione

La procedura per ottenere l'esonero dal bollo non è particolarmente complessa, ma richiede attenzione nei dettagli. Chi rientra nei requisiti dovrà presentare un modulo specifico agli uffici competenti, allegando tutta la documentazione necessaria a comprovare il diritto all'agevolazione. Nel caso di categorie particolari come gli over 65 o le persone con disabilità, potrebbero essere richiesti documenti integrativi aggiuntivi.

Il consiglio è quello di conservare sempre una copia di quanto viene consegnato e di rispettare scrupolosamente le scadenze previste. La scadenza ordinaria del bollo rimane fissata al 31 gennaio di ogni anno, ma chi otterrà l'esenzione non dovrà effettuare alcun pagamento. Vale la pena ricordare che esistono anche altre categorie che possono accedere all'esonero, come i veicoli intestati ad associazioni senza scopo di lucro, le auto utilizzate per servizi sociali e i veicoli storici di interesse collezionistico che rispettano la normativa specifica.

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Il superbollo che non muore

E qui arriva la nota dolente, quella che riguarda migliaia di proprietari di auto potenti che speravano in un'abolizione promessa e ripromessa ormai da anni. Il superbollo, ovvero l'addizionale erariale sulla tassa automobilistica che colpisce i veicoli con potenze superiori ai 185 kW e con meno di vent'anni, resta saldamente in vigore anche per il 2026. Nessuna traccia della tanto annunciata soppressione né nel testo della legge di bilancio né negli emendamenti su cui la commissione Bilancio del Senato sta lavorando.

Per capire di cosa parliamo, ricordiamo che il superbollo costa 20 euro per ogni kW di potenza che eccede i 185 kW, con riduzioni progressive dopo cinque, dieci e quindici anni dalla data di costruzione del veicolo, rispettivamente al 60%, 30% e 15%. Una tassa che può arrivare a pesare diverse migliaia di euro all'anno per chi possiede supercar o SUV particolarmente potenti.

Audi RS3 paga il superbollo
Audi RS3 paga il superbollo Audi

L'abolizione del superbollo è stata uno dei cavalli di battaglia della maggioranza di governo fin dalla campagna elettorale del 2022, ripetutamente annunciata dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini. L'ultimo annuncio risale al 13 maggio scorso, quando parlando all'Automotive Dealer Day aveva dichiarato che l'abolizione sarebbe arrivata nel breve termine, magari persino prima della legge di bilancio, procedendo per step con un innalzamento progressivo della soglia di potenza da cui scatta il pagamento.

Lamborghini Urus
Lamborghini Urus Lamborghini

Il nodo dei 200 milioni che blocca tutto

La realtà è che il governo ha in mano tutti gli strumenti per intervenire, compresa la delega fiscale concessa dal parlamento nel 2023 e prorogata fino all'estate del 2026. Ma c'è un ostacolo che si chiama bilancio dello Stato: l'abolizione del superbollo creerebbe un buco di circa 200 milioni di euro all'anno nelle casse pubbliche, una somma tutt'altro che trascurabile per un esecutivo che ha fatto del rigore sui conti la propria bandiera, anche per mantenere la fiducia delle agenzie internazionali di rating che influenzano direttamente il costo del debito pubblico italiano.

In sostanza, mentre migliaia di automobilisti con redditi bassi e chi ha scelto la mobilità elettrica o ibrida possono tirare un sospiro di sollievo per l'esenzione dal bollo ordinario, chi possiede veicoli potenti deve continuare a fare i conti con un'imposta che probabilmente resterà in vigore ancora a lungo. Una riforma a metà che riflette le difficoltà di bilanciare incentivi, sostegno sociale e necessità di bilancio in un momento economico ancora complesso per il paese.

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