Greyball, lo scudo di Uber per depistare le indagini

Greyball, lo scudo di Uber per depistare le indagini
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Daniele Pizzo
Agenti di polizia ed investigatori identificati ed ingannati attraverso una falsa app che rende impossibile effettuare una corsa
6 marzo 2017

Punti chiave

Uber depista le indagini a suo carico utilizzando un sistema battezzato “Greyball”. Si tratta di uno stratagemma molto ingegnoso rivelato dal New York Times, la cui esistenza è stata confermata dalla stessa azienda, pensato per evitare che agenti in incognito di polizia o di altri organi inquirenti possano effettuare una corsa al fine di accertare violazioni alle leggi locali.

Greyball, ancora in uso non solo negli USA ma anche in Europa, è in grado di identificare se il chiamante è un agente di polizia o altro investigatore attraverso diversi canali: i dati della carta di credito associata al profilo, la localizzazione geografica della chiamata (se ad esempio proviene da una stazione di polizia), i dati dei social network del chiamante, i numeri di serie dei dispositivi utilizzati.

Una volta etichettato il cliente come “rischioso”, lo scudo contro le indagini di Uber sostituisce la vera app Uber con una falsa app che visualizza sullo smartphone del chiamante delle auto Uber “fantasma”, che non esistono nella realtà, oppure non visualizza nessun autista disponibile. 

Il sistema è talmente articolato che se una richiesta dovesse bypassare Greyball, dalla sede parte una chiamata per l'autista che lo invita ad interrompere la corsa prima di raggiungere il cliente in incognito.

Pare che Greyball, riporta Il Giornale, sia stato inventato in Italia e precisamente nella sede di Milano come risposta alle indagini dei vigili del capoluogo lombardo prima che Uber venisse dichiarato fuorilegge.

«L'idea di mettere a punto un'applicazione parallela - racconta un ex manager di Uber Italia - ci venne quando la sede di Milano segnalò la guerra senza esclusione di colpi messa in atto contro di noi dalla Giunta Pisapia. I primi a compiere atti di palese illegalità furono i vigili urbani e un gruppo di tassisti loro complici. I vigili delle Frecce, l'unità speciale incaricata d'identificare e sanzionare i nostri collaboratori, si registravano con nomi di fantasia sulla nostra applicazione e prenotavano le corse senza presentarsi all'appuntamento. Il piano era chiaro. Puntavano solo a registrare le targhe e a seguire i nostri autisti. Volevano dimostrare che non partivano da una rimessa come previsto, ma pigliavano le chiamate al volo al pari dei tassisti. Così potevano sanzionarli e provare l'illegalità del servizio. La cosa più grave era però la complicità di un gruppo di tassisti che facevano lo stesso giochino e passavano targhe e nomi alle Frecce». 

«A quel punto abbiamo deciso di render pan per focaccia prendendoli un po' in giro. Assieme al nostro esperto di software ci siamo inventati quella che in italiano suonava come palla grigia. In pratica dopo aver classificato tutti i nominativi degli autori di troppe chiamate a vuoto abbiamo creato un automatismo per deviare tutte quelle chiamate sospette sulla palla grigia, un'applicazione assolutamente virtuale dove avrebbero atteso inutilmente l'arrivo di un'auto o di un'autista da sanzionare. Il sistema ha funzionato benissimo e in breve è stato adottato da Parigi e da tutte le altre sedi nel mirino delle autorità locali. Ora hanno scoperto che l'usavano anche in America, ma l'origine di greyball è uno scherzetto tutto italiano», ha spiegato la fonte anonima.

Se Greyball sia legale o meno dipende dalle leggi locali. Intanto il deputato europeo Marietje Schaake ha presentato un'interrogazione alle Commissione Europea che dovrà stabilire se il software “anti-indagini” di Uber violi le leggi UE in materia di commercio, protezione della privacy e competizione.

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