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Durante un’intervista rilasciata a Cinque minuti, il programma di Bruno Vespa, l’amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, ha ribadito con fermezza la centralità dell’Italia nella strategia del gruppo automobilistico.
“Il nostro piano è il nostro impegno, e non è previsto alcun ridimensionamento nel Paese. L’Italia è al centro del progetto strategico di Stellantis e lo stiamo dimostrando con fatti concreti”, ha dichiarato Filosa, citando due esempi simbolici: l’avvio della produzione della Jeep Compass a Melfi e della Fiat 500 ibrida a Mirafiori.
Tuttavia, il numero uno del gruppo ha sottolineato come l’industria automobilistica europea debba confrontarsi con regole “troppo restrittive”, che secondo lui rappresentano un ostacolo maggiore rispetto alla concorrenza asiatica. “Il problema non è la Cina – ha affermato – ma le norme europee, che frenano la competitività e la libertà di scelta dei consumatori”.
Filosa ha ricordato che il piano industriale di Stellantis assegna a ogni stabilimento italiano “una chiara missione produttiva, senza eccezioni”. Nel 2025, il gruppo ha destinato 2 miliardi di euro di investimenti in Italia e 6 miliardi in acquisti di componenti e servizi da fornitori italiani, un impegno che testimonia la volontà di rafforzare la filiera nazionale. “Stiamo facendo la nostra parte – ha aggiunto – ma ora serve la seconda: una revisione urgente delle regolamentazioni europee”.
Il dirigente ha poi evidenziato la differenza di approccio tra Europa e Stati Uniti. “Negli Usa, il governo ha cambiato le regole con pragmatismo e rapidità, restituendo ai cittadini la libertà di comprare l’auto che vogliono. In Europa, invece, le norme sono ancora troppo rigide: serve una correzione immediata per adattarle alla realtà del mercato”.
Tra le priorità indicate da Filosa c’è la necessità di introdurre una maggiore neutralità tecnologica, consentendo a tutte le soluzioni – ibride, elettriche o termiche efficienti – di coesistere in un percorso di transizione graduale. Ha inoltre invitato Bruxelles a concentrarsi sul rinnovamento del parco circolante europeo, oggi composto da 256 milioni di vetture, di cui oltre 150 milioni hanno più di dodici anni e risultano molto più inquinanti delle auto moderne: “Servono anche norme realistiche per i veicoli commerciali – ha aggiunto – perché i target attuali sono irraggiungibili. E un’attenzione particolare va data alle citycar, segmento fondamentale per l’Europa e per l’Italia”.
L’amministratore delegato ha poi richiamato l’attenzione su uno dei principali ostacoli competitivi per l’industria italiana: il costo dell’energia. “La competitività del settore dipende da una somma di fattori interni ed esterni – ha spiegato – e su molti di quelli interni l’Italia è imbattibile. Ma non possiamo ignorare i fattori esterni: nel 2024, un megawatt in Spagna costava 70-80 euro, mentre in Italia superava i 180. È una differenza che pesa”.
Filosa ha comunque assicurato che il dialogo con il governo è aperto e costruttivo, con l’obiettivo di arrivare a soluzioni che sostengano la manifattura e l’occupazione. “La nostra parte la stiamo facendo – ha concluso – ma serve un’Europa più pragmatica e un’Italia capace di competere sullo stesso piano dei partner continentali”.