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Chi sono i cinque piloti flop della stagione 2025 di Formula 1? Ecco come la pensa la nostra inviata sui campi di gara, Diletta Colombo.
Lewis Hamilton è reduce dalla sua peggior stagione in carriera dal punto di vista statistico: i numeri non mentono. Se si toglie la vittoria nella Sprint in Cina, il sette volte campione del mondo non è mai salito sul podio al primo anno con la Ferrari. E l’involuzione subita nell’ultima parte della stagione, con quattro uscite alla Q1 in altrettante qualifiche, desta preoccupazioni per il futuro. Non erano certamente questi i presupposti delle nozze tra Hamilton e la Ferrari. E nessuno avrebbe mai potuto immaginarsi uno scenario del genere quando Lewis stregò tutti alla prima uscita a Fiorano a gennaio.
Si dirà che la Ferrari SF-25 era una monoposto mediocre, non adatta alle preferenze di guida di Hamilton con quel posteriore così instabile. Ma un sette volte campione del mondo può – anzi, deve – trovare il modo di massimizzare il risultato con la vettura che ha a sua disposizione. Il suo compagno di squadra, Charles Leclerc, lo ha fatto. Resta da capire quanto delle difficoltà di Hamilton sia ascrivibile alla sua mancanza di feeling con le vetture a effetto suolo, quanto al suo pessimismo cosmico e quanto a un potenziale decadimento prestazionale dovuto al tempo che passa. È un interrogativo a cui avremo risposta nel 2026.
Yuki Tsunoda nel 2025 ha avuto la chance con la Red Bull che attendeva da molto tempo. Ma questa storia non ha avuto il lieto fine che sperava il giapponese. Tsunoda è l’ultima vittima in ordine di tempo della maledizione del secondo sedile accanto a Max Verstappen a Milton Keynes. L’elenco è lungo, da Sergio Perez ad Alex Albon, passando per Pierre Gasly. Ma l’andamento della stagione di Tsunoda con il passare del tempo ha preso una piega catastrofica, rendendo inevitabile il divorzio a fine anno. E dire che Tsunoda il percorso in Red Bull lo aveva cominciato con segnali incoraggianti.
Non era la classica rondine che fa primavera. Sappiamo tutti quanto sia difficile per chi non si chiama Max Verstappen gestire le monoposto con un anteriore tagliente e per questo assai sensibile che predilige il campione olandese. Tsunoda, per giunta, si è trovato a fare i conti con la RB21, estremamente capricciosa per buona parte della stagione. Ma nel momento in cui il team ha trovato la quadra, lui ha continuato a languire a fondo classifica, patendo le conseguenze di valori in campo talmente ravvicinati da rendere un distacco di pochi decimi un viaggio nel baratro. Sperava di poter lasciare il segno, Tsunoda, e invece la parentesi in Red Bull è stata il canto del cigno della sua carriera.
Fernando Alonso è un cliente scomodo per qualunque compagno di squadra – chiedere a Lewis Hamilton per credere – ma Lance Stroll ci mette un certo impegno nell’essere surclassato. L’Aston Martin AMR25 non era certo un fulmine di guerra, questo va riconosciuto. Ma nelle gare in cui le mancanze aerodinamiche della vettura non erano esposte, Alonso è riuscito a tirare fuori il coniglio dal cilindro, mentre Stroll languiva molto più indietro. Dei piloti dell’attuale schieramento, Stroll è uno dei peggiori.
Se si corresse sempre sul bagnato, o quantomeno in condizioni miste, Lance sarebbe in grado di dire la sua, spiccata com’è la sua sensibilità nella guida in queste circostanze. Ma siccome così non è, tocca constatare i suoi soliti problemi. Il peggiore resta la mancanza di quella che gli inglesi chiamano situational awareness, la capacità di rendersi conto di ciò che gli capita intorno. In fondo, però, il problema di base è un altro. Lance non ha più voglia di correre in F1. Ed è tempo che lo accetti anche suo padre.
Franco Colapinto è veloce. Ma questo non basta per emergere in F1. Come tutti i giovani emergenti di oggi, è stato in grado di mostrare subito una certa rapidità al debutto con la Williams, ma la sua prima stagione completa in Formula 1 con l’Alpine ha esposto il suo limite più grande. Colapinto si muove con troppa foga, finendo per commettere errori molto costosi per la sua scuderia. A Franco vanno concesse delle attenuanti. Non è un caso, in fondo, che l’Alpine abbia concluso il mondiale Costruttori in ultima posizione.
Oltre ad avere il peggior motore sullo schieramento per distacco, la A525 era inefficace, goffa e imprevedibile nelle reazioni. Chiunque avrebbe faticato a lasciare il segno con una monoposto del genere. Ma Colapinto ci ha messo il carico da novanta di una serie di sbavature che avrebbe potuto evitare. Nel 2026 avrà una nuova chance, più per mancanza di alternative e per ragioni finanziarie che altro. Sta a lui dimostrare di avere il talento per restare in F1, magari aiutato da una monoposto degna di questo nome.
La stagione 2025 di Formula 1 avrebbe dovuto rappresentare la chance della vita per Liam Lawson. E invece la sua avventura in Red Bull è durata lo spazio di sole due gare. Disastrose, certamente. Ma Tsunoda avrebbe dimostrato più avanti quanto è ingrato il compito toccato al neozelandese con soli 11 GP all’attivo in F1. La retrocessione di Lawson in Racing Bulls dice di più dei processi decisionali della Red Bull che delle sue effettive capacità. Ma l’andamento del resto della stagione ha dimostrato i limiti di Lawson.
Il fatto di non aver provato la VCARB-02 nei test è stato un effettivo handicap per Lawson una volta tornato a Faenza. Ma nel corso dell’anno ha continuato a essere surclassato da Isack Hadjar, tanto da proiettare il francese verso quel sedile che aveva perso ancor prima di poterlo chiamare davvero suo. La stagione di Tsunoda è stata talmente catastrofica da chiudergli le porte di Faenza. Ma il fatto che – secondo quello che si sussurra nel paddock – la scelta tra Lawson e Tsunoda per il 2026 non è stata semplice dimostra che Liam non ha lasciato il segno come avrebbe voluto.