Silk Way Rally Report. Rebellion! Proteste e ritiri

Silk Way Rally Report. Rebellion! Proteste e ritiri
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Tornano a casa i Team Toyota, South-Racing, Extreme+ (Polaris). Il Rally doveva attraversare territori magnifici e portare un contributo importante ai Mondiali FIA e FIM. Invece dovrà ricostruire immagine e fiducia. Update: Winkler ritirato!
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
5 luglio 2021

Coch-Agatch, 4 Luglio. Siamo nella Repubblica di Altai, ma ben lontani dalla ragione per cui il Silk Way Rally si avvicinava al confine con la Mongolia da questa parte della Siberia. Quel confine non sarà attraversato, non quest’anno, le Montagne dell’Altai resteranno un miraggio e la carovana, delusa e sfiduciata, si va disperdendo. Un gran brutto tiro. Il Rally perde gran parte dei suoi significati. Che si debba questa sventura alla sfortuna, ad un evento improvviso, o che la faccenda fosse complicata già prima di partire, forse non lo sapremo mai. Sta di fatto che le reazioni contemplano il sospetto che non tutto sia stato così improvviso, e che in ogni caso la faccenda sia stata trattata piuttosto male. E poiché di mezzo ci sono soldi, impegni e piani sportivi, anche con un po’ di superficialità contando sul più forte degli “ammortizzatori emotivi”: la passione. Questa volta, per molti, non è bastata. Così, all’indomani della “revisione” del percorso resasi necessaria per metterci una pezza dopo l’impossibilità di attraversare il confine e disputare la gran parte del Rally prevista in Mongolia, i “segnali” non si sono fatti attendere. Da una parte è stato annunciato che il Rally si sarebbe svolto correndo a ritroso sulle tre tappe fino al confine, per concludersi a Gorno-Altaysk dopo appena 5 Tappe. Dall’altra, e di conseguenza, gli animi si sono scaldati fino alla protesta. Ed è partita la catena di defezioni. Toyota ha ritirato il suo Equipaggio di punta, Al Rajhi-Orr. South-Racing ha sciolto la Squadra che gestisce la partecipazione dei Can-Am, i più numerosi con una dozzina di Equipaggi di cui la metà ufficiali, poi è stata la volta del Team Extreme Plus di Marco Piana, diviso tra ufficiali e clienti, responsabile della rappresentativa ufficiale Polaris. Accompagnando la decisione con una nota più o meno esplicita indirizzata agli Organizzatori, molti sono già tornati a casa. Tra questi, anche Eugenio Amos e Paolo Ceci, che erano secondi nella categoria T4 con un SSV Can-Am.

La gara resta in piedi per la buona volontà di pochi, principalmente i russi. Torna a vincere il leader della primissima ora, Denis Krotof, ma in testa va Vladimir Vasilyev, un “vecchio” leone. Trattasi di Mini, solo Mini, ovviamente, e gli italiani, Cinotto, Amos ben piazzati sono spariti dalla classifica per… correre dietro a un aereo.

Meno evidente, invece, la “dissidenza” all’interno della Gara delle Moto. Sono rimasti tutti, e allora ecco che entra in scena quel certo cinismo caratteristico delle situazioni più critiche. Difatti Ross Branch, Yamaha, che conduceva il Rally abbastanza agevolmente, almeno in questa prima (e poi definitiva) fase, rompe il motore e resta nella steppa a riflettere. Non si tratta, tuttavia, della… pandemia di motori della Dakar, questa volta l’evento ha una spiegazione e sarà “confortato” da altri dati “statistici”. Ha piovuto, i fiumi sono ingrossati, certi “guadi” sono diventati corsi d’acqua impetuosi da attraversare. Morale, più di uno ha allagato il motore. In questi casi solo fortuna e tempestività possono evitare il peggio. Non è stata la fortuna la carta di Branch. Vince e passa al comando Matthias Walkner, ufficiale KTM Red Bull, e la gara si assesta anche sulle buone performance delle Hero, Caimi e Buhler, e sull’ascesa di Howes, Husqvarna. Carlo Cabini entra nella top 10. E si va avanti, come si dice da noi, a pezzi e bocconi…

Aldo Winkler e il figlio Andrea si mantengono… in coda all’avventura, dal resto il loro obiettivo era legato all’esperienza “famigliare” e di un territorio supposto magnifico da esplorare.

Aldo Winkler. “È un gran peccato. Qui siamo tutti dispiaciuti perché non si va in Mongolia. Dovevamo andare a vedere dei paesaggi bellissimi, e ne abbiamo avuto la prova correndo lungo il confine. Paesaggi stratosferici! Oggi abbiamo fatto degli attraversamenti di veri e propri fiumi in piena. Acqua “vera”, grossi sassi sul fondo, corrente impetuosa e profondità. Difficilissimo andare dritti, e anche… stare in piedi. Molti in difficoltà… anche io. Sono caduto. Per fortuna sono riuscito a tirar su la moto subito. Altri, come Massimo Camurri, non ce l’hanno fatta e hanno avuto parecchi problemi. Massimo è rimasto fermo per un’ora. Noi l’abbiamo aiutato a ripartire, mezz’ora con lui fino a che non ha risolto il problema…”

Purtroppo il giorno dopo, stamani all’alba del 7 luglio, Aldo ci manda il seguente messaggio: “In diretta da questa immensa pianura deserta. Sono fermo. Ho rotto il motore. La moto si è allagata attraversando l’ennesimo “guado”. Ho tolto la candela, ho cercato di svuotarlo dall’acqua. Purtroppo l’acqua è andata nell’olio ed ha emulsionato, condannando il motore. Quindi, niente, fiisce qui l’avventura. Ciao a tutti!”

Ci dispiace molto per tutti. Davvero un Rally sfortunato. Non deve succedere mai più!

 

© Immagini Kazakhstan Rally – Red Bull Content Pool - WESTx1000

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