Diversamente Ferrari: Max Papis, sognando l'America

Diversamente Ferrari: Max Papis, sognando l'America
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Paolo Ciccarone
Il nostro inviato Paolo Ciccarone ripercorre la carriera di piloti che hanno lasciato il segno con la Ferrari fuori dalla F1. La seconda puntata racconta la storia di Max Papis: dopo l'esperienza in F1, ha vissuto un vero e proprio sogno americano
5 maggio 2020

Tutti hanno un sogno americano nel cassetto ma Massimiliano Papis, Max per gli amici, non sapeva di averlo. Lo scoprì alla fine del 1995, quando lasciò la F.1 che fino a quel momento era stata avara di soddisfazioni e solo fonte di problemi. Per un pilota europeo la F.1 rappresenta l’apice di una carriera, ma quando si finisce nel vortice di squadre sbagliate, che lottano giorno per giorno col budget ristretto, allora anche il pilota ci rimette. In immagine e impegno. E’ con questi pensieri in testa che a fine '95 Max Papis ricevette una telefonata da Mario Vecchi, all’epoca con un ruolo importante nella CSAI, la federazione automobilistica italiana. 

L’idea di portare una Ferrari nel campionato americano era già diventata una realtà quando nacque la 333 SP, una berlinetta che per anni avrebbe dominato le scene USA. Ma per Max Papis, reduce dalla F.1 e dalle delusioni di un mondo difficile, rimettersi in gioco non fu facile, ma la passione era tanta e la voglia di riprovarci anche. Mancavano pochi giorni a Natale, ma Daytona era dietro l’angolo. Papis partì destinazione Florida, si presentò nel paddock di Daytona, così diverso da quello della F.1 e incontrò Renzo Setti, responsabile Ferrari per il programma 333 SP, ma anche un ex storico delle F.1 targate Maranello.

Qualcuno era perplesso, come Andy Evans, perché un ex pilota di F.1 ha la mentalità diversa da quella occorrente per portare a termine una gara dura come la 24 ore di Daytona, ma Max Papis aveva deciso di scommettere ancora una volta su se stesso, anche perché gente come Giampiero Moretti e Luigi Buitoni credevano nelle qualità del pilota comasco. Da quel momento cominciò una grande avventura che ridiede la voglia di correre a Papis e gli ha fece emergere quella vena di sportivo allo stato puro che covava sempre dentro di lui e che il mondo della F.1 gli aveva fatto dimenticare.

Gli inizi furono da incorniciare: da una parte c’era un mondo, quello USA e Ferrari, di cui Papis non sapeva niente e viceversa, il pubblico americano non sapeva chi fosse questo ragazzo italiano dal curriculum ignoto per gli standard USA. A tre ore dalla fine di quella prima esperienza, Papis diventò un eroe popolare e Max ricambiò l’affetto dandoci dentro come un matto. Dopo un problema in cui la vettura perse 4 giri ai box, nelle ultime tre ore di gara Max riuscì nell’impresa di recuperarne tre e mezzo alla vettura di testa e a concludere quasi in scia. Alla fine di quella 24 ore il distacco dal primo al secondo fu appena di 46 secondi, meno che dopo un GP di F.1 tirato allo spasimo e nell’ultima, entusiasmante rimonta, Papis scaricò così tutte le frustrazioni e le delusioni patite in Europa.

Ai box Giampiero Moretti era preoccupato, il ritmo di Papis era da F.1, non da gare di durata e si temeva che la 333 SP potesse non resistere a un tale trattamento, il consumo era elevato e infatti la sorpresa arrivò alla bandiera a scacchi, quando la macchina si fermò 400 metri dopo aver tagliato il traguardo praticamente senza un goccio di benzina. A fine corsa Gian Paolo Letta passò il telefono a Max Papis, che ricevette i complimenti del presidente Luca di Montezemolo, informato della grande prestazione del pilota italiano. La prima vittoria fu poco tempo dopo, sul difficile tracciato di Rod Atlanta e dopo aver tagliato il traguardo da vincitore, Papis scoprì cosa vuol dire vincere con una Ferrari e cosa prova il pubblico in tribuna che lo osannò come non si sarebbe mai aspettato accadesse.

Le stagioni dal 1996 fino al 1999 furono esaltanti, ricche di vittorie e titoli nazionali, basti dire che nel primo anno ci furono 9 vittore e 9 record di pista, 6 pole position su 10 gare. E questo fu soltanto l’inizio. Da quel momento, con la Ferrari 333 SP per Papis cominciò una nuova carriera, una nuova vita che lo ha portato a correre e vincere nella IndyCar, a Le Mans. Nel 1998 a fine stagione il conto corrente di Papis si arricchì di un milione di dollari di premi vinti nelle gare. Quando a fine 95 si presentò nei box di Daytona aveva in tasca solo 5 mila dollari, tutto quello che gli era rimasto dei 420 mila dollari spesi per correre in F.1. Fu una scommessa vinta grazie all’appoggio di amici e di chi credette in Max Papis, ma se fosse andata male, quei 5 mila dollari non sarebbero stati sufficienti nemmeno per comprare il biglietto di ritorno dopo i test. Invece no, Max Papis e la Ferrari 333 SP ottennero un posto di rilievo nella storia delle corse USA.

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