Dakar 2016, Jean-Marc Fortin (Toyota): "Percorso e raid deludenti!"

Dakar 2016, Jean-Marc Fortin (Toyota): "Percorso e raid deludenti!"
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Il “Boss” di Toyota Overdrive fa un punto della situazione generale, della sua Squadra e della Dakar. Gli spunti di riflessione sono numerosi
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
15 gennaio 2016

Jean-Marc Fortin, ieri navigatore di successo e perenne appasionato di Rally-Raid, oggi è il Manager della Squadra Toyota Overdrive, una formazione che non è rappresentanza ufficiale di Marca, e che dunque affronta le problematiche pratiche di tutti. Il risultato di una gestione tecnica e commerciale competente è che si tratta di uno dei Team più moderni ed efficienti del panorama Rally-Raid. Con J-MF parliamo prima di tutto di sensazioni, di quello che questa Dakar lascia d’acchito sulla pelle.

Abbiamo avuto una prima settimana nulla, non interessante. Bisogna in ogni caso segnalarlo, magari gli Organizzatori non saranno contenti di ricevere delle critiche, non sarà una bella pubblicità, ma credo che bisogna stare con i piedi per terra

«Parliamo prima di tutto di Dakar nel suo insieme, del percorso. E di come la Dakar inizia ad evolvere, anzi a mutare. Parliamoci francamente. Abbiamo avuto una prima settimana nulla, non interessante. Bisogna in ogni caso segnalarlo, magari gli Organizzatori non saranno contenti di ricevere delle critiche, non sarà una bella pubblicità, ma credo che bisogna stare con i piedi per terra. Ciò che ci hanno fornito dalla partenza fino alla Bolivia, l’anno scorso era un po’ meglio ma abbiamo l’impressione che valga per le due ultime Dakar, si sintetizza nell’andare il più in fretta possibile in Bolivia, “timbrare”, dopodiché, contratto rispettato, ripartire per tornare in Argentina. È un po’ ironico, certo, ma credo che non ci sia nulla di interessante nel fare una prima settimana di gara come quella che abbiamo avuto quest’anno. Dopo, succede che nella “discesa” bisogna che la Dakar sia il più difficile possibile, perché i concorrenti non hanno fatto ancora nulla, salvo subire eventuali colpi di scena. Diciamo che non c’è un giusto mezzo. A Fiambala abbiamo avuto una prima tappa caldissima, i radiatori che lavoravano a fondo, faceva troppo caldo. Ve lo dico apertamente, se la tappa successiva fosse stata dello stesso tenore di temperature, e ve lo dico con cognizione di causa perché da navigatore mi è successo di vincere a Fiambala e so che è una speciale mitica, in queste condizioni nessuno sarebbe riuscito a uscirne. Sarebbe stato il caos totale. Bisognava cercare assolutamente un giusto mezzo, ma tra Argentina e Bolivia non sono riusciti a farlo. Morale, è il primo anno in cui sono veramente deluso dal percorso della Dakar. un anno in cui mi sento… deluso, sì, deluso è il termine giusto. Nessun interesse sportivo, e nella seconda parte, una Dakar troppo dura.»

Penso che il prossimo Mosca Pechino calerà un grosso colpo di martello sugli organizzatori, proprio perché a quanto pare propongono qualcosa che è veramente “wow”, e tutti vorrebbero andarci

Dunque il rischio è di fare una Dakar lunga che si risolve in tre tappe, come nel caso della Trilogia dell’Inferno?

«Sì, è così. Sai, noi lavoriamo molto, e impegniamo molti mezzi economici nella Dakar, e ci sono delle cose… vedi, bisognerebbe che l’Organizzatore, che è ASO, si strutturasse per avere una vera condotta sportiva, a partire dai regolamenti. Io ho visto varie anomalie nel regolamento, se solo si guarda agli errori delle diverse lingue. Bisognerebbe che fosse davvero lo stesso dal francese all’inglese. Ci vorrebbe anche un collegio di commissari in grado di applicare una giustizia che fosse veramente tale per tutti i Team, per tutti i Partecipanti. Ci sono troppi dettagli che mi fanno credere che alla fine certi Team possano essere avvantaggiati, e altri penalizzati.»

Dal punto di vista tecnico, ritieni quindi che il tuo Team sia stato danneggiato?

«No, dico che dal punto di vista tecnico, nella prima settimana non abbiamo visto proprio nulla. Abbiamo avuto la stretta al cuore del problema alla Macchina di Ten Brinke, ma a parte questo, tecnicamente, non abbiamo avuto alcun problema. Più in generale, però, il fatto è che è difficile parlare di un punto di vista tecnico. Alla partenza se ne sa sempre troppo poco. Sai dove vai, ma il tipo di terreno e, soprattutto, la velocità con la quale lo affronterai, sono ignoti. Il refrain della prima settimana della Dakar di quest’anno è stato che abbiamo avuto molta velocità. Tuti si sono sbagliati, la prima settimana. Ci sarà molto WRC, si diceva, e le Peugeot non saranno all’altezza. Invece abbiamo avuto delle autostrade. Ti faccio vedere l’SMS del navigatore di Ten Brinke. Speciale nulla, autostrada larga 13 metri e lunga 500 chilometri. È questo che mi fa pensare. Non penso che un Organizzatore “fabbrichi” il percorso in funzione dei Costruttori che partecipano o di una o un’altra Macchina. Ma è vero che ci siamo sbagliati a pensare a un percorso guidato e tecnico anche all’andata. È successo al “ritorno”, ed ecco che le Mini, per esempio, sono tornate a farsi vedere. La situazione è questa: più in fretta possibile verso la Bolivia, e dunque autostrade. Non vedo nessuna attrattiva sportiva.»

Peccato, perché era già stato difficile confezionare il percorso, ma allora molti partecipanti potranno non essere contenti, o i Team…

«Non so quanto questo possa contare, a volte ho dei dubbi che ci considerino dei clienti importanti. In generale siamo trattati molto bene. Ma la sola cosa che penso è che debbano essere molto “immaginativi”, creativi, per poterci proporre in futuro qualcosa che sia “wow”! Penso che il prossimo Mosca Pechino calerà un grosso colpo di martello sugli organizzatori, proprio perché a quanto pare propongono qualcosa che è veramente “wow”, e tutti vorrebbero andarci. Se anche la Dakar sarà in grado di essere “wow” i concorrenti non mancheranno. Ma intanto, dopo quello che ci hanno proposto quest’anno mi pare difficile che possa accadere. Ci sono molti “rumours”, molti che parlano di alternative. Lo dico, questa Dakar ha perso molto della sua brillantezza. »

E dal punto di vista sportivo, da parte vostra?

«Dunque, ci troviamo dopo la trilogia di Fiambala terzi assoluti, con tre vetture nella top 10 e 4 nella top 12. Siamo ben piazzati e sempre in bagarre, con la consapevolezza che, scendendo verso il livello del mare, le nostre Macchine si dimostrano molto competitive, direi all’altezza delle Mini

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