Quello sull’Andrea Moda è il documentario a tema F1 che dovete vedere in queste vacanze

Quello sull’Andrea Moda è il documentario a tema F1 che dovete vedere in queste vacanze
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"Andrea Moda Formula – la scuderia più folle di sempre" è il documentario sulla Formula 1 che dovete vedere in queste vacanze natalizie. Ecco perché
29 dicembre 2023

Contratti firmati in un nightclub, una monoposto di Formula 1 che gira per le stradine delle Marche, hotel che cadono a pezzi in cui vengono ospitati i piloti per i GP, sponsor locali che non danno una lira per comparire sulla vettura, tute completamente nere con cerniere e camicie alla coreana al posto delle polo: benvenuti nel mondo dell’Andrea Moda Formula, la scuderia più pazza della storia della F1. Un team ormai leggendario, la cui parabola, durata meno di una stagione, è raccontata in un documentario noleggiabile su Vimeo.

Per spiegare la storia dell’Andrea Moda non si può che cominciare dall’uomo che le ha dato vita. Andrea Sassetti, imprenditore marchigiano che, un giorno all’inizio degli anni Novanta, decise di creare una sua scuderia in F1 con i proventi della vendita delle calzature prodotte dalla sua azienda. Comprò le monoposto della Coloni, i motori Judd e mise insieme una scuderia fatta anche di meccanici locali, per presentarsi sullo schieramento nel 1992. Come andrà a finire la storia il documentario lo svela subito: mesi più tardi, a Spa, Sassetti sarebbe stato arrestato.

Imponente, robusto, con la passione per chiodi di pelle e camicie improponibili, Sassetti non poteva che farsi notare all’interno del paddock. E alcuni tentativi di insubordinazione, come la causa intentata contro la FISA per la bocciatura rimediata nella prima gara stagionale a Kyalami e il trasporto per conto proprio dei materiali verso il Messico, lo resero inviso al numero uno della F1 di allora, Bernie Ecclestone. Era già diventato una pecora nera, e la situazione era destinata a peggiorare con il passare delle gare.

La stessa Andrea Moda attirò l’attenzione, anche se per i motivi sbagliati. Dapprima in pista con la vecchia Coloni, avrebbe poi sfruttato un vecchio progetto originariamente sviluppato dalla Simtek per BMW. Dopo i primi due viaggi a vuoto per GP non disputati, i due piloti Alex Caffi ed Enrico Bertaggia gettarono la spugna. Furono sostituiti da Perry McCarthy, futuro Stig di Top Gear che all'epoca non aveva nemmeno la licenza, e Roberto Moreno, che aveva accettato solo a patto di farsi pagare subito in contanti. In Brasile Moreno si ritrovò senza freni, mentre a Barcellona McCarthy colse il record per la pre-qualifica più corta di sempre, percorrendo la bellezza di 2,25 metri prima che la monoposto si fermasse.

L’episodio più eclatante, prima della deflagrazione del team, occorse a Silverstone, quando sulla monoposto dovettero essere montate le rain con 30 gradi e il solleone estivo. Sassetti non aveva pagato Goodyear, il fornitore di pneumatici dell’epoca. In Canada l’Andrea Moda non corse: non c’erano i motori. In questo contesto fantozziano, arrivò il miracolo a Montecarlo: Moreno riuscì a qualificarsi per la gara. Avrebbe inanellato solo 11 giri, perché il motore Judd non era preparato per disputare più di una quarantina di chilometri.

Fu tutto merito di una donna, come scoprirete guardando un documentario che ha il grande pregio di nobilitare gli sforzi degli uomini che composero una scuderia passata alla storia come una macchietta. Bastano le lacrime di Moreno nel ricordare gli applausi che gli furono tributati al ritorno ai box a Monaco per dare tridimensionalità a un racconto che offre un divertente quanto emozionante spaccato di una F1 che non c’è più anche per merito della stessa Andrea Moda.

Dopo quanto successe nel 1992 con il team italiano, Ecclestone impose delle normative che impedivano a realtà modeste come quella nata dalla volontà di Sassetti di schierarsi nel Circus. Era nata una nuova F1, anche se all’epoca probabilmente non ce ne si rese conto subito. “Ero un pilota dell’Andrea Moda in F1, ma la buona notizia è che sono ancora qui”, scherza il simpaticissimo McCarthy. Ma la verità è che in quei team si rischiava la pelle, molto più che in una scuderia blasonata. 

Quando Moreno racconta come abbia dato tutto in quel giro così speciale a Monaco, esprime la vera essenza della F1. Capita poche volte nella carriera di un pilota di mettere a segno una prestazione talmente speciale da ritrovarsi, col senno del poi, a chiedersi come sia stato possibile. Quando accade con un team minore, capita che certe imprese non vengano celebrate come devono. Ma c’è grandissima dignità in chi ce la mette tutta per portarsi al di là delle possibilità di un progetto mediocre. E questo vale non solo per i piloti, ma anche per gli uomini e le donne che hanno reso possibile un’avventura del genere.

Andrea Moda Formula – la scuderia più folle di sempre ha il pregio di ricostruire un’epoca irripetibile del Circus, in cui era possibile che sullo schieramento ci fosse un team che metteva sulle sue monoposto il logo del ristorante che gli offriva i pasti per il weekend di gara. Era una F1 più rustica, meno elitaria, in cui, parola del campione del mondo 1992 Nigel Mansell, “le auto cercavano di ucciderti ad ogni curva”. Era una F1 indimenticabile, che merita di essere ripercorsa attraverso la storia del team che, in fondo, la rappresentava meglio.

Trailer: F1Dimenticata, via YouTube

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