Mercato Europa: febbraio di stabilità

Mercato Europa: febbraio di stabilità
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Flessione inferiore all’1% e sostanziale tenuta della domanda in Europa, malgrado il rallentamento economico
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
15 marzo 2019

In febbraio nell’area UE+Efta sono state immatricolate 1.148.775 nuove vetture, in calo dello 0,9% sullo stesso mese del 2018 quando ad essere vendute furono 1.159.114 unità; nel primo bimestre, abbiamo 2.374.963 vendite contro le 2.445.206 dello stesso periodo del 2018, che si traduce in un -2,9%.

Dopo aver recuperato quasi per intero la caduta dovuta alla crisi iniziata nel 2008, il mercato europeo dell’auto appare ancora frenato: la domanda, infatti, pare risentire del rallentamento economico che affligge l’economia mondiale, mentre altre questioni - in primis quella della “guerra santa“ dichiarata alle vetture diesel - genera disorientamento e incertezza negli acquirenti che non trovano sul mercato soluzioni alternative altrettanto conveniente e funzionali.

E non vanno dimenticate altre delicate vicende, ad iniziare dalla Brexit fino alle le tariffe statunitensi sulle importazioni di auto dall’Europa, oltre alle norme più stringenti sulle emissioni.

Il mercato è sulla soglia di una transizione epocale dalle alimentazioni tradizionali a favore di quelle verdi, ma oggi pare in stallo, per incertezza sul futuro e perché le alternative sono ancora in stato embrionale.

Si spiega così il calo delle immatricolazioni di febbraio, non grave perché inferiore all’1%, ma la frenata nelle vendite interessa più della metà dei 31 mercati nazionali dell’area UE+Efta, mentre sui cinque maggiori mercati (Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna) che valgono circa il 70% delle immatricolazioni europee, si è registrato un calo dello 0,3% con andamenti differenziati.

Le marche italiane hanno contato a febbraio in Europa, 80.213 immatricolazioni (-5,2%), con quota di mercato del 7%: andamento positivo per i brand Jeep (+35,5%) e Lancia/Chrysler(+38,4%); nel bimestre, le immatricolazioni delle marche italiane sono state 152.907 (-10%) con quota del 6,4%; hanno fatto bene i marchi Jeep (+16,5%) e Lancia/Chrysler (+46,9%).

Germania

Dopo le contrazioni di gennaio 2019 e dell’ultimo quadrimestre 2018, a febbraio si inverte il trend con l’incremento del 2,7%: le immatricolazioni sono state 268.867 contro le 261.749 di febbraio 2018.

Il primo bimestre archivia 534.569 vendite, +0,6% rispetto alle 531.178 dello stesso periodo dello scorso anno, il miglior risultato per il 1° bimestre degli ultimi 20 anni: nel mese, le immatricolazioni a persone giuridiche sono state il 64,7% del totale, in crescita del 5,3%, a fronte di un decremento dell’1,7% dei privati.

In contrazione la richiesta di auto a benzina, a -2,5%, mentre le diesel crescono del 3%, arrivando ad una quota di mercato del 32,6%, grazie anche alla disponibilità dell’Euro 6d-temp. Sono stati poi immatricolati 4.637 veicoli elettrici (+82%) e 15.147 ibridi (+83%). 

Regno Unito

Le vendite in UK a febbraio (di solito un mese calmo prima del cambio targa previsto a marzo) registrano un aumento dell’1,4% rispetto allo scorso anno: le immatricolazioni sono state 81.969 contro le 80.805 del febbraio 2018 e portano il primo bimestre a 242.982 unità, lo 0,6% in meno delle 244.420 dello scorso anno.

Continua il crollo del diesel che perde il 14,3% dei volumi nel mese e più del 18% da inizio anno, mentre crescono le vendite per benzina (+8,3% in febbraio, al 64,9% di quota) ed alimentazioni alternative (+34%), ormai a 22 mesi consecutivi di crescita, al 5,5% di rappresentatività; in particolare le vetture elettriche presentano una crescita a doppia cifra, pur valendo lo 0,9% di quota.

Dall’analisi per canale si nota un aumento dei privati del 4,3%, ora al 44,9% di rappresentatività, mentre le flotte perdono circa l’1,5% di quota, con una riduzione dei volumi dell’1,3%.

Francia

Dopo cinque mesi di flessioni, a febbraio ci sono state 172.438 nuove auto, pari al +2,1% rispetto alle 168.893 di febbraio 2018: questo consuntivo porta il bimestre a una chiusura positiva, con 327.517 immatricolazioni, +0,5% sulle 325.739 di gennaio-febbraio 2018.

Nei primi due mesi dell’anno si registra un evidente calo delle vetture diesel (-14,5%), con 114.615 vendite e quota che scende al 35%; ottimi risultati per le elettriche che immatricolano quasi 6.000 unità nel primo bimestre, mentre le benzina sono vicine alle 190.000 unità (+10,2%), e le ibride con 17.199 immatricolazioni si portano al 5,25% di quota.

Spagna

A febbraio in Spagna sono state immatricolate 100.701 vetture nuove, pari al -8,8% delle 110.475 di febbraio 2018, in calo per il sesto mese consecutivo: il primo bimestre, quindi, archivia 194.247 vetture, confermando la riduzione dell’8,4% rispetto alle 212.136 del periodo gennaio-febbraio dello scorso anno.

Il canale dei privati, infatti, principale barometro del mercato, registra un calo dell’11,7% con 46.272 vendite in febbraio e diminuzione del 10,7% nel bimestre; il noleggio cede il 19% per l’effetto calendario della Settimana Santa che ha ritardato il rinnovo della flotta, mentre le società crescono nel mese del 4,7%.

I commenti delle Associazioni

«Le contromisure prese dall’Italia - afferma Michele Crisci, Presidente dell’Unrae, l’Associazione delle Case Automobilistiche estere - sono inefficaci perché penalizzando vetture di nuova generazione non agiscono sulla riduzione dell’inquinamento. Ciò su cui si deve lavorare è lo svecchiamento del parco circolante, che in Italia conta quasi 13 milioni di vetture ante Euro 4».

«Il mercato in Europa - afferma Paolo Scudieri, Presidente di Anfia - è fortemente guidato dalla domanda domestica e il rallentamento dell’economia europea in atto in particolare nell’Area Euro, potrebbe avere un impatto significativo sulla vendita nei mesi a venire. Del resto sono molti i fattori di incertezza che caratterizzano lo scenario europeo e internazionale per l’anno in corso: alle tensioni relative alla politica commerciale USA e al rallentamento dell’economia cinese, ereditate dal 2018 aggiungono rischi derivanti da un aumento della volatilità dei mercati finanziari, la possibile imposizione di dazi doganali nelle importazioni di auto e componenti in USA, la Brexit “no deal“, e le elezioni europee, senza dimenticare l’impatto del quadro normative UE, ovvero dei nuovi sfidanti target di riduzione delle emissioni di CO2 fissati per il 2025 e 2030, sui piani di sviluppo dei Costruttori europei di auto».

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