F1. Monoposto 2026, arriva la prima bufera: Mercedes e Red Bull sotto accusa per il rapporto di compressione del motore termico

F1. Monoposto 2026, arriva la prima bufera: Mercedes e Red Bull sotto accusa per il rapporto di compressione del motore termico
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Arriva la prima polemica relativa alle monoposto 2026 di Formula 1: la Mercedes e forse anche la Red Bull avrebbero trovato un modo per aggirare le disposizioni riguardo al rapporto di compressione del motore termico
20 dicembre 2025

La nuova era tecnica della Formula 1 è destinata ad aprirsi all’insegna della polemica. Secondo quanto riporta la testata tedesca Motorsport Magazin, Mercedes e forse anche Red Bull avrebbero trovato un modo per aggirare quanto viene prescritto dall’articolo 5.4.3 del regolamento tecnico in merito al rapporto di compressione dei cilindri. Il “trucco” – se così vogliamo chiamarlo – starebbe nell’aumentare il rapporto in pista, facendolo però tornare nei parametri consentiti a motore spento.

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Il rapporto di compressione del motore termico è un indicatore rilevante dell’efficienza del propulsore. Se il motore a parità di condizioni riesce a comprimere maggiormente la miscela di aria e carburante, questo si traduce in una potenza maggiore erogata a parità di benzina o di una riduzione del consumo a parità di cavalli. Per le power unit completamente riviste per il 2026, la FIA ha deciso di ridurre il rapporto di compressione della componente termica da 18:1 a 16:1, in modo tale da limitare le prestazioni del motore endotermico a fronte dell’aumento di potenza dell’elettrico.

Ma com’è possibile che i motoristi siano in grado di aggirare queste disposizioni, anche a fronte delle verifiche della FIA? Il problema sta ancora una volta nel fatto che le condizioni di utilizzo effettive non siano esattamente replicabili. Quando il motore è in funzionamento, i suoi componenti interni subiscono un aumento di temperatura che causa delle deformazioni termiche. E questo potrebbe anche alterare il rapporto di compressione.

A ben vedere, non è la prima volta che la FIA si trova a riscontrare una potenziale discrepanza tra quanto restituito da verifiche statiche e l’effettivo comportamento del componente in pista. Basti pensare all’annosa questione della flessibilità delle ali, nuovamente emersa con tutta la sua forza nel corso della stagione 2025. E che il problema possa effettivamente sussistere lo dimostra la risposta della FIA alla richiesta di chiarimento da parte di Motorsport Magazin.

La Federazione, in buona sostanza, ammette il potenziale influsso della dilatazione termica, ma riconosce che le normative in essere richiedono solo misurazioni a temperatura ambiente. E aggiunge anche che in futuro potranno essere prese in considerazione modifiche al regolamento e alle procedure di misurazione. Ma la frittata ormai è fatta, soprattutto perché gli altri motoristi hanno le mani legate.

Secondo quanto prescrivono le normative, l’albero motore non sarà modificabile dopo il 2026, mentre sono previsti aggiornamenti solo nel 2027 e successivamente nel 2029 per la camera di combustione, i pistoni e le bielle. L’unica scappatoia è rappresentata dall’ADUO, vale a dire la possibilità di uno sviluppo extra per i motoristi che avessero un ritardo prestazionale superiore al 3% rispetto al motore più potente in griglia. Ma poterlo usare sarebbe una conferma dello svantaggio iniziale.

Ferrari, Audi e Honda sarebbero già sul piede di guerra. Potrebbe essere un inizio di stagione al fulmicotone, con la concorrenza di Mercedes e Red Bull orientata a puntare sull’articolo 1.5 del regolamento tecnico, che richiede la piena conformità alle normative in ogni momento della competizione. Le monoposto 2026 non sono nemmeno scese in pista, ma è già stata individuata la prima zona grigia. E oltre a interrogarsi sul modo in cui i motoristi in questione abbiano aggirato il regolamento, viene anche da chiedersi quale possa essere il loro effettivo vantaggio all'atto pratico della pista.

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