Helsinki, il paradiso dei pedoni (e dei ciclisti)

Helsinki, il paradiso dei pedoni (e dei ciclisti)
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  • di Luciano Lombardi
Nell'anno che si è appena concluso, la città finlandese ha raggiunto un primato clamoroso e senza precedenti: nessun pedone e nessun ciclista ha perso la vita per via di un incidente stradale
  • di Luciano Lombardi
10 febbraio 2020

Abbassamento dei limiti di velocità (a 30 km/h nelle aree residenziali, 40 km/h nel centro città e 50 km/h fuori dai centri abitati), miglioramento nella qualità delle strade, aumento del controllo del traffico e della sicurezza dei veicoli, maggiore efficienza nei servizi di soccorso.

Sono questi, in una sintesi molto estrema, gli ingredienti della ricetta che ha portato la città di Helsinki a raggiungere un traguardo senza pari negli ultimi sessant'anni: cancellare la parola vittima accanto a quella di pedone o di ciclista.

Ebbene, ci sono voluti 60 anni ma l'obiettivo è stato raggiunto: nel 2019 nessuno, a piedi o in bicicletta, è stato ucciso in un incidente stradale.

Un dato che fa impressione, soprattutto se si considera che in Italia, le due "categorie" rappresentano il 25 per cento delle vittime totali dei sinistri. 

Era, peraltro, il punto di arrivo fondamentale di Vision Zero, il progetto di sicurezza stradale nato in Svezia nel 1997 per poi propagarsi anche in altri Paesi europei. Ma non l'unico. Non a caso, le autorità finlandesi ora puntano a qualcosa di ancora più alto e ambizioso, cioè dare una scossa anche alle statistiche degli incidenti stradali con l'obiettivo di ridurre drasticamente anche le morti tra gli automobilisti e i motociclisti.

Tanto per avere un'idea di come sia radicalmente cambiato lo stato delle strade e della viabilità con l'introduzione del set di regole sulla sicurezza, basti pensare che da una media di 20-30 vittime in media all'anno per via di incidenti stradali tra il 1980 e il 1990, si è passati ai 7 morti nel 2010. Fino allo zero del 2019.

Sicurezza, una questione anche di cultura

Ma ci sono anche alcuni aspetti che non rientrano in maniera esplicita tra le voci che vengono annoverate come condizioni alla base degli obiettivi di riduzione degli incidenti, eppure rappresentano un fondamento imprescindibile.

Stiamo parlando dell'educazione, della formazione, dell'abitudine e della cultura alla sicurezza che, nel Nordeuropa più che altrove, incidono in maniera rilevante.

Tutto, parte, infatti, da qui, già dai primissimi anni della scolarizzazione e vale, in soldoni, molto più che divieti e sanzioni.

Lo dicono le cifre. Lo ribadisce il buon senso.

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