F1: Brian Hart muore a 77 anni

F1: Brian Hart muore a 77 anni
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Emiliano Perucca Orfei
Noto come costruttore di motori alternativi ai classici Ford clienti l'ex-pilota e poi motorista inglese è scomparso il 5 gennaio
7 gennaio 2014

Usciti ufficialmente di scena nel 1997 (anche se hanno corso fino al 1999) i motori di Hart hanno avuto un ruolo importante nella storia della F1, in particolar modo per i piccoli team che potevano contare sulle unità dello scomparso motorista inglese (5 gennaio 2014) in alternativa a quelle proposte da Cosworth.

 

77 anni, Brian Hart aveva iniziato la propria carriera come pilota ottenendo anche successi nelle formule minori ed una affermazione, nel 1969, ad Hockenheim nel 1969 in F2. Hart, però, si è fatto notare nel mondo delle corse più come motorista che come pilota sin dall'inizio della sua carriera quando si è occupato di sviluppare motori Cosworth per la F1 prima di approdare in F1 agli inizi degli anni 80.

 

144 GP disputati sulla bellezza di 368 vetture, i motori inglesi hanno conquistato in F1 due pole position (una di Teo Fabi su Toleman al Nurburgring nel 1985) due giri veloci,  63 punti iridati ottenuti anche attraverso cinque podi, di cui uno di Senna a Montecarlo nel 1984.

 

Uno dei motori più interessanti firmati da Hart, oltre al turbo della Toleman, è stato indubbiamente il 3.5 V10 utilizzato da Jordan a partire dal 1993. Oltre alla pole di Spa, nel 1994 Barrichello riesce a conquistare il terzo posto nel Gp del Pacifico.

Barrichello Jordan 1993
Barrichello sulla Jordan del 1993

 

Il regolamento tecnico, però, a partire dal 1995 segna la scomparsa dei 3.5 litri in favore dei 3.0 ed Hart sceglie di puntare sull'architettura V8  fornendo Footwork-Arrows nelle stagioni 1995 e 1996 (terzo posto in Australia per Morbidelli nel 1995) e poi, a partire dal 1997, la Minardi.

 

Il 1997 segna la fine dei motori firmati Hart anche se l'esperienza del motorista britannico viene sfruttata da Yamaha per la realizzazione di un V10 che sarà poi utilizzato da Damon Hill sulla Arrows: un motore capace di spingere la A18 ad un rocambolesco secondo posto in Ungheria (fino a metà dell'ultimo giro Hill era in testa) e di ottenere due seconde file nel corso della stessa stagione.

 

Nel frattempo la struttura ingegneristica di Hart si fonde con quella di Tom Walkinshaw, proprietario della Arrows, ed il motore V10 "giapponese" viene fatto correre nelle stagioni 1998 e 1999 con il nome di Arrows V10 con il massimo risultato di un quarto posto nel GP di Monaco del 1998.

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