Lesioni stradali colpose: ehm, Houston, abbiamo un problema…

Lesioni stradali colpose: ehm, Houston, abbiamo un problema…
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Attenzione all'articolo 590bis: per lesioni con prognosi superiori ai 40 giorni, prevede carcere e confisca della patente. Una norma da rivedere al più presto
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
30 maggio 2016

Insieme al reato di omicidio stradale, la legge 41 approvata lo scorso marzo introduce un inasprimento forte a carico di chi si rende responsabile di lesioni stradali colpose: sulla spinta dell’opinione pubblica che chiedeva ad alta voce una sorta di “tolleranza zero“ verso tutti i comportamenti lesivi, il legislatore ha inserito nel combinato della legge un corollario rispetto al reato più grave (l’omicidio, appunto), una norma all’apparenza di minore gravità che invece si rivela una vera bomba ad orologeria, pronta ad esplodere quando la legge, come è prassi che sia, verrà applicata dalle forze dell’ordine e dalla magistratura.

L’articolo in questione è il 590bis, relativo appunto alle lesioni colpose gravi causate alla guida di mezzo a motore: per essere classificate come gravi, suddette lesioni basta che abbiano provocato una prognosi superiore ai 40 giorni.

Una frattura, per quanto risolvibile, comporta spesso una convalescenza superiore a tale soglia: ebbene, in presenza di questo presupposto, scattano in automatico una serie di sanzioni davvero importanti rispetto a quelle già previste: soprattutto, per le lesioni personali arrecate ad altri con colpa e con violazione delle norme sulle disciplina della circolazione stradale, si va incontro, oltre che ad un decurtazione dei punti della patente, alla misura drastica della reclusione da tre mesi ad un anno e al ritiro della patente per cinque anni (!) con procedura d’ufficio e non su querela del danneggiato, con la impossibilità da parte dell'indiziato del reato di poter addurre circostanze attenuanti e senza poter ricorrere contro il provvedimento.

Insomma, scattano in automatico una serie di sanzioni durissime, che possono sconvolgere la vita di ognuno: senza patente, si rischia di non poter più lavorare, di non essere in grado di accompagnare i figli a scuola, di rinunciare alla normale socialità.

Il pericolo insito nell’articolo di legge è stato già sollevato da alcuni qualificati rappresentanti delle Forze di Polizia, che pur nella condizione obbligata di far rispettare la legge si sono resi conto del suo potenziale di pericolo; e diversi privati cittadini hanno già sperimentato sulla propria pelle la portata di tali conseguenze, trovandosi dall’oggi al domani senza patente.

Pensiamo alla più classica delle situazioni: un tamponamento, incidente quasi banale ed il più frequente in città. Ebbene, nel caso di prognosi superiore ai 40 giorni (il classico colpo di frusta, magari con un medico compiacente che ne aumenta la gravità per accedere ad un rimborso sostanzioso), scatterebbero le sanzioni del 519bis.

Prima che le conseguenze dilaghino a macchia d’olio, ci sentiamo in diritto di richiamare l’attenzione della classe politica ad un riesame della questione: l’art. 590bis ci sembra troppo punitivo, discriminatorio nei confronti di chi guida un veicolo a motore rispetto ad altri utenti della strada, addirittura incoraggiante all’omissione di soccorso stante la mancanza di attenuanti.

Prendere decisioni sulla base di spinte emotive, o perché si percepisce nell'opinione pubblica un sentimento orientato in tal senso, non dovrebbe essere la principale (se non l'unica addirittura) modalità decisionale del legislatore: le norme, come ci sembra evidente nel caso trattato, andrebbero ponderate in tutte le loro possibili conseguenze.

E, aggiungiamo un po' sottovoce, la capacità di riconoscere un errore e correggerlo distingue statisti e politici illuminati dagli scaldapoltrone: possiamo sperare in in ripensamento rapido per quanto riguarda l'articolo 590bis?

 

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