Assemblea Anfia: un “Piano Italia" per rilanciare il settore

Assemblea Anfia: un “Piano Italia" per rilanciare il settore
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Stellantis e Ministero delle Imprese al lavoro insieme per rafforzare l'intera filiera automotive italiana
12 dicembre 2025

Ora o, forse, mai più: il tempo per rimettere il settore automotive al centro delle politiche industriali del Paese sta per scadere davvero e senza un immediato slancio che rilanci la produzione nel segno dell'innovazione, c'è solo da prepararsi ad un futuro prossimo fatto di rimpianti e macerie, tre reali (impianti chiusi) e metaforiche (licenziamenti e crisi sociale).

Quindi, anche superando vecchie ruggini e mettendo da parte dissapori antichi, con la consapevolezza che o si rema tutti insieme nella stessa direzione oppure si va a fondo senza via di scampo, i diversi protagonisti del mondo automotive ora si scambiano ramoscelli d'ulivo e promesse d'amore eterno.

L'annuale assemblea di Anfia, svoltasi a Roma, ha avuto il primo, grande merito di giocare a carte scoperte: Roberto Vavassori, presidente dell'associazione, ha descritto senza mezzi termini lo scenario attuale, che pare lasciare pochi margini all'ottimismo, tra volumi di produzione in caduta libera, livelli di vendita piatti e prospettive che, senza misure di contrasto immediate, sembrano suonare il “de profundis” per un comparto finora trainante per l'economia dell'intero continente. 

Per non arrendersi ad un declino che pare già scritto, ecco il coup de théâtre, l'impegno preso davanti all'intera platea da parte di Stellantis e Ministero delle Imprese, con la benedizione delle stessa Anfia, per un “Piano Italia” capace di invertire la tendenza.

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Il primo segnale è venuto dal ministro Adolfo Urso, tra le cui deleghe ricade anche quella del made in Italy: alle sue parole, che sottolineavano la necessità di piena sicurezza economica e autonomia strategica dell'Europa, in un contesto globale incerto invocando al contempo un cambio di rotta nelle normative UE sulle emissioni di CO2, ha fatto da sponda l'amministratore delegato di Stellantis, che nel suo intervento da remoto ha ripreso il tema della rimodulazione delle normative di Bruxelles in chiave di protezione della produzione nazionale.  

Antonio Filosa ha ricordato come malgrado le turbolenze del mercato globale, Stellantis nel 2025 abbia confermato l'impegno di erogare due miliardi di euro come investimenti diretti per gli stabilimenti italiani e che, soprattutto, il Gruppo Stellantis abbia acquistato componenti dai fornitori italiani per un valore che supera i sette miliardi di euro, superando quindi l'obiettivo di sei miliardi previsto ad inizio anno, a conferma del riconoscimento della qualità di prodotto che migliaia di piccole e medie aziende sono in grado di offrire, continuando a rappresentare l'ossatura indispensabile della componentistica, capace di unire in una comune prospettiva di sviluppo il brand dell'auto e la supply chain nazionale.

Soprattutto, Filosa ha delineato una nuova rotta strategica per Stellantis, meno legata all'approccio "electric-only" e con maggior margini operativi per una produzione basata su più fonti energetiche: ibrido, termico ed elettrico dovranno ancora convivere perché al momento - e di sicuro per i prossimi anni - l'auto elettrica «non chiude perfettamente il cerchio».

Visione comune, quindi, tra apparato industriale e rappresentanza politica, che si tradurrà già nelle prossime settimane nella definizione di una strategia concreta per riportare l'Italia al centro delle dinamiche produttive europee; e se verranno confermate le anticipazioni su un ripensamento della road map di Bruxelles per la dismissione dei combustibili fossili in campo automotive, si capirà come davvero l'occasione sia davvero propizia - ancorché unica - per immaginare un futuro meno problematico, ad iniziare - come già scritto - dalla forte connessione tra Stellantis ed i fornitori italiani.

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