Autostrade, i Benetton fanno la loro mossa: rottura con i soci di Atlantia

Autostrade, i Benetton fanno la loro mossa: rottura con i soci di Atlantia
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Sabato arriva la nuova offerta di Cassa e fondi
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26 marzo 2021

È arrivata la mossa dei Benetton per smarcarsi dagli altri soci di Atlantia, che controlla Autostrade. A quattro giorni dall’assemblea chiamata a votare l’allungamento dei tempi dello schema alternativo, la famiglia dice no. E sta per arrivare una nuova offerta di Cdp e dei fondi. In questo modo cercano di chiudere una questione che si protrae dal crollo del ponte Morandi a Genova. I Benetton hanno fatto uscire un comunicato stampa di Edizione, la finanziaria della famiglia che controlla Sintonia, a sua volta socio di Atlantia e anche la Fondazione Crt, altro socio di Atlantia, fa sapere che all’assemblea del 29 marzo il suo delegato voterà no alla scissione di Autostrade.

In buona sostanza, si prospetta una infuocata assemblea degli azionisti di Atlantia lunedì prossimo, convocata per votare sulla proroga del progetto di scissione di Autostrade con il conferimento del 55% alla nuova Autostrade concessioni e costruzioni. I soci della holding infrastrutturale ci arrivano spaccati. “Edizione – si legge nel comunicato – ha preso atto dell’assenza, allo stato, di proposte di potenziali investitori per l’acquisto della partecipazione in Autostrade Concessioni e Costruzioni riveniente ad Atlantia per effetto di detta scissione – pari, in trasparenza, al 55% di Aspi – e non ritiene utile prolungare l’incertezza derivante dalla proroga di detto termine in attesa di ipotetiche offerte per tale partecipazione, anche alla luce dell’offerta vincolante in via di definizione da parte del consorzio di investitori che fa capo a Cassa Depositi e Prestiti per l’acquisto dell’intera partecipazione di Atlantia in Aspi (pari all’88% del capitale di quest’ultima)”. È un via libera, dunque, nonostante si attenda ancora (entro sabato) l’offerta migliorativa chiesta dalla holding. Ma altri soci non sono affatto d’accordo. Se la Fondazione Crt – che ha il 4,85% – è sulla stessa linea dell’azionista di maggioranza relativa, per il fondo attivista britannico Tci l’offerta di Cdp è “illegale” e il board deve respingerla.

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