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Per danzare tra le lente curve dell’Hungaroring bisogna trovare il giusto ritmo, lasciandosi trasportare da un anteriore preciso. Non sorprende che nel venerdì di prove libere del Gran Premio d’Ungheria 2025 di Formula 1 la McLaren sia stata efficace, anche se non necessariamente pulitissima. Risulta difficile quantificare il gap con la concorrenza, se si pensa che da un lato il venerdì il divario risulta più ampio per la capacità della MCL39 di generare grip extra quando l’aderenza è ancora bassa, anche se all’Hungaroring oggi era più elevata delle aspettative. E dall’altro sia Lando Norris che Oscar Piastri sono stati leggermente imprecisi nei loro spunti in pista. Convince il passo gara di Norris, ma questa non è certamente una sorpresa.
Sia McLaren che Ferrari hanno un anteriore preciso, che garantisce una rotazione efficace e consente ai piloti di essere taglienti nella sezione più tortuosa del circuito. Ferrari convince con Leclerc più per il comportamento in pista che per il distacco dalla McLaren, difficile da quantificare con precisione. La SF-25 sembra essersi lasciata alle spalle l’instabilità da cui era afflitta, con un retrotreno più robusto. Leclerc aveva messo avanti le mani, ricordando come l’Hungaroring sia la pista con cui ha meno feeling in assoluto in calendario. Ma anche oggi è la sua la Rossa più efficace, e non quella di Lewis Hamilton, che a Budapest ha dominato in lungo e in largo, con otto vittorie e nove pole position. Statistiche, queste, che appartengono a un passato che sembra ormai lontanissimo.
Se la Ferrari davanti agli occhi del presidente John Elkann, arrivato oggi all'Hungaroring, con la nuova sospensione posteriore ha guadagnato in efficacia, la Mercedes è stata costretta a tornare sui propri passi, con una notevole marcia indietro rispetto alla direzione intrapresa all’inizio della parte europea del calendario. In pista in Ungheria è tornata la sospensione posteriore precedente a quella introdotta a Imola. È così che la Mercedes spera di correggere in corsa le storture che hanno reso la placida W16 una belva capricciosa, mettendo in seria difficoltà il rookie Andrea Kimi Antonelli.
Il risultato immediato di questa modifica è la maggiore fiducia dei piloti nel mezzo, oltre al long run migliore di Antonelli rispetto a George Russell, che negli ultimi GP si è servito della sua maggiore esperienza per poter compensare le mancanze della W16, per quanto fosse possibile farlo. Ci vuole tempo, però, per esprimere un giudizio su questo cambio di rotta, indicativo in ogni caso di come la Mercedes abbia di nuovo perso la bussola con lo sviluppo in questa era tecnica dell’effetto suolo di cui non ha mai compreso fino in fondo i segreti.
Nel venerdì dell’Ungheria è apparsa pure una guizzante Aston Martin, con Fernando Alonso tornato al volante della sua AMR25 dopo il forfait di questa mattina per un dolore alla schiena che lo attanaglia dal Belgio. Il povero Felipe Drugovich si è dovuto riaccomodare in panchina a osservare il frutto del lavoro di comparazione tra due diverse specifiche di fondo. Che sia stato trovato il compromesso migliore lo si vede dal quarto e dal quinto posto colti rispettivamente da Lance Stroll e Fernando Alonso. Che sia o meno il culmine del lavoro portato avanti con gli efficaci aggiornamenti nati nelle nuove strutture all’avanguardia a Silverstone lo sapremo solo quando il gioco si farà davvero duro.
Se Aston Martin resta da verificare, in Red Bull Max Verstappen e Yuki Tsunoda cercavano il grip come un rabdomante l’acqua nel deserto. Verstappen, finito insolitamente alle spalle del compagno di squadra in classifica, ha detto di sentirsi come se stesse guidando sul ghiaccio, con un bilanciamento che lasciava a desiderare su entrambi gli assali. L’ha definita inguidabile la sua RB21, Verstappen, facendo tornare alla mente i tormenti che viveva lo scorso anno.
Gli ingegneri della Red Bull sono sensazionali nel correggere il lavoro degli obsoleti strumenti a loro disposizione per il lavoro in fabbrica, che spesso portano la scuderia sulla strada sbagliata in termini di assetto. Ma qui c’è parecchio terreno da recuperare, forse troppo perché la scuderia di Milton Keynes possa davvero essere della partita. E mentre si lamentava, Verstappen continuava a inciampare nel passo a due con la sua RB21, pronta a pestargli i piedi nella danza sulle curve di Budapest.