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Una bomba pronta ad esplodere. Questo era la Red Bull a partire dalla scorsa stagione. Una situazione vissuta sul filo del rasoio che, finché i risultati – quelli importanti – continuavano ad arrivare a Milton Keynes, era ancora gestibile. Ma ora tutto è cambiato: il titolo Costruttori è andato perso già nel 2024, e quello Piloti sembra ormai sfumato, viste le prestazioni in costante crescita dei piloti McLaren.
Christian Horner ha fatto le valigie. Max Verstappen sembra il prossimo. E anche Bernie Ecclestone, storico patron della Formula 1, ha detto la sua sulla parabola discendente della Red Bull.
Molteplici fattori hanno portato alla sfiducia nei confronti dell’ormai ex team principal e CEO. Numerosi retroscena sono rimasti chiusi dietro le porte della sede di Milton Keynes, ma ora tutto sta venendo a galla. E a commentare la situazione non si è tirato indietro neanche uno storico amico di Horner, Bernie Ecclestone. “Questa faccenda in cui si è cacciato 18 mesi fa... è stato semplicemente un idiota”, ha dichiarato senza mezzi termini Ecclestone al Telegraph. Il riferimento, tutt’altro che velato, è alla vicenda che ha travolto Horner alla vigilia dello scorso campionato: un’ex dipendente della Red Bull lo ha accusato di molestie sessuali. “Era un cinquantenne che si credeva di avere 20 anni, pensava di essere uno dei ragazzi”, ha rincarato Ecclestone.
Alla fine, la questione si è chiusa senza provvedimenti da parte della Red Bull, anche grazie agli ottimi risultati ottenuti nella prima parte del 2024. Ma poi qualcosa si è rotto. Con il passare dei mesi, infatti, la competitività della Red Bull è calata vistosamente. Complice una McLaren sempre più performante e una griglia via via più compatta, la squadra austriaca ha perso quell’aura dominante che le aveva permesso di stabilire il record di vittorie in una sola stagione nel 2023.
Non hanno certo aiutato gli addii illustri: Adrian Newey verso Aston Martin, Jonathan Wheatley diretto in Sauber-Audi, Rob Marshall e Will Courtenay alla McLaren. Un ingranaggio perfetto che ha iniziato a sgretolarsi lentamente, con il perno centrale – Max Verstappen – che ora sembra pronto a lasciare.
Chi ha già lasciato, invece, è Christian Horner, dopo oltre vent’anni in Red Bull. Un addio che Ecclestone ha criticato soprattutto nelle modalità. “Probabilmente sarebbe stato meglio se gli avessero detto: ‘Entra, Christian, siediti’. Ma la verità è che c’erano persone lì dentro che pensavano se la stesse cavando con troppe cose, che agisse come se non fosse il Red Bull Ring, ma il Christian Horner Ring”, ha detto ironicamente l’ex boss della Formula 1.
Non a caso, tra le ragioni principali dell’addio c’è l’accentramento di potere e responsabilità nelle mani di Horner, una gestione che ai vertici del gruppo Red Bull non è mai piaciuta. “Se la cavava con molte cose. E finché porti risultati, la gente chiude un occhio. Ma quando smetti di portarli, iniziano a guardare. E qualcuno pensa: ‘Io potrei fare di meglio’”.
I dissapori, in realtà, erano già emersi lo scorso anno durante l’“Horner Gate”, con la fazione thailandese – vicina a Horner – opposta a Oliver Mintzlaff, che già nel 2024 avrebbe voluto un cambio di rotta. Oggi, con i risultati che non arrivano più, Mintzlaff ha convinto anche Yoovidhya: continuare con Horner non era più la strada giusta, anche in vista del debutto di Red Bull come motorista nel 2026.
“Christian era l’amministratore delegato. Se ricopro quel ruolo, voglio comandare – ha concluso Ecclestone –. Voglio fare ciò che ritengo giusto, e se sbaglio, allora licenziatemi. Ma non puoi gestire qualcosa a metà: serve una sola persona che accende e spegne le luci. Gli avevano suggerito di restare team manager e lasciare la parte commerciale a qualcun altro. Ma lui ha risposto: ‘Io sono l’amministratore delegato’”.
Crediti foto di copertina: ANSA