Ferrari P80/C | La ONE-OFF di Maranello in un docufilm eccezionale

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Ferrari P80/C (codice progetto SP36) è stato un obiettivo ambizioso: sviluppare un prodotto nuovo, non presente tra le vetture della gamma Ferrari con una relazione strettissima con la Dino 206 S da competizione e la Dino 206/246 GT di serie
28 marzo 2020

Ferrari P80/C (codice progetto SP36) rappresenta per la Casa di Maranello un obiettivo ambizioso: sviluppare un prodotto nuovo, non presente tra le vetture della gamma Ferrari. Una sport prototipo ispirata alle auto che hanno definito codici stilistici propri, capaci di renderle delle icone celeberrime e che, pur essendo state concepite come vetture da pista, hanno anche saputo influenzare successivamente tutta una linea di vetture stradali più eleganti; basti pensare, per esempio, alla relazione strettissima che c’è tra la Dino 206 S da competizione e la Dino 206/246 GT di serie. In entrambe le interpretazioni, c’è un imprinting comune, nonostante il lessico sia diverso: nelle prime ritroviamo gli elementi delle Ferrari da competizione, nelle seconde le linee più sobrie e raffinate delle vetture stradali.

Il caso della P80/C è radicalmente diverso rispetto alle one-off viste sino ad oggi: trattandosi di una vettura da pista, in cui le prestazioni contano in maniera assolutamente rilevante, non solo ci si è spinti verso la ricerca di un design che fosse unico, ma si è intervenuti in maniera radicale anche sulla meccanica di partenza, con l’introduzione di contenuti specifici, al fine di raggiungere un connubio tra stile, tecnica e aerodinamica straordinariamente performante e accattivante.

La scelta è caduta sul telaio della 488 GT3 da gara, non solo per le notevoli prestazioni che garantisce, ma anche per il fatto che il passo più lungo di cui dispone, 50 mm rispetto a quello della 488 GTB, assicura maggiore libertà nell’impostazione dell’architettura della vettura: rispetto all’impianto classico delle Ferrari 488, con linea tendenzialmente simmetrica rispetto alla cabina, un telaio GT permette di enfatizzare quell’effetto cab forward, di linea sbilanciata in avanti e allungamento della coda, che conferisce un carattere più aggressivo e compatto alla vettura e che ha rappresentato, sin dalle fasi iniziali di studio, uno dei punti cardine nell’impostazione dello stile.

La 80/C è basata sulla Ferrari 488 GT3
La 80/C è basata sulla Ferrari 488 GT3

Lo sviluppo aerodinamico si è basato sull’esperienza acquisita con la 488 GT3, senza i vincoli imposti dai regolamenti internazionali. Lo splitter anteriore è specifico e, mentre la curva di espansione e i generatori di vortici del diffusore posteriore sono gli stessi usati sulla GT3, le superfici esterne sono specifiche per la P80/C. Il risultato si traduce in un miglioramento del 5% nell’efficienza complessiva, necessaria per sfruttare le capacità del motore la cui potenza non è limitata da restrittori. Uno degli obiettivi del progetto consiste nel bilanciare il carico aerodinamico della parte superiore della carrozzeria in maniera uniforme rispetto ai due assi, sfruttando appieno il sottoscocca della 488 GT3.

Questa configurazione, in accoppiamento con l’adozione di un profilo alare portante aggettante rispetto al bordo d’uscita del tetto, permette una forte ricompressione del flusso a valle, che estremizza le performance deportanti della parte in coda del lunotto e dello spoiler. Il profilo portante, ispirato alla T-Wing delle F1 del 2017, ha infatti il compito di far richiudere velocemente il flusso a valle creando un lunotto ‘virtuale’ molto corto e una bolla di separazione estremamente limitata. Sulla parte anteriore spicca una geometria dal disegno che potremmo definire a “catamarano”; l’effetto aggettante della guardia è ben sottolineato da una forma quasi alare, che il gioco di pieni/vuoti mette molto ben in evidenza. Gli ampi sfoghi d’aria del radiatore sono collocati proprio dietro questa sorta di ala e accompagnano una depressione in altezza del cofano anteriore che esalta la muscolatura dei parafanghi.

Flavio Manzoni - Direttore dello Stile di Maranello - al lavoro sulla P80/C
Flavio Manzoni - Direttore dello Stile di Maranello - al lavoro sulla P80/C

Il fatto che la P80/C sia una vettura omologata solo per l’uso in pista ha permesso di fare a meno di componenti che in una vettura stradale sono fondamentali e che condizionano molto lo stile. In particolare i fanali e i proiettori, intesi nel senso classico, nella P80/C spariscono. Sono ridotti a fessure, ricavate in nicchie che sul frontale ricordano gli alloggiamenti delle prese d’aria disposte sulla bocca della 330 P3/P4.

A differenza della 330, nella P80/C gli alloggiamenti non sono inseriti all’interno di una bocca, in un ovale, ma sembrano quasi due tasche ricavate nella sezione della prua della vettura. Lo stesso stilema lo ritroviamo sul posteriore: lo spoiler che, per necessità aerodinamiche, ha una larghezza notevole, integra i due fanali fortemente caratterizzanti e li fa percepire come due sfoghi d’aria, in perfetta coerenza con il frontale. L’adozione poi di un lunotto concavo e di alette in alluminio a veneziana sul padiglione, citazione della 330 P3/P4, dà al posteriore della P80/C un aspetto unico e riconoscibile.

La P80/C in azione ad Adria
La P80/C in azione ad Adria

Su richiesta del cliente la vettura è stata concepita per avere una doppia anima: un assetto da gara, che prevede la presenza di un’ala riportata in carbonio, piuttosto vistosa, e ruote da pista monodado da 18 pollici e una versione da esibizione - assolutamente priva di appendici aerodinamiche riportate - per valorizzare la purezza delle forme, in cui spiccano ruote da 21. Gli interni vettura rispettano sostanzialmente l’impostazione della vettura originale, con la presenza di un roll cage, internamente integrato con la scocca.

Nel suo insieme la P80/C è stata pensata per avere una chiarezza di lettura assoluta; pur essendo totalmente in carbonio, solo le parti che hanno una funzione strettamente tecnica sono trattate in carbonio a vista, mentre, per avere più risalto possibile, la forma del corpo vettura principale è di un brillante Rosso Vero. Il nome è stato scelto proprio dal cliente, a conferma della sua fedeltà alla tradizione delle sport prototipi Ferrari, anche riguardo al loro colore.

Rispetto alla 488 GT3, sono state ridisegnate le parti laterali della plancia, i rivestimenti dei sedili e i pannelli porta, pensati come gusci interamente in carbonio, senza nessun aggravio del peso della vettura.

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