La visione di Volvo: «Nel 2020 nessun ferito grave sulle nostre auto»

La visione di Volvo: «Nel 2020 nessun ferito grave sulle nostre auto»
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Moreno Pisto
  • di Moreno Pisto
Il punto della situazione in casa Volvo, tra ibrido, elettrico e guida autonoma: «Il nostro obiettivo è che nel 2020 nessuno sarà più ferito gravemente sulle nostre auto». E qualcuno già mormora di una utilitaria sostenibile ed economica
  • Moreno Pisto
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3 aprile 2018

Un conto è fare auto. Un altro è, attraverso le auto, interpretare la società, raccontarne l’evoluzione. Sono due cose diverse. Volvo preferisce la seconda. Per capire il perché non partiremo dalla XC40, premiata come Car of the Year ed esposta al Volvo Studio di Milano, in quella zona che oramai viene chiamato quartiere dell’innovazione, durante la serata organizzata per festeggiare il riconoscimento. No, bisogna partire da lontano. Non troppo, a dirla tutta. Dal 2010, quando Zhejiang Geely Holding Group completa l’acquisizione di Volvo Car Corporation da Ford Motor Company per una cifra di 2 miliardi di dollari. Michele Crisci, ad Volvo Italia, ricorda bene quei giorni: «Oggi siamo abituati alle notizie di imprenditori cinesi che acquisiscono società o squadre sportive, soprattutto a Milano. Ma otto anni fa vi posso assicurare che le perplessità erano molte. Capii che erano totalmente infondate quando nei primi giorni di agosto squillò il telefono del mio ufficio e dall’altra parte c’era Li Shufu, neo nominato presidente del consiglio di amministrazione, che, in un inglese piuttosto zoppicante e con l’aiuto di un interprete, mi diceva che i valori che avevano fatto grande Volvo nel passato, la sicurezza, la qualità, il rispetto per l’ambiente e il design scandinavo, avrebbero tracciato la strada per il futuro. All’inizio pensai a uno scherzo ma ci misi cinque secondi a capire che invece la telefonata era molto seria. Questo signore si era preso l’onere di chiamare tutti i referenti dei vari Paesi per tranquillizzarli e stimolarli, dicendo che la sua intenzione era quella di rafforzare il brand nei mercati europei e nordamericano e di espandersi negli altri Paesi emergenti».

Nove nuovi modelli, quattro anni

I fatti, otto anni dopo. Volvo adesso ha 9 nuovi modelli in gamma. Il più vecchio della nuova generazione è datato 2014 (XC90, con il sistema Volvo Sensus, interfaccia uomo-macchina diventato poi punto di riferimento del mercato). A seguire, nel 2016, sono arrivate la berlina S90, la station wagon di lusso V90 e la V90 Cross Country. E, nel 2017, il Suv medio XC60 (anche questo appena premiato al Salone di New York) e, appunto, il Suv compatto XC40 (a partire da 31.200 euro). A completare la gamma, nel 2018, la station wagon Volvo V60 (presentata a Ginevra), la nuova berlina S60 in arrivo a giugno, e la V60 Cross Country prevista per ottobre. Nove nuovi modelli in quattro anni, dicevamo. Ma al di là di questo è indicativa la sfilza di premi ricevuti e soprattutto la scalata verso il primo posto del Car of the Year: «In tre anni sono state tre le auto Volvo entrate nella short list delle sette finaliste: oltre alla XC40, la XC90 nel 2016 al secondo posto e la V90 nel 2017, al quarto».

Volvo V90 Cross Country
Volvo V90 Cross Country

Guida autonoma e sharing mobility

Il futuro parla di guida autonoma. Ma è un futuro che comincia nel passato, per Volvo, e sempre nel 2014, anno di presentazione del primo dei nuovi modelli. È stato allora che ha preso il via Drive Me, la prima iniziativa su larga scala a livello mondiale nell’ambito di veicoli a guida autonoma che adesso ha dato vita a un test sulle strade di Göteborg: da dicembre infatti, e fino al 2019, a cinque famiglie svedesi sono state date altrettante auto equipaggiate con sensori al fine di raccogliere dati per misurare soprattutto le reazioni delle persone a bordo di macchine con queste caratteristiche. «Le persone sono al centro, per Volvo, non la tecnologia» dice Crisci. «Ed è per questo che nel settembre 2018 verrà lanciato l’innovativo servizio di acquisizione dell’auto Care By Volvo con XC40 e V60, dove il concetto di utilizzo sostituirà quello tradizionale di proprietà dell’auto».

Etica e risultati

Per questi motivi Volvo Cars è stata inclusa per due anni consecutivi fra le aziende più etiche al mondo dall’Istituto Ethisphere. «Dal 2014 al 2017 oltre alle fabbriche storiche di Torslanda (Goteborg) e Ghent (Belgio), che erano avviate verso la chiusura, sono stati aperti tre impianti produttivi in Cina. E nel giugno 2018 ci sarà l’inaugurazione di un nuovo stabilimento negli Stati Uniti, in South Carolina» continua Crisci. I risultati aziendali sono allineati. «Nel 2015 le vendite globali hanno superato per la prima volta quota mezzo milione di auto, nel 2016: sono state 534.332, nel 2017 571.577 con un utile operativo di 14,1 miliardi di Corone e un margine sugli utili del 6,7 per cento».

Ibrido ed elettrico, of course 

Dopo Polestar, presentata a Ginevra, al Volvo Studio sono stati annunciati per il 2019 i modelli ibridi/elettrici di tutti i modelli (e il primo full electric) con il target di mettere in strada un milione di auto elettrificate entro il 2025. «Ma tra tutti gli obiettivi raggiunti e pianificati, ciò a cui teniamo di più è che la XC60 è risultata l’auto più sicura del 2017 sulla base dei test Euro NCAP. E l’obiettivo del nostro Ceo Hàkan Samuelsson è che entro il 2020 nessuno verrà ferito gravemente o mortalmente guidando una Volvo» ha concluso Crisci. Della serie: un conto è fare auto è basta, un altro è fare auto per raccontare (e magari tracciare) l’evoluzione umana. E finita la presentazione, durante il buffet, c’era già chi mormorava di un’utilitaria Volvo sostenibile ed economica. «È molto di più di un rumor, è una possibilità che potrebbe concretizzarsi in qualche anno o forse meno» sosteneva l’insider.

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