F1. La Ferrari tira un sospiro di sollievo a fine 2025. Ma il 2026 sarà davvero una boccata d’aria fresca?

F1. La Ferrari tira un sospiro di sollievo a fine 2025. Ma il 2026 sarà davvero una boccata d’aria fresca?
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La Ferrari ha accolto i giornalisti a Fiorano per un pranzo di Natale in cui si è potuto tirare un sospiro di sollievo dopo la fine della travagliata stagione 2025 di Formula 1. Ma il 2026 sarà la boccata d'aria fresca in cui sperano i tifosi?
19 dicembre 2025

Dopo una stagione da incubo, in Ferrari è arrivato finalmente il momento di tirare un sospiro di sollievo. È questa la sensazione che si percepiva a Fiorano in occasione del tradizionale pranzo di Natale dedicato ai giornalisti. Quando ci ha accolti, Fiorano era rivestita dello stesso velo uggioso e piovigginoso del giorno in cui, quasi 12 mesi fa, scorgemmo per la prima volta Lewis Hamilton al volante di una Ferrari F1, mentre usciva dalla nebbia scuotendo il pubblico presente in un boato. In quel momento storico, non ci saremmo mai potuti immaginare quello che sarebbe accaduto più avanti.

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Fu un’altra giornata di pioggia, la domenica di Melbourne, a indurci a riflessioni sul potenziale della Ferrari, quando il resto del mondiale era ancora tutto da scrivere. Era solo il preludio di un percorso travagliato, che ebbe un picco doloroso con la doppia squalifica in Cina, per poi proseguire con passi zoppicanti verso la bandiera a scacchi della stagione. La verità, dolorosissima, è che la SF-25 è semplicemente una vettura mediocre, nata con delle storture che non sono state corrette in corso d’opera. E se Charles Leclerc è riuscito a portarsi la Ferrari sulle spalle come un novello Atlante, cogliendo sette podi, Lewis Hamilton ha messo a segno la peggior stagione in carriera per distacco, pur con tutte le attenuanti del caso.

Il quarto posto nel mondiale Costruttori è un risultato in linea con le qualità della vettura, e se la Rossa è sembrata in grado di potersi battere per un piazzamento migliore per parte della stagione è stato più per demeriti altrui che per meriti propri. E in questo contesto, il racconto della stampa non poteva che avere un sapore aspro, soprattutto per le donne e gli uomini della Rossa, che vedendo la verità nero su bianco sapevano di essere esposti al giudizio esterno. C’è una differenza sostanziale, dopotutto, tra la Rossa e le altre scuderie.

La Ferrari è parte integrante del tessuto di prestigio della Motor Valley, è materia dei sogni dei suoi tifosi e un oggetto di culto per chi la venera. Chiunque lavori a Maranello sa che verrà tempestato di domande e di commenti sulla Rossa nei contesti più disparati della propria vita privata. È qualcosa che semplicemente non succede nel Regno Unito, dove nessuno si sente porre domande sull’andamento della propria scuderia mentre ordina una birra al pub. C’è un sottotesto emotivo, sanguigno, che va a impattare sul modo in cui i risultati della scuderia vengono vissuti internamente.

Il portato emotivo di una striscia negativa riverbera per i corridoi di Maranello, andando a intercettare la sensibilità di Leclerc e l’indole umorale di Hamilton, la cui tendenza ad avvilirsi nei momenti bui non è una novità di oggi. È per questo che Lewis nel finale di stagione ha ripetutamente sottolineato il peso delle parole della stampa non solo su chi lavora in Ferrari, ma anche sulle famiglie. Ma raccontare la F1 non può prescindere dall’intreccio delle evidenti difficoltà di una scuderia che non ha mai brillato nel 2025. Fotografare la realtà è il nostro compito, nel bene e nel male.

La pratica 2025 si è chiusa sotto gli occhi del CEO di Ferrari, Benedetto Vigna, e di Piero Ferrari, presenza discreta e gentile nonostante il peso del cognome che porta, o forse proprio per questo motivo. È un messaggio sottile, ma forte, di vicinanza al top management della scuderia in vista di un 2026 che, per stessa ammissione di Charles Leclerc, è un “o la va o la spacca”. Ai tavoli durante il pranzo con Vasseur si sono alternati il vice Jerome d’Ambrosio, il direttore tecnico Loic Serra e il responsabile della power unit Enrico Gualtieri. Figure chiave che hanno raccontato l’avvicinamento a una nuova era tecnica della F1.

Del 2026 della Ferrari abbiamo poche certezze, le date che scandiranno l’avvicinamento alla prima gara, in programma l’8 marzo in Australia. Il 23 gennaio vedrà la luce a Fiorano la monoposto 2026, a pochi giorni dai test a Barcellona, appuntamento in cui la parola chiave sarà affidabilità. Poi, a febbraio, il Bahrain, con un affinamento della vettura verso la forma che assumerà in pista a Melbourne. Il resto è un’incognita unica. E questo vale per tutto lo schieramento della F1.

Si parla moltissimo dei valori in campo sul fronte delle power unit, ma non sarà la potenza a essere decisiva, quanto l’efficienza dell’intero pacchetto. E la chiave sarà l’integrazione tra il motore, il telaio e l’aerodinamica, per la miglior gestione possibile dell’energia. È una F1 che cambia volto in maniera abbastanza radicale da richiedere terminologie nuove per scenari tecnici prima inesplorati. Una cosa è certa, però. La Ferrari non può permettersi di steccare. E la monoposto 2026, la prima progettata a tutto tondo dagli uomini scelti sotto la gestione di Vasseur, deve segnare un cambio di passo. Ma solo il tempo ci dirà se la Ferrari potrà respirare aria fresca dopo il sospiro di sollievo collettivo di metà dicembre a Fiorano.

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