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La Formula 1 in quanto massima espressione della competizione automobilistica è da sempre una disciplina in cui il mezzo meccanico solitamente fa la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Per quanto se ne dica, il pilota rappresenta nella maggior parte dei casi un’estensione della macchina e anche se nel passato era in grado di fare maggiormente la differenza col passare del tempo questo aspetto romantico sì è via via affievolito grazie all'inevitabile progresso tecnologico. La frase “Vince sempre la macchina più forte” è diventata un leitmotiv soprattutto tra i detrattori. Nella storia però si sono verificate delle eccezioni per la quale, per un motivo o per un altro, la macchina considerata più veloce non è riuscita a cogliere il massimo risultato.
Molteplici sono i casi, soprattutto nel passato, in cui a fermare la corsa di una particolare vettura sono stati purtroppo degli incidenti che hanno messo fuori gioco i piloti favoriti per la vittoria finale. Celebre ad esempio il caso della 312 T2 e di Niki Lauda. L’austriaco e la Ferrari rappresentano a metà anni ‘70 un binomio quasi invincibile e dopo il bis iridato del 1975 la storia sembra ripetersi nel 1976. Niki però, dopo aver dominato la prima parte di stagione, incappa nel famoso e infausto rogo del Nürburgring che quasi gli costa la vita. Hunt approfittando dell’assenza del rivale gli rosicchia piano piano lo svantaggio, ma Niki torna miracolosamente in pista dopo appena 40 giorni. Per l’austriaco però le ultime gare si rivelano difficoltose e la stagione culmina con il controverso rifiuto di correre sotto il diluvio del Fuji. Con il terzo posto Hunt conquista il Mondiale per un solo punto senza mai essere stato in testa nella generale. La Ferrari si prende abbastanza facilmente il titolo costruttori ma, senza nulla togliere a James Hunt, è evidente che quello piloti sia sfuggito solo a causa dell’incidente dell’austriaco. Stessa sorte, ma con un epilogo decisamente peggiore, toccò alla 126 C2. L’ultima Ferrari ad effetto suolo prima della F1-75 è complessivamente la macchina più competitiva dell’incerto 1982, forse meno veloce in termini assoluti di alcune rivali, ma certamente più solida e costante e questo permette a Villeneuve e Pironi di lottare per le posizioni di testa. La stagione della Ferrari però assume risvolti drammatici. L’8 maggio Gilles perde la vita nel tragico volo di Zolder mentre il 7 agosto, durante le prove a Hockenheim, Pironi subisce un gravissimo incidente in cui pur uscendo miracolosamente vivo si ritrova con le gambe irrimediabilmente compromesse. Il francese si salva dall’amputazione ma la sua carriera in F1 è ormai finita. Didier, in quel momento lanciato verso il titolo, deve rinunciare alle 5 gare finali e si vede superare all’ultimo da Keke Rosberg che con una sola vittoria si aggiudica il suo unico mondiale per soli 5 punti. La Ferrari vince il titolo costruttori ma ancora una volta quello piloti sfugge in maniera beffarda e la 126 C2 passa alla storia come vettura “maledetta”.
Passano 17 stagioni e la storia per la Rossa di Maranello si ripete di nuovo nel 1999 quando dopo anni di inferiorità tecnica la F399 sembra finalmente in grado di lottare per entrambi i campionati. L’incidente di Silverstone in cui Schumacher si rompe una gamba però scombina i piani del Cavallino. Irvine ci prova e arriva all’ultima gara addirittura in testa alla classifica, ma alla fine è Häkkinen ad aggiudicarsi il titolo piloti nonostante le tante sfortune incontrate durante la stagione. La Ferrari in attesa di riavere Schumacher a tempo pieno si consola dopo 16 anni con il Mondiale Costruttori, ma polemiche a parte, l’impressione è che se al posto di Irvine ci fosse stato il tedesco anche quello piloti sarebbe stato alla portata.
Di tutt’altro natura invece sono le volte in cui ad impedire una vittoria completa sono state mancanze dei piloti o della squadra. Lo sa bene Carlos Reutemann che nel 1981 si vide soffiare il titolo dalla Brabham di Piquet nell’ultimo round di Las Vegas. L’argentino, velocissimo per tutta la stagione ma soggetto ad umori altalenanti, arriverà addirittura ad insinuare che la sua stessa squadra, la Williams Campione del Mondo nei costruttori, lo avesse sabotato per impedirgli di battere il compagno di squadra e prima guida, Alan Jones. D’altronde, come affermato dallo stesso Frank Williams quello riservato ai team era il trionfo più importante e questa stessa mentalità gli si ritorse ancora contro 5 anni dopo. Nel 1986 la Williams è di gran lunga la macchina da battere ma la squadra decide di non designare mai una prima guida tra Mansell e Piquet che dunque si spartiscono liberamente 9 delle 16 gare conquistando facilmente il titolo costruttori. Questo però costa alla scuderia il titolo piloti, quando nell’ultimo appuntamento di Adelaide uno sfortunato ritiro di Mansell consegna incredibilmente il mondiale ad Alain Prost e alla McLaren. Andrà persino peggio 9 anni dopo, quando nel 1995 né Damon Hill né tantomeno la Williams riusciranno a conquistare un campionato contro la Benetton di Michael Schumacher, nonostante la FW17 sia considerata superiore alla concorrenza.
Ancora fresco nella mente degli appassionati è invece il 2024. In questo caso però, pur conquistando il titolo Costruttori la McLaren non è stata la macchina migliore lungo tutta la stagione e questo ha permesso a Max Verstappen di accumulare un buon vantaggio nella prima parte dell’anno. L’incostanza di Lando Norris gli ha poi impedito di lottare in maniera consistente per il titolo piloti, naufragato definitivamente a fine stagione sotto i colpi di un implacabile olandese.
Quello che quindi sarebbe stato un bis memorabile in questo 2025 non si è però concretizzato con dispiacere di molti appassionati e, anche se per un soffio soltanto, il pronostico che ad inizio anno vedeva la MCL39 come vincitrice di entrambi i titoli si è alla fine avverato. Dalla stagione 2025 abbiamo però imparato che il pilota può ancora fare la differenza, specialmente se si chiama Max Verstappen. Nonostante una Red Bull decisamente inferiore, l’immenso talento dell’olandese unito all’impegno profuso dal team nella seconda parte di stagione gli hanno permesso di spremere al massimo ogni singolo millesimo dalla RB21 e di rimontare più di 100 punti di svantaggio fino quasi a completare una rimonta da libri di storia. Verstappen si potrà consolare sapendo di aver guadagnato il riconoscimento e la stima di chi ancora era scettico riguardo alla sua grandezza, anche se il 2025 non finirà nella lista di quei Mondiali in cui la vettura più forte ha deluso le aspettative.