Le auto inquinano, ma il 50% del particolato arriva da riscaldamenti e allevamenti intensivi

Le auto inquinano, ma il 50% del particolato arriva da riscaldamenti e allevamenti intensivi
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Analisi ISPRA conferma che la maggior parte delle polveri sottili totali è causata da altre fonti, rispetto all’auto, che pesa meno del 10%
27 febbraio 2019

Stiamo navigando come tutti gli inverni tra le informazioni dei blocchi veicolari, delle misure di emergenza per la mobilità, insieme adesso anche ai nuovi incentivi per auto elettrificate. Ci sono anche le ZTL che si chiudono a ogni veicolo diesel, ma… Le polveri sottili globali, dirette e indirette, lo ricordiamo che sono dovute in gran parte da riscaldamento e allevamenti intensivi di animali? Seguono solo dopo industria e veicoli, questo almeno è quanto emerge per l’ennesima volta, da uno studio: quello ISPRA.

PM2.5 secondario

Particulate Matter, ovvero sostanze varie e anche pericolose che, molto finemente sospese nell’aria, invisibili, possono causare danni seri alla salute. È un male diffuso a livello globale, pensando che poche nazioni rispettano pienamente tutti i limiti per tutti i periodi dell’anno. Rimanendo in Europa, addirittura l’Agenzia dell’Ambiente stima ben oltre 400mila persone decedute prematuramente a causa del PM. Se qualcuno trova difficile correlare certi dati alla sostanza, in ogni caso i dati percentuali ufficiali di esposizione alle polveri fanno paura, in Europa: con cifre elevatissime soprattutto per Germania e Italia. Se ne parla giustamente allora, di combattere il fenomeno, ma va ricordato che in parte ci sono fonti naturali e non dipendenti dall’uomo, come le eruzioni vulcaniche, a precedere le attività umane e la mobilità. Si parla sempre di traffico, che tutti tocchiamo con mano, ma ci sono anche riscaldamento e industria, a causare i movimenti del noto PM10. Che poi è a sua volta frammentabile, in porzioni ridotte, come il piccolissimo PM2,5 (2,5 nanometri) quello più potenzialmente pericoloso.

L’analisi ISPRA soprattutto conta particolato primario e secondario insieme. Il primario è quello in uscita da sorgenti inquinanti dirette, come le auto appunto, che ne causano il 18%, ma il PM2.5 è anche secondario. Quello in movimento e concentrazione a causa dei processi che coinvolgono particelle già presenti.

Allevamenti

Conteggiando l’insieme, si vede come pesino inaspettatamente gli allevamenti intensivi. Ma come, direte, gli animali che in natura già esistono, fanno più danni delle emissioni motoristiche create dall’uomo? La causa è nell’ammoniaca che ne deriva in aria, fonte di particolato secondario. Proprio la comunità europea ha imposto nuovi limiti in questo senso, ma sono in prospettiva 2030 e in assenza attuale di rigidi controlli locali sugli allevamenti. A differenza delle auto e dei riscaldamenti quindi, gli allevamenti non sono regolati e limitati con misure anti PM, nemmeno di emergenza. La tendenza rilevata dallo studio è quindi quella che vede scendere l’inquinamento causato dai veicoli in strada, come in parte anche quello da agricoltura e industria, a fronte di un aumento per riscaldamento e allevamenti.

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