F1, GP Messico 2016: Vettel penalizzato, podio a Ricciardo

F1, GP Messico 2016: Vettel penalizzato, podio a Ricciardo
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Paolo Ciccarone
La decisione dei commissari arriva nella notte italiana. Sebastian Vettel vine penalizzato di 10 secondi. Risultato? Giù dal podio e 5° posto, mentre Ricciardo chiude così terzo
31 ottobre 2016

Punti chiave

Mexico City - Chi di Verstappen ferisce, di Verstappen perisce. Dopo averlo accusato in tutte le sedi opportune, fatto modificare il regolamento che vieta di spostarsi in frenata, chi è il primo ad essere colpito dalla norma? Sebastian Vettel. E così dopo gli strascichi a caldo del dopo gara, col podio stravolto subito dopo la bandiera a scacchi, in Messico si è dovuto aspettare oltre due ore la fine del GP per sapere che su quel terzo gradino del podio ci è salito Daniel Ricciardo perché Vettel è stato penalizzato di 10 secondi e due punti della patente, che portano il totale a 6 su un massimo di 8 punti. Come dire che la prossima che fa Vettel, rischia di essere appiedato per una gara.

Insomma, non è stato un bel finale per cui la gioia per la giustizia ricevuta alla Ferrari, per il taglio di Verstappen nel duello con Seb, si è tramutata in rabbia per l’ingiustizia ricevuta nel duello con Ricciardo. A onor del vero, che Vettel possa stare sulle balle e che ne abbia combinate tante in questa stagione ci sta, così come Verstappen che in ogni gara trova motivo per diventare oggetto di discussione, ma l’unica volta che i piloti ci danno dentro, battagliano, si danno ruotate e tagliano chicane e altro, ovvero fanno quello che dovrebbero fare, non può essere una giuria di miracolati allo sbaraglio a decidere come deve finire una corsa.

In F.1 sono capaci di complicare le cose semplici e così, per fare un esempio banale, prima di tagliare un cordolo o tentare un sorpasso, ai box devono avere il libretto delle istruzioni dando le indicazioni al loro pilota, sperando poi che i commissari abbiano uniformità di giudizio. Eh sì, perché quest’anno, di fronte a tanti episodi simili, sono state prese decisioni diverse. Non si può andare avanti così, non si può aspettare oltre due ore il risultato di una gara, non si possono mortificare i piloti quando fanno i piloti.

È uno sputtanamento per la categoria che ha smesso da tempo di capire cosa deve fare. Restano le certezze, ovvero le squalifiche, le penalizzazioni e le interpretazioni e quella certezza che se vai a dormire la sera, al mattino tutto potrebbe essere cambiato perché tre rimbambiti in vacanza premio decidono in che modo applicare le regole, senza aver mai corso prima in precedenza.

Ecco, il GP del Messico, spettacolare sul finire, si chiude col veleno: Vettel in pista aveva recuperato e lottato grazie alla strategia Ferrari, Verstappen è stato bravo, coriaceo e non ha mai mollato. Ricciardo autore di una prova maiuscola ma in pista era stato sconfitto da Vettel, una volta tanto che ci ha messo del suo in un duello. Poi la classifica l’hanno decisa i giudici in base a codici, codicilli, sfumature, interpretazioni e umori. Poi al mattino, del giorno dopo, si scopre come è finita. Una brutta pagina per una F.1 in cerca di anima.

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