Dakar 2016. Carlos Paz Novità: Hirvonen (Mini) e Rodrigues (Yamaha). 1 giorno alla fine

Dakar 2016. Carlos Paz Novità: Hirvonen (Mini) e Rodrigues (Yamaha). 1 giorno alla fine
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Una tappa lunga, molto guidata, stancante. 450 chilometri per raggiungere Villa Carlos Paz, ultimo bivacco della Dakar 2016. L’epilogo a Rosario, al Monumento alla Bandiera. Hirvonen e Rodrigues vincitori in extremis
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
16 gennaio 2016

Villa Carlos Paz, 15 Gennaio 2016. C’è sempre una trappola, in ogni giorno della Dakar, e se apparentemente non c’è bisogna solo aspettare il giorno dopo per il raddoppio dell’inghippo, o chiedersi dove si è sbagliato per eludere l’imboscata della Corsa più difficile, e più str…, del mondo. In senso buono, cameratesco, sportivo s’intende!

La trappola del penultimo giorno era ben dissimulata in un girone di ritorno a Villa Carlos Paz, al bivacco sul lungolago che è stato l’unico, di tredici, tutto sommato piacevole, diciamo ben contestualizzato. Cullati da una sorta di sirena psicologica, tra il pensiero di tornare in un luogo conosciuto e quello di essere ormai a un giorno dalla fine del Rally, molti sono partiti sovrappensiero, leggeri. Ma c’era la fregatura, un tempo di percorrenza stimato dei 450 chilometri di Speciale un po’ ottimistico, tale da indurre che la Special fosse, sì, lunga, ma non difficile. E invece, seppure non micidiale, la prova era lunga, difficile, tecnica. Un’oretta in più di guida, quanto basta per mandare nel pallone. Uno stratagemma che ha finito per trarre in inganno i meno attenti. È questo il genere di tappe più pericolose, perché non mettono in guardia sui “pericoli” reali dell’impegno, e possono risolversi rovinosamente, anche per un calo di concentrazione.

Meo appare deluso, molto dispiaciuto, disorientato dal fatto di aver perso il controllo della situazione, un senso d’impotenza e di pericolo che a volte vira in paranoia e diventa un freno. Secondo altri, invece, la “botta” presa da Meo sarà il suo provvidenziale passaporto per un modo di correre più consapevole e sicuro

Ne sa qualcosa, con tutta probabilità perché in realtà non ricorda molto dell’accaduto, Antoine Meo. Il fuoriclasse francese, cinque volte Campione del Mondo di Enduro e alla prima Dakar con il Team KTM Ufficiale, era in lotta per il podio con Pablo Quintanilla, con un vantaggio di posizione nel momento in cui il cileno, finita la gomma posteriore, ha iniziato a perdere lucidità seminando errori sull’ultima parte del percorso. Invece di approfittare del momento favorevole, Meo si è lasciato ingannare dalla facilità con la quale stava risolvendo a proprio vantaggio la non facile situazione, al punto da deconcentrarsi e cadere all’improvviso. Una di quelle cadute che lasciano il segno, perché non son precedute da alcun segno premonitore. Tutto sembra andare a gonfie vele, e all’improvviso, in una frazione di secondo che non lascia spazio neanche alla percezione della circostanza, tutto va a rotoli. Meo se la cava bene, in fondo. Ha perso un dente, piegato i polsi e stirato i legamenti, ma non ha “rotture” maggiori. La botta a venti chilometri dal traguardo gli fa perdere un pelo di lucidità, si dirà che al Pilota sopraggiunto alle sue spalle gli organizzatori avrebbero chiesto di accompagnare lo “stordito” e il terzo posto quasi acquisito, ma questo è il meno. Meo, in realtà, appare deluso, molto dispiaciuto, disorientato dal fatto di aver perso il controllo della situazione, un senso d’impotenza e di pericolo che a volte vira in paranoia e diventa un freno. Secondo altri, invece, la “botta” presa da Meo sarà il suo provvidenziale passaporto per un modo di correre più consapevole e sicuro. Fatto sta che, circoscritto alla giornata di gara, l’evento è un vero e proprio colpo di scena.

Hélder Rodrigues in azione
Hélder Rodrigues in azione

Colpo di scena mancato, ma argomento di accese discussioni è, invece, la vittoria nella gara della Moto di Helder Rodrigues, che sinora non si è distino per particolare pericolosità. Il portoghese, invece, ha portato un vero e proprio attacco a sorpresa, spingendo fortissimo per tutta la tappa e riuscendo a chiudere con un vantaggio considerevole sugli inseguitori che, per la verità non erano particolarmente motivati. Sul capo di Rodrigues pesa il sospetto che sia partito prima del suo turno dalla neutralizzazione del rifornimento, ma in mancanza di provvedimenti quella che va in archivio è una bellissima vittoria del Pilota incaricato di sviluppare la nuova Yamaha da Rally portata in gara anche dallo sfortunato Alessando Botturi. Chiaramente tutto questo accade nel momento in cui Toby Price, ormai irraggiungibile leader della Dakar 2016, core sicuro su un tono più basso e per di più con le spalle protette da Meo che, già alla vigilia, sembra avesse deciso di rinunciare all’assalto al terzo posto per garantirsi un finale più tranquillo e contribuire in qualche modo a un più sicuro successo di Squadra. In questo modo la giornata passa quasi indolore. Price conserva un grande margine in testa, Svitko resta secondo, e Quintanilla sale al volo sul terzo gradino del podio, mentre Meo scende dal 3° al Sesto.

Stéphane Peterhansel
Stéphane Peterhansel

Nella gara della Auto la strategia delle Peugeot è chiara. Difendere la posizione del leader Stephane Peterhaneel e, di fatto, scortarlo fino al traguardo di San Juan. Guardato a vista tra i due angioletti Despres e Loeb, non si tratta di un vero e proprio ordine di scuderia ma della richiesta di giocare un ruolo potenzialmente chiave nel perseguire un obiettivo di Squadra, Stephane Peterhansel coprono i 450 chilometri della Speciale senza un solo sussulto, e senza prestare troppa attenzione a quello che succede attorno alla loro 2008 DKR. Quello che succede è che, come sempre quando il gatto manca, i topi iniziano a ballare. La Speciale diventa il terreno di battaglia abbastanza interessante per un gruppetto di Piloti rimasti su un gradino inferiore, volenti o nolenti, per tutta la Corsa. Del gruppo fanno parte la Toyota dei sudafricani Poulter e Howie, e le Mini degli Equipaggi Al Attiyah-Baumel e Hirvonen Perin. Anche De Villiers si profila tra gli attaccanti del giorno, ma il sudafricano è il primo a mollare per tornare ad amministrare più saggiamente il già acquisito posto sul podio. Poulter potrebbe farcela, ma quello che non ci aspetta, ma che si opteva sospettare, è che sul finale della Speciale, più guidato, MIkko Hrvonen rompe finalmente gli indugi. Al finlandese non è difficile ricordarsi chi era solo un apio d’anni fa, e sul tracciato che gli si addice Hirvonen e Perin si involano sicuri fino ad ottenere la loro prima vittoria. Il successo di Hirvonen non sorprende, così come non sorprende che le tre Peugeot passino al traguardo in formazione, nessun segno di battaglia sulle carrozzerie.

La Peugeot di Peterhansel domina dall’alto con quaranta minuti di vantaggio su Al Attiyah, e la Toyota di De Villiers è terza a quasi mezz’ora dalla Mini del “Principe”. L’unico che potrebbe averci preso gusto è proprio Mikko Hirvonen, ormai a meno di quattro minuti da De Villiers

Mentre al “bivacco” di Villa Carlos Paz si sente più profumi di azado che di oli combusti e carburanti, ci si chiede se la situazione della gara delle auto possa essere ormai considerata definitiva. Tra i primi tre in graduatoria sembrerebbe impossibile che possano intervenire modificazioni sostanziali. La Peugeot di Peterhansel domina dall’alto con quaranta minuti di vantaggio su Al Attiyah, e la Toyota di De Villiers è terza a quasi mezz’ora dalla Mini del “Principe”. L’unico che potrebbe averci preso gusto è proprio Mikko Hirvonen, ormai a meno di quattro minuti da De Villiers. Figuriamoci se a Sven Quandt non piacerebbe finire sconfitto dalle Peugeot ma con due Mini sul podio! L’unico problema è che Hirvonen, oltre aver debuttato come vincitore di una Speciale della Dakar, domani affronterà l’impresa per lui inedita di aprire la pista. Operazione difficile, se non fosse che al suo fianco siede uno dei maghi storici della navigazione, Michel Perin. Hirvonen ha dimostrato a Villa Carlos Paz che è in grado di portare, sui terreni a lui più congeniali, un attacco decisivo, ma De Villiers è semrep uno specialista della difesa. Vedremo, in fondo mancano soltanto 1 180 chilometri dell’ultima Speciale, poi tutti al Monumento alla Bandiera di Rosaio per vedere salire suo podio i Vincitori della Dakar 2016.

Foto: ASO/ @World/ A VIALATTE/A Lavadinho/Frederic Le Floc'h / DPPI/Florent Gooden / DPPI / X-Raid Team

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