Jacky Ickx: «24 Ore di Le Mans e MotoGP, il vero motorsport esiste ancora!»

Jacky Ickx: «24 Ore di Le Mans e MotoGP, il vero motorsport esiste ancora!»
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Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
Alla 24 Ore di Le Mans abbiamo incontrato una leggenda vivente come Jacky Ickx. Con lui abbiamo parlato del motorsport di oggi e di ieri. E di quanto possa essere ancora emozionante assistere ad una gara
  • Matteo Valenti
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16 giugno 2015

Le Mans – 6 volte sul gradino più alto del podio alla 24 Ore di Le Mans. Ma anche 8 vittorie, 25 podi e due Mondiali sfiorati in F1 a cui si aggiungono un trionfo alla Parigi-Dakar e poi una sfilza di allori nelle gare di durata (una cinquantina, con due mondiali vinti!), dalla 1.000 km del Nurburginrg, alla 6 Ore di Daytona, passando per la 12 di Sebring, senza dimenticare un titolo nella CanAm.


È questo l'impressionante curriculum di un campionissimo come Jacky Ickx, soprannominato non a caso Monsieur Le Mans. Uno dei più grandi piloti “polivalenti” della storia, capace di saltare da una moto ad una F1 fino ad un prototipo ed essere sempre maleddettamente veloce. Un pilota d'altri tempi, che ha corso con Ford, Ferrari, Lotus, Brabham, Williams e molti altri, ma che ha legato il suo nome in maniera unica a Porsche.  Prima con la 936 e poi con la 956, Ickx regala alla casa di Zuffenhausen ben quattro vittorie a Le Mans. Lo abbiamo incontrato sul Circuit de La Sarthe in occasione di un nuovo trionfo della Porsche alla 24 Ore. Con lui abbiamo parlato del motorsport di oggi e di ieri.

 

Sei stato uno dei più grandi piloti “polivalenti” della storia dell'automobilismo. Che effetto ti fa?
«All’epoca in cui correvo io i piloti non potevano essere troppo schizzinosi e dovevano gareggiare un po’ con tutto quello che gli capitava tra le mani. Non c’era nessuna idea di esclusività nel mondo dei piloti professionisti. Non c’era nemmeno l’idea che un pilota dovesse essere legato ad una casa automobilistica o ad un singolo sponsor».

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Jackie Ickx abbraccia il suo grande amico ed ex compagno di squadra Derek Bell. In apertura Ickx solleva la coppa della 24 Ore di Le Mans appena vinta da Porsche, festeggiando insieme a Matthias Müller CEO di Porsche AG e Wolfgang Hatz

 

Eri sempre velocissimo, dalle F1 ai prototipi...
«In quegli anni c’era una grande libertà. Si poteva guidare la Ferrari in F1 nel ’68 e poi a Le Mans con la Ford GT 40. Era davvero un’altra epoca, oggi è tutto cambiato. I piloti attuali sono davvero fantastici, ma lavorano con la regola dell’esclusività. Un pilota segue un singolo progetto alla volta, quando si esaurisce passa ad un altro».
 

Nella tua lunghissima carriera sei arrivato a sfiorare persino due Mondiali in F1. C'è qualche rimorso per quei titoli mancati?
«No, nessun rimpianto. Un’epoca così particolare mi ha permesso di correre un po’ dappertutto con un certo successo. Quando si ha la fortuna di conquistare un certo numero di vittorie in F1 e per due volte il secondo posto nel Campionato del Mondo, oltre a diverse vittorie nelle gare di durata - credo di averne collezionate più di 50 - ma persino alla Parigi-Dakar e in altre discipline, non c’è davvero più spazio per avere rimpianti. Non ho mai avuto rimorsi per non aver vinto un Mondiale in F1. Quando ti volti indietro e vedi la qualità del tuo dono, ma soprattutto che sei ancora vivo dopo tutto questo, non importa se in qualche occasione sarebbe potuta andare meglio».

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Jackie Ickx sulla Ferrari sulla Ferrari 312PB

 

Però è innegabile. Hai vinto davvero tantissimo
«Io ho semplicemente avuto la fortuna di trovarmi nelle macchine giuste al momento giusto, con i compagni di squadra giusti. Questa è la realtà. Bisogna sempre ricordarsi che se ti ritrovi su una macchina ben riuscita in un certo senso è facile vincere. Il pilota deve sono completare un lavoro che è già fatto da tantissime altre persone - meccanici, progettisti, ingegneri - che ci darebbero l’anima pur di ritrovarsi con una macchina perfetta. Alla fine viene premiato soltanto il pilota ma devo dire che non l’ho mai trovato giusto. Il suo successo sarebbe impossibile senza il lavoro della sua squadra.»
 

Quanto è cambiato il mondo dell'endurance rispetto agli anni in cui correvi tu?
«Come il giorno e la notte. Oggi questo sport è completamente diverso rispetto a quando correvo io. Non io riuscirei più nemmeno a guidarla un’auto così complessa come la Porsche 919 Hybrid. Certamente non a 70 anni».

Se ti ritrovi su una macchina ben riuscita in un certo senso è facile vincere

 

Oggi ami ancora le gare endurance?
«E come potrei non farlo? Queste gare sono impressionanti perché la 24 Ore è diventata come una corsa di F1. Sia tra le Toyota, che tra le Audi e le Porsche abbiamo visto duelli incredibili, con i piloti che sono andati al limite per tutta la durata della gara. Per rendersene conto basta rivedere la gara. In moltissime occasioni i piloti si sono ritrovati a tagliare le curve perché erano evidentemente al limite. E poi la battaglia tra Audi e Porsche si è consumata anche all’interno dei box, dove ingegneri e meccanici si sono sfidati a colpi di strategie e interventi di manutenzione eccezionali».

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Ickx sulla Porsche 936

 

Alcuni sostengono però che le corse erano più belle quando le auto erano meno sofisticate e si affidavano solo alla meccanica. Cosa ne pensi?
«Solo i vecchi parlano così, rimpiangendo epoche che non ci sono più. Io non dirò mai “al mio tempo le cose erano migliori”. Bisogna sempre vivere la propria epoca. Le corse di durata oggi sono semplicemente diverse, ma sempre incredibilmente uniche ed affascinanti».
 

In che senso?
«Nel 1985 riuscivo a fare un giro del Circuit de La Sarthe in 3'14'' (la pole di quest'anno era di 3' 16'', ndr). Il problema è che oggi ci sono tre chicane in più. E poi, soprattutto, le auto di oggi consumano una quantità di carburante enormemente inferiore rispetto a quelle di allora. Questo significa una sola cosa: che oggi non solo vanno molto più veloci, ma consumano anche molto meno. Tutto questo è fantastico! Questo significa rendere le corse interessanti e al passo coi tempi!»

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Due leggende viventi a Le Mans. Jackie Ickx insieme a Tom Kristensen

 

Oggi è un vero onore trovarti qui, nel giorno che riporta al successo la Porsche
«Il sapore della vittoria Porsche oggi è così unico solo per merito del valore dell’Audi. Sconfiggere un avversario così forte non è da tutti. Queste sono le corse di cui abbiamo bisogno, quelle che per cui il pubblico si asalta per davvero. La 24 Ore è ancora una gran bella corsa».
 

Qui a le Mans si respira un'aria incredibile. C'è tantissima gente e tutti sembrano entusiasti. Perché la Formula 1 non riesce più ad avere tutto questo, perlomeno in Europa?
«Non conosco le risposte per risanare la Formula 1. Ci sono tante questioni sul tavolo e  mi piacerebbe davvero avere le soluzioni. Anche la F1 del resto rimane una categoria unica, con grandi talenti e squadre eccezionali. E’ possibile però che abbia perso un po’ di “umanità” rispetto al passato. A Le Mans il pubblico ritorna perché i box sono aperti, si possono incontrare piloti e meccanici, vedere le macchine da vicino e non si chiude mai la porta a nessuno. C’è spazio per la gente e c’è grande rispetto per il pubblico».

È uno spettacolo vedere Valentino Rossi, è un pilota veramente incredibile. Mi fa impazzire, ha un carisma eccezionale. E poi a 36 anni guida ancora in maniera divina

 

Quindi il motorsport oggi può essere ancora emozionante come tanti anni fa...
«Oggi riconosco che sia davvero difficile apprezzare la Formula 1, è diventata troppo complicata. Vive i tempi di oggi, passare all'ibrido era una scelta naturale, ma in effetti è diventata poco simpatica alle persone. Il motorsport oggi può essere ancora bellissimo. Guardate Le Mans o la MotoGP! Qui non ci sono troppi regolamenti e gare che finiscono continuamente “under investigation”. Ci sono solo sorpassi, uno dietro l'altro e si va a 350 km/h! Questo significa correre!»
 

Segui la MotoGP? Chi ti piace in particolare?
«Le gare del Motomondiale sono qualcosa di eccezionale. È uno spettacolo vedere Valentino Rossi, è un pilota veramente incredibile. Mi fa impazzire, ha un carisma eccezionale. E poi a 36 anni guida ancora in maniera divina, è uno stupendo vederlo andare in piega. E poi quest'anno sono ritornate persino le Ducati e le gare sono ancora più emozionanti. La gente impazzisce per la MotoGP oggi».

 

Le Mans '77, vittoria della Porsche 936. Il bellissimo podio con Jackie Ickx a sinista, poi Jürgen Barth al centro e Hurley Haywood

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