Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
E appena emerso alla ribalta della cronaca un caso un display del quadro strumenti di un Kia dal bel prezzo di 13.000 euro. I colleghi di DDay hanno subito evidenziato l’assurdità del prezzo, ma forse alcune considerazioni che sono scaturite dal caso meritano un commento.
Per prima cosa, pensare di “scaricare” la colpa al consumatore, che deve saper scegliere l’auto anche in base alla convenienza dei ricambi non è una soluzione pratica e neppure percorribile. Infatti, anche se si facesse un’analisi dei costi delle riparazioni, giustamente e correttamente ci si dovrebbe concentrare sui ricambi che ragionevolmente nella vita utile di un’auto si possono, o si devono sostituire. Quindi la verifica si concentrerebbe sulle parti di manutenzione come filtri, dischi e pastiglie freni oppure sulle parti più facilmente danneggiabili in un incidente di lieve entità, come fanali e paraurti. Parti meccaniche più complesse o elettroniche (come il display del caso in questione) è corretto prevedere che difficilmente richiederanno una sostituzione. Consideriamo poi che c’è già chi questo lavoro lo fa, e sono le compagnie assicurative e società di noleggio. Le prime per valutare il costo delle coperture assicurative kasko di un modello analizzano i costi dei ricambi. Mentre le società di noleggio sono storicamente molto attente ai prezzi delle riparazioni, visto che devono coprire i costi della manutenzione e dei ripristini degli incidenti.
Certo che il caso fa preoccupare, e si può immaginare che i proprietari di una Kia (ma non solo chi guida un’auto coreana), dopo aver letto l’articolo, quando saliranno in macchina presteranno maggiore attenzione nell’evitare urti e colpi all’interno dell’auto. Ma alla fine cosa si può fare per difenderci se si incappa in un caso come questo?
Visto la modalità con cui i costruttori gestiscono il pricing dei ricambi, con algoritmi che valutano se il ricambio è di alto utilizzo e soprattutto disponibile come non originale, un corretto intervento normativo potrebbe essere quello di mettere un tetto al costo di tutti i ricambi che compongono buona parte dell'auto. Il costo di un’auto fatta a “pezzi” non dovrebbe superare, ad esempio, cinque volte il costo dell’auto nuova. Si eviterebbe così così eclatanti come quello Kia. Strano che per altro nei software così raffinati utilizzati dai costruttori proprio per prezzare i ricambi questa regola non sia presente (o forse pensando male, la soglia della somma dei ricambi che servono per comporre l’auto intera è di molte volte superiore alle cinque che ipotizzavamo noi come regola)
Si ma nel pratico se si incappa in un caso simile, cosa fare? Tra le possibili soluzioni ci sono realtà quelle come da noi presentate in questo nostro articolo, che possono fornire risposte concrete. Nuove formule di approvvigionamento delle parti di ricambio, provenienti da modalità legali (anche per arginare il fenomeno dei furti su commissione, che casi come quello del display Kia spiegano perché ci sia un aumento), possono aiutare. Riparare componenti elettroniche, che i costruttori non vendono se non nuove o recuperare ricambi dalle auto non riparabili, è una strada che si percorre da molto tempo, ma la facilitazione nel rintracciare il ricambio che si cerca, garantita da un’infrastruttura informatica può aiutare a semplificare la grande complessità generata dalla quantità di modelli e varianti di veicoli circolanti. Il tutto con un occhio attento al risparmio.