Emissioni, stretta dell'Europa: - 55% nel 2030

Emissioni, stretta dell'Europa: - 55% nel 2030
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La Commissione Europea propone l'aumento del taglio delle emissioni di gas serra rispetto al 1990 dal 40% al 55% nel 2030. La risposta di ACEA, associazione dei costruttori auto europei
17 settembre 2020

Il target di riduzione dei gas serra rispetto al 1990 è destinato a salire dal 40% al 55% nel 2030: è questa la proposta della Commissione Europea ufficializzata dal presidente Ursula von der Leyen in occasione della plenaria del Parlamento Europeo. Sarà discussa ad ottobre dal Parlamento nell'ambito del pacchetto di misure da comprendere nella prima legge comunitaria sul clima, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Si tratta di una proposta meno severa rispetto a quella richiesta dalla commissione ambiente del Parlamento Europeo, che aveva votato per un taglio del 60%. La von der Leyen concede che l'aumento può «risultare eccessivo per alcuni e troppo moderato per altri», ma la valutazione d'impatto «mostra chiaramente che l'economia e l'industria sono in grado di farcela». 

E non si è fatta attendere la replica del direttore generale di ACEA, Eric-Mark Huitema, portavoce di un mondo dell'auto provato non solo dalla crisi dovuta alla pandemia di COVID-19, ma anche dagli standard sulle emissioni in vigore da gennaio. «La strategia dell'UE deve chiaramente essere rivista e adattata periodicamente in modo che tutte le parti possano contribuire al raggiungimento degli obiettivi. I responsabili politici, però, non solo devono mettere in atto questi obiettivi, ma anche le politiche di supporto necessarie per tutti i tipi di veicoli». Come, ad esempio, la creazione di una fitta rete di punti di ricarica per veicoli elettrici in tutta Europa.

Ma per far accelerare la spinta verso l'elettrico servono anche incentivi che rendano la mobilità ad emissioni zero «accessibile e conveniente per tutti gli europei». Secondo i costruttori auto, poi, è necessaria una revisione del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS), in modo tale da rendere questo strumento più efficace. «Riconosciamo il desiderio dell'Unione di essere pioniera globale delle azioni per il clima, ma serve un cambiamento normativo senza precedenti, in modo tale da far sì che i fattori abilitanti siano garantiti». Senza una visione chiara del quadro politico di valutazione dell'impatto, aggiunge Huitema, «è difficile prevedere uno scenario realistico» per gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2.

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