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In meno di 48 ore, la crisi geopolitica ha scatenato una reazione a catena: il prezzo del petrolio Brent è aumentato del 10%, attestandosi intorno ai 75 dollari al barile, sui livelli di inizio aprile 2025.
L’onda lunga di questa tensione si è già fatta sentire anche in Italia, con i prezzi dei carburanti in salita: secondo i dati aggiornati, la benzina in modalità self è passata da 1,704 a 1,706 euro al litro, mentre il diesel ha subito un incremento più marcato, salendo di tre centesimi, fino a quota 1,604 euro/litro.
L’Iran rappresenta una pedina fondamentale nello scacchiere petrolifero globale. Infatti, produce circa il 4% del greggio mondiale e detiene il 9% delle riserve globali. Ma la portata della crisi va ben oltre i confini della Repubblica islamica: tutta l’area mediorientale è coinvolta. Paesi come Iraq, Kuwait, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar, che nel complesso generano un terzo dell’oro nero del pianeta, sono osservati speciali.
Il vero timore degli analisti è una possibile interruzione delle rotte di approvvigionamento, in particolare nello Stretto di Hormuz, stretto passaggio da cui transitano circa 20 milioni di barili al giorno. Un blocco in questa zona causerebbe un impatto devastante sulla logistica globale dell’energia.
Gli analisti stanno tracciando scenari di rischio sempre più allarmanti e, secondo ING, nel caso di un’escalation contenuta, il prezzo del barile potrebbe salire fino a 80 dollari. Ma J.P. Morgan ipotizza uno scenario più drastico: una corsa fino a 120 dollari al barile. E c’è chi va oltre: il ministro degli Esteri iracheno, Fuad Hussein, ha paventato un’ipotesi estrema, parlando di un possibile range compreso tra 200 e 300 dollari al barile, qualora il conflitto si allargasse e coinvolgesse direttamente le rotte commerciali.
Per l’Italia, che dipende pesantemente dall’importazione di greggio, ogni oscillazione del Brent si traduce quasi istantaneamente in aumenti alla pompa. Nonostante le rassicurazioni dei distributori, gli automobilisti stanno già facendo i conti con rincari visibili, mentre si teme che l’impatto possa aggravarsi nelle prossime settimane.
Anche l’Europa osserva con crescente preoccupazione. Dopo mesi di inflazione sotto controllo e prezzi energetici in calo, una nuova crisi petrolifera potrebbe compromettere la fragile ripresa post-pandemica e ostacolare gli obiettivi di transizione ecologica.