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Il Tokyo Auto Salon, da non confondere erroneamente con il Tokyo Motor Show, è da anni pilastro fondamentale di una cultura automobilistica che ancora oggi, nonostante le ostilità del mondo contemporaneo, respira e resiste. Se al Motor Show infatti le case presentano le novità e le visioni per il futuro (per cui parliamo di automobili di serie), l’Auto Salon è concentrato sul mondo del tuning, dell’aftermarket e di tutta quella passione “da smanettoni” così tanto popolare in Giappone, Paese dal quale arriva ormai la maggior parte dell’influenza culturale per l’automobile “truccata”.
Gli stand e le piattaforme girevoli della fiera di Chiba, città dove ha luogo il TAS (Tokyo Auto Salon), hanno visto negli anni la nascita e l’incredibile crescita di brand quali Rocket Bunny, Liberty Walk, Car Modify Wonder, partiti come piccoli produttori di componenti spesso solamente estetici e diventati oggi dei fenomeni mondiali. Senza considerare la presenza fissa di marchi storici europei ed americani tra i più disparati: Öhlins, Recaro, K&N, FOX ecc.. insomma tutta l’elite dell’elaborazione auto.
Grosse realtà, grossa affluenza e riconoscimento internazionale significano anche grandi personaggi, eccellenze del mondo automotive… e non solo. Poche ore fa infatti è stato pubblicato sui canali social ufficiali del Tokyo Auto Salon un post raffigurante i dodici special guest invitati al Salone 2026 in qualità di “influencer”. Primo della lista, influencer non nel senso stretto del termine ma realmente influente ed apprezzatissimo, nientemeno che Akio Toyoda “Morizo”, CEO di Toyota e cultore dell’automobile nella sua forma più romantica. Sempre dal Giappone, il cantante Piston Nishizawa e Maaya Orido, pilota emergente e figlia di quel funambolico Max Orido colonna portante dei campionati di drift dagli anni Novanta ad oggi. Altre figure dagli Stati Uniti, l’imprenditore Sean Lee di Purist Group e il fotografo Larry Chen.
Tra il parterre di ospiti non passano inosservati i due sotto i quali compare la bandiera italiana: Giulia Ottorini e Sofiane Antonio Rabeh, meglio conosciuto come ArabGT. La Ottorini, bolognese classe 2002 e già ospite al Gran Premio di Formula 1 di Miami 2025, deve la sua fama ed il suo pubblico da 1,3 milioni di follower ai contenuti pubblicati su note piattaforme ad abbonamento largamente permissive, mentre Sofiane Antonio, influencer che spazia dalle auto alle crypto fino al lifestyle dubaino, ha costruito la propria community attraverso modifiche estreme e di dubbio gusto alle proprie auto (tra le quali la celebre Nissan Skyline R33 GTS-T spacciata come GTR e wrappata in una livrea decisamente sgargiante). Più volte allontanato da raduni ed eventi per comportamenti inadeguati, si è poi spostato sul drifting, con risultati ben diversi dal sopracitato Orido.
Insomma, una foto di gruppo decisamente eterogenea che rispecchia i diversi livelli di cultura automobilistica (ed altre…), spesso accecati dal numero di follower, mero contatore utilizzato come “sostituto d’imposta” rispetto all’autorevolezza ed alla reale competenza in materia, dettaglio che fa sorridere ma soprattutto riflettere chi di auto è appassionato davvero e ne sogna una divulgazione di ben altro calibro, dove è la qualità ad essere messa al centro ed i beceri numeri a lato. In fiera si celebra l’automobile elaborata, ma fuori si conferma un vizio che stiamo normalizzando: scambiare la visibilità per autorevolezza. E quando succede, non è il tuning a perdere qualità: è la narrazione dell’auto a perdere dignità.