Airbag Takata-Stellantis: la Corte d’Appello di Torino dà ragione ai consumatori e respinge il ricorso di PSA Italia

Airbag Takata-Stellantis: la Corte d’Appello di Torino dà ragione ai consumatori e respinge il ricorso di PSA Italia
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PSA Italia dovrà completare la campagna di richiamo e attuare tutte le misure a tutela degli automobilisti
27 maggio 2025

Una nuova vittoria per i consumatori nella lunga vicenda degli airbag difettosi montati su circa 190.000 veicoli Citroen C3 e DS3, prodotti tra il 2009 e il 2019. La Corte d’Appello di Torino, sezione specializzata in materia d’impresa, ha rigettato il ricorso presentato da PSA Italia, confermando integralmente la sentenza del Tribunale civile di Torino dell’11 ottobre 2023.

Lo annunciano le associazioni Codacons, Adusbef e Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi, che avevano promosso l’azione legale nei confronti della casa automobilistica per le gravi omissioni nella gestione della campagna di richiamo.

 

Le responsabilità di PSA Italia

Nel confermare la condanna di primo grado, la Corte ha stabilito che PSA Italia, pur non essendo il produttore diretto dei veicoli (Citroen S.A.), è tenuta giuridicamente a rispondere delle mancanze nella gestione del richiamo, essendo legata da un rapporto di mandato con la casa madre.

La Corte presieduta dalla Dott.ssa Gabriella Ratti ha chiarito come, secondo i principi del Codice Civile e del Codice del Consumo, il distributore abbia piena responsabilità nella gestione di una campagna tanto delicata. In particolare, viene sottolineato che i difetti degli airbag erano noti almeno dal 2020, ma che a distanza di cinque anni la campagna di sostituzione non è ancora stata completata, con 127.036 veicoli che avevano aderito alla procedura di check-in entro il 23 settembre 2024.

Il provvedimento impone a PSA Italia di:

  • Completare entro il 31 gennaio 2025 la sostituzione degli airbag difettosi;

  • Informare tempestivamente i proprietari sull’urgenza di interrompere la guida e avviare la procedura di richiamo;

  • Pubblicare avvisi sui principali quotidiani per aumentare la consapevolezza pubblica;

  • Offrire vetture sostitutive o, dove disponibile, voucher per il car sharing agli utenti interessati.

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“Inadempienze e disservizi inaccettabili”

Particolarmente critico il passaggio della motivazione relativo alla gestione dei veicoli sostitutivi. La Corte ha rilevato “carenze tanto informative quanto operative”: solo 12,5% dei richiedenti ha effettivamente ricevuto un’auto sostitutiva, con 1.700 utenti rimasti senza, a fronte di una situazione definita “delicata e pericolosa”.

Secondo i giudici, questo dato suggerisce un grave deficit informativo verso i consumatori, i quali spesso ignoravano i loro diritti o non ricevevano indicazioni chiare sulle modalità e i tempi del servizio. Le associazioni dei consumatori parlano di una sconfitta totale per PSA Italia e di una storica conferma dei diritti degli automobilisti:

 

“Ora la società dovrà rispettare senza più scuse tutte le misure disposte dal Tribunale. È una decisione che rafforza il diritto alla sicurezza e alla trasparenza in un settore dove troppo spesso le responsabilità vengono scaricate da un soggetto all’altro”.

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