Dakar 2018. Roger Valencia, Perù, Turismo e Dakar, l’artefice [Video]

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Il Vice Ministro al Turismo Roger Valencia, è uno degli artefici del ritorno della Dakar in Perù. Cusqueno purosangue, Valencia è un grande appassionato di Sport e, soprattutto, del suo Paese
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
10 gennaio 2018

Lima, 4 Gennaio. Roger Valencia. Vice Ministro al Turismo del Perù. Quasi Ministro (è un’anticipazione), Roger Valencia è un vecchio amico di Mr. Franco e aveva partecipato all’organizzazione dell’Incas Rally di Acerbis, un fenomeno che i peruviani ricordano ormai come una leggenda e che ha lasciato un’impronta straordinaria nella memoria delle popolazione. Roger faceva parte del “Equipo” che aveva reso possibile, e realizzato, uno degli eventi più singolari e affascinanti della storia dei Rally e sportivi del Paese. Amico di Kike, nome d’arte di Enrique Polack, allora e oggi braccio destro di Mr. Franco in Perù, Roger si occupava della logistica a cui dava l’impronta appassionante del legame con il turismo, e già allora trasferiva la passione contagiosa per il suo Paese nell’atmosfera del Rally. Non è difficile capire come un appassionato del Perù sia riuscito, oggi, nell’impresa di coniugare le difficoltà del momento con la realizzazione del progetto Dakar in Perù, solo due anni fa “saltato” quasi all’ultimo momento. Parlare con Roger Valencia, soprattutto ascoltarlo, aiuta ad apprezzare e ad avere voglia di visitare il Perù, di conoscerlo meglio. I suoi occhi brillano dell’entusiasmo per le bellezze di un Paese che tutti dovrebbero venire a vedere e, meglio, conoscere a fondo.

La Dakar è una competizione che, oltre che a ospitare Campioni e valori internazionali, serve al Perù per farsi conoscere al Mondo come una destinazione multipla. Perù non è solamente cultura, Perù è natura, e Perù è la sua gente, la popolazione e la cittadinanza

Cosa significa la Dakar per i Peruviani?

Roger Valencia. “La Dakar è una competizione che, oltre che a ospitare Campioni e valori internazionali, serve al Perù per farsi conoscere al Mondo come una destinazione multipla. Perù non è solamente cultura, Perù è natura, e Perù è la sua gente, la popolazione e la cittadinanza. Si sente. La Dakar ci può essere utile per mostrare un Perù che si vede molto poco fuori dal Paese. Per i peruviani è come guardare il proprio Paese attraverso gli occhi della stampa internazionale, attraverso i commenti dei Concorrenti che arrivano in Perù dai più disparati angoli del Mondo.”

Questo per i peruviani. E per il Perù, per il suo indirizzo politico, di sviluppo, di identità del Paese? È la stessa visione ispirata dalla popolazione?

RV. “Sì, naturalmente. Il Perù è un Paese che ha scelto di avere un’economia aperta. Un’economia che si apre al Mondo ed è capace di dare molto, di contribuire alla costruzione di un’economia globale. Perù ha un’economia ancora piccola, e tuttavia è un Paese che ha lanciato molte sfide. Abbiamo ridotto della metà il fenomeno della povertà, ma abbiamo ancora quasi il venti per cento della nostra popolazione che vive al di sotto di un tenore di vita accettabile. Anche per questo per il Governo è una sfida permanente quella di generare opportunità. Generare opportunità per le quali il Perù possa dare il suo contributo al Mondo è, per esempio, offrire valori ambientali e di cura dell’ambiente, salvaguardare la qualità e le condizioni dei suoi diversi livelli ecologici. Il Perù, ecologicamente parlando, è un Paese mega-diverso, e questa è una cosa che dobbiamo far conoscere. Il secondo argomento che può rappresentare un contributo del Perù al Mondo è la sua Cultura. È uno dei pochi Paesi del globo che hanno qualcosa come cinquemila anni di cultura propria, il che significa che non deve inventare nulla, ma solo tradurre la sua cultura in un linguaggio universale. Il contributo del Perù, in questo senso, è la sua singolarità, la sua identità, ma perché questa sia conosciuta bisogna tradurla in un linguaggio accessibile all’umanità, un linguaggio contemporaneo. Insomma, dobbiamo parlare il linguaggio del Mondo, e questo significa che dobbiamo conoscere e farsi conoscere. Possiamo farlo distribuendo immagine ed esperienze, e diventando ospiti, anfitrioni di eventi importanti, come la Dakar, e attraverso l’Evento portare l’immagine del Paese al di fuori dei suoi confini.”

C’è contraddizione nel coniugare lo sport con l’ambiente, con la cultura?

RV. “Io penso che in tutti i casi, tutte le attività umane hanno un impatto. Quello che dobbiamo fare, allora, è misurare e tenere sotto controllo questo impatto, e creare e mantenere misure di mitigazione dell’impatto. Tutte la attività umane hanno una loro forma di impatto, comprese naturalmente le attività sportive. Dobbiamo cercare di sapere come controllarlo, come minimizzarlo, come gestirlo. L’essere umano ha sempre impattato la vita naturale, ogni giorno della sua vita, e senza dubbio possiamo dire, oggi, che Paesi come il Perù hanno abbassato la soglia di impatto e di impronta ecologica. Abbiamo, per esempio, cambiato la matrice di produzione dell’energia. Vent’anni fa il Perù dipendeva molto dal diesel e addirittura dal carbone. Oggi ha cambiato, l’energia è prodotta dal gas naturale, è idroelettrica, e quella impronta si è ridotta di molto. Ma non ci fermiamo, continuiamo a pensare in questo modo, e realizziamo grossi progetti di attività mineraria a energia solare. Quando passerete attraverso il deserto di Ica, vedrete vicino a Nazca delle enormi installazioni fotovoltaiche, campi solari di energia che ci permetteranno di abbassare ulteriormente quell’impronta nel nostro Paese. Vogliamo crescere, avere sempre migliori condizioni di vita, e allo stesso tempo vogliamo avere cura del nostro Pianeta. Ecco, questo può essere il messaggio del Perù attraverso questa Dakar. Contribuiamo ad organizzare una competizione sportiva avendo la massima cura del suo impatto sia sull’ambiente che sul suo patrimonio culturale delle aree interessate dal Rally.”

Del Perù il Mondo conosce già alcuni siti affascinanti, uno per tutti Machu Picchu. Cosa’altro il Mondo non può permettersi di non conoscere del Perù?

RV. “Più del 58% del Perù è Amazzonia. Un altro Mondo. Quasi il 60%, tre quinti del Paese. Il Perù è conosciuto per le sue Ande, ma poco per il suo deserto, e il deserto peruviano è molto singolare, spettacolare. Ci sono alcune delle dune più alte del Mondo, c’è una duna di tre chilometri di altezza, aree naturali assolutamente spettacolari che vogliamo che siano conosciute. Bisogna pensare che in Perù si può individuare un gran numero di diversità naturali. Più dell’84% dei livelli ecologici del Pianeta sono rappresentati in Perù, e un viaggio attraverso il Paese può svelare molti di questi cambiamenti. Il deserto, l’Amazzonia, il gran sistema del Lago Titicaca, sono aspetti del Pese che si conoscono poco. La costa Nord del Perù è spettacolare, abbiamo l’onda sinistra più estesa del Mondo, l’Onda Chicama, e i surfisti di tutto il Mondo vengono in Perù per questo singolare privilegio.”

Oltre ad essere uno spazio interessante per una Competizione come la Dakar, il Perù ha dei prodotti che la possono accompagnare, siano essi dell’agricoltura, della cultura, dell’artigianato, della tradizione e delle atmosfere, e potrà così mostrare i suoi valori al Mondo

Cos’è successo realmente due anni fa, quando ormai a cose fatte il Perù si “ritirò” dalla Dakar?

RV. “Non si realizzarono le condizioni che Perù e Organizzatori auspicavano per il progetto di quella edizione. Proprio per questa ragione, per rendere il progetto realizzabile quest’anno, abbiamo riunito i Ministeri della Cultura, dell’Ambiente e del Turismo insieme all’Istituto Peruviano dello Sport e ai rappresentanti di ASO, e sviluppato un progetto di percorso e di mitigazione dell’impatto ambientale e culturale, congiunto con un sistema di larga comunicazione al Paese. Se non avessimo potuto ottenere queste condizioni non saremmo andati avanti neanche questa volta, perché non avremmo mai accettato un risultato che non fosse quello che ci proponevamo di ottenere. Oggi abbiamo la condizione, sana, che ci permette di realizzare una Dakar come quella del 2018 in Perù!”

Ospitare la Dakar è un investimento economico costoso per il Perù?

RV: “In termini di costo/beneficio no, perché crediamo che la diffusione delle immagini del Perù nel Mondo, le ore di contributo dei giornalisti, tutte le ore durante le quali il Mondo conoscerà il Perù sono di fatto un buon investimento. Oltre ad essere uno spazio interessante per una Competizione come la Dakar, il Perù ha dei prodotti che la possono accompagnare, siano essi dell’agricoltura, della cultura, dell’artigianato, della tradizione e delle atmosfere, e potrà così mostrare i suoi valori al Mondo.”

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