F1. Lando Norris, il campione che non cercava la ribalta: "Voleva vincere a modo suo, è rimasto autentico"

F1. Lando Norris, il campione che non cercava la ribalta: "Voleva vincere a modo suo, è rimasto autentico"
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Lando Norris conquista il suo primo titolo mondiale di F1, ma resta il ragazzo autentico dietro al pilota. Il racconto del suo professore sulla sua crescita e determinazione
20 dicembre 2025

Quella del 2025 non è soltanto la stagione del primo titolo mondiale di Lando Norris. È l’anno in cui, dietro il casco e il numero uno sulla McLaren, emerge con forza il ragazzo che quel sogno lo ha coltivato in silenzio per tutta la vita. Con il terzo posto ad Abu Dhabi, Norris ha conquistato i punti necessari per laurearsi campione del mondo di Formula 1 a sette anni dal debutto, chiudendo un cerchio iniziato molto prima dei riflettori, dei contratti e delle aspettative.

Un traguardo che non nasce dal caso né dall’improvvisazione, ma da una lunga sequenza di rinunce, di chilometri macinati lontano da casa, di mattine passate a recuperare lezioni perse e di weekend trascorsi sui kart invece che con gli amici. Perché arrivare in Formula 1, e vincerla, significa crescere prima del tempo, imparare a reggere la pressione quando si è ancora bambini e accettare che il sogno, per quanto grande, possa anche non diventare realtà. Nel caso di Norris, però, quel sogno ha resistito a tutto.

Foto copertina: ANSA

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Nato a Bristol il 13 novembre 1999, Lando cresce tra la scuola e i circuiti, cercando un equilibrio che raramente appartiene a chi vive un’infanzia normale. Frequenta la Millfield Prep School e la Millfield School mentre il mondo dei kart diventa sempre più centrale nella sua vita. Non è facile conciliare studio e corse, presenza e assenze, quotidianità e ambizione. Eppure, in quegli anni, Norris non smette mai di essere semplicemente un ragazzo.

A raccontarlo è Dan Close, allora suo insegnante e oggi vicedirettore operativo della Millfield Prep School. “Quasi subito è tornato con i trofei – ha ricordato a F1.com – ma all’inizio era piuttosto timido. Non voleva che i suoi successi venissero presentati in assemblea”. Un dettaglio che dice molto più di qualsiasi statistica: un bambino che vince, ma non sente il bisogno di mostrarsi, che preferisce restare in disparte piuttosto che al centro della scena. Una timidezza che Norris si è portato dietro anche crescendo, fino al debutto in Formula 1 nel 2019, a soli 20 anni, catapultato in McLaren accanto a piloti molto più esperti.

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“Un’insegnante scrisse che, se Lando avesse voluto restare anonimo, forse avrebbe potuto fare lo ‘Stig’ a Top Gear”, ha aggiunto Close, ricordando un episodio risalente a quando Norris aveva appena otto anni. Eppure, dietro quella riservatezza, c’era un ragazzo curioso, pronto a mettersi in gioco: rugby, hockey, cricket, vita scolastica vissuta fino in fondo. Sempre con il sostegno silenzioso della famiglia, che ha imparato presto cosa significa dividere la normalità da un sogno ingombrante. La madre spesso restava nel Somerset, mentre Lando e il padre viaggiavano per gare e campionati, in una routine fatta di distanze e sacrifici che raramente finiscono sotto i riflettori.

È forse proprio questa dimensione intima a spiegare il perché Norris, nonostante il successo, non abbia mai perso il contatto con la realtà. Il suo carattere introverso è diventato un’ancora, un modo per non lasciarsi travolgere dalla fama e dalle aspettative. “Ciò di cui siamo più orgogliosi è che Lando sia rimasto autentico”, ha sottolineato Close. Un valore che la scuola considera centrale e che Norris ha portato con sé anche quando, dal titolo mondiale karting del 2014, è arrivato fino alla Formula 1 e poi al vertice del motorsport. “Voleva vincere il titolo a modo suo, e crediamo che ci sia riuscito. Non è cambiato. E molto di questo viene dai suoi genitori, che hanno sempre tenuto tutti i loro figli con i piedi per terra”.

Sul podio, oggi, c’è un campione del mondo. Ma negli occhi di Norris resta lo stesso luccichio di quando varcò per la prima volta le porte della scuola: la consapevolezza di chi ha raggiunto un sogno senza perdere sé stesso. “Non è mai stato arrogante. Sembrava quasi nascondere il suo talento, senza cercare la ribalta”, ha aggiunto Close. “Alla fine, però, tutto questo ha dato i suoi frutti. È riuscito a realizzare il suo sogno, e sono sicuro che non abbia dimenticato chi lo ha accompagnato lungo il cammino”.

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Un cammino che oggi diventa esempio. Non solo per ciò che Norris ha vinto, ma per come ci è arrivato. “Parleremo ai bambini di resilienza, di come affrontare gli alti e bassi, di dedizione e perseveranza”, ha spiegato Close, annunciando un’assemblea speciale al rientro dalle vacanze per celebrare il titolo mondiale. “Imparare dal fallimento, capire che non è la fine. Restare fedeli a sé stessi. Poi servono talento e un pizzico di fortuna. E chissà…”.

La Millfield Prep School ha visto passare atleti olimpici e campioni del mondo. Oggi, tra quei corridoi, c’è anche il nome di Lando Norris. “Solo pochi anni fa era seduto per terra durante l’assemblea, esattamente dove sono ora i nostri studenti”, ha concluso Close. “Vederlo con il numero uno sulla vettura sarà speciale. Quando conosci qualcuno da bambino e lo accompagni nella crescita, non vuoi altro che vederlo riuscire”.

E forse è proprio qui il senso più profondo del titolo mondiale di Lando Norris: non solo una vittoria sportiva, ma la conferma che è possibile arrivare in cima senza smettere di essere quel ragazzo timido che, un tempo, preferiva restare lontano dai riflettori.

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