Germania: industria dell'auto contro la Merkel

Germania: industria dell'auto contro la Merkel
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Si incrina il fronte tedesco che si oppone ai “Coronabond“: per gli industriali teutonici sono necessari a superare la crisi da pandemia
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
14 aprile 2020

Da un lato Frau Angela, dall’altra la Bdi, la federazione tedesca dell’industria: a sorpresa, sembra vacillare la proverbiale rigidità tedesca sul fronte dei Coronabond.

Se infatti la Merkel in sede europea non arretra di un millimetro, in patria non tutti condividono la posizione intransigente della Cancelliera: in un documento ufficiale, la locale Confindustria apre al provvedimento, giudicando corretta la condivisione del debito tra i Paesi dell’Unione per affrontare le conseguenze economiche della pandemia.

In prima fila ci sono i colossi dell'auto: BMW, Mercedes e Volkswagen, tramite i loro amministratori delegati, hanno ribadito che se le fabbriche di componentistica, soprattutto italiane e spagnole, non riapriranno, presto diventerà impossibile continuare a costruire le vetture tedesche.

Un sostegno inatteso, dunque, alla richiesta che vede l’Italia in prima fila: «L’emissione di coronabond una tantum è una possibilità: ci sono altri strumenti - ha detto Isabel Schnabel, membro tedesco all’interno del Comitato esecutivo della Banca centrale europea - che potrebbero essere utilizzati, come un fondo di salvataggio dell'UE o misure che coinvolgono il Mes o la Banca europea per gli investimenti».

Ufficialmente il governo tedesco (con la sola forte solidarietà dell’Olanda) resta contrario ai coronabond: anche il “falco“ Wolfgang Schaeuble, nella sua posizione di presidente del Bundestag, esprime la sua contrarietà a questa forma di sostegno condiviso: «I coronabond non aiutano alla soluzione di alcun problema che non si possa affrontare con gli strumenti già esistenti. Chi prende le decisioni deve essere responsabile per le possibili conseguenze. E questo non accadrebbe più nel caso di una condivisione del debito. Con i coronabond l'Europa non sarebbe più forte, ma più debole». 

Ma la presa di posizione degli industriali, e le voci interne critiche di importanti partiti come quello dei Verdi,  potrebbe portare presto a posizioni più morbide e comprensive, come chiesto ormai dalla maggioranza dei Paesi dell’Unione.

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