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Una svolta improvvisa ma non del tutto inattesa: Stellantis ha deciso di rescindere tre maxi accordi legati alla fornitura di materiali per le batterie elettriche, segnando di fatto la prima grande mossa strategica dell’era Antonio Filosa. In appena cinque giorni, il colosso italo-franco-americano ha annullato gli accordi con Novonix, Alliance Nickel e Westwater Resources, società coinvolte nella produzione di grafite, nickel e cobalto destinati agli accumulatori dei futuri modelli elettrici.
Le rescissioni arrivano dopo una revisione del piano Dare Forward 2030 ideato da Carlos Tavares, che prevedeva oltre cinque milioni di veicoli elettrici venduti all’anno entro la fine del decennio. Ora la priorità di Filosa sembra essere una riconfigurazione del portafoglio energetico, più prudente e coerente con l’attuale domanda globale.
Le mosse di Filosa segnano una fase di riequilibrio industriale. Da un lato, la domanda di auto elettriche (Bev) in Europa e negli Stati Uniti sta rallentando; dall’altro, il possibile ritiro delle politiche green sotto una nuova amministrazione americana ha spinto Stellantis a diversificare. Il gruppo ha già investito 13 miliardi di dollari negli USAin nuovi impianti termici e ibridi, pur continuando a credere nella transizione energetica. La riduzione della dipendenza da materiali come nickel, cobalto e grafite non significa un passo indietro, ma una razionalizzazione dei contratti firmati nell’era Tavares, per proteggere redditività e flessibilità produttiva.
Il futuro piano industriale, atteso entro metà 2026, potrebbe definire nuovi target più realistici per l’elettrico, supportati da partnership strategiche come quella con CATLper la gigafactory in Spagna e con Leapmotor per la diffusione di modelli elettrici in Europa. L’obiettivo è chiaro: non abbandonare l’elettrico, ma governarlo con maggiore prudenza e visione industriale.