Matteo Messina Denaro: il segreto per non farsi catturare fino ad oggi

Matteo Messina Denaro: il segreto per non farsi catturare fino ad oggi
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Carlo Bellati
  • di Carlo Bellati
Il boss latitante è stato arrestato questa mattina all'alba dai Carabinieri di Palermo in una clinica privata. Le uniche immagini a disposizione lo ritraevano a bordo di una Mitsubishi
  • Carlo Bellati
  • di Carlo Bellati
16 gennaio 2023
Una Mitsubishi simile a quella usata da Matteo Messina Denaro
Una Mitsubishi simile a quella usata da Matteo Messina Denaro

Understatement: parola anglosassone difficile da tradurre, ma che Matteo Messina Denaro ha saputo utilizzare magistralmente. Non farsi notare, passare del tutto inosservato, anche nella scelta delle auto con cui si muoveva.

L'unico documento "ufficiale" che si presume lo ritragga come passeggero è a bordo di una Mitsubishi Pajero 3 porte degli anni '90. Un'auto davvero poco appariscente che, ripresa da una telecamera di sicurezza, lo mostrava in uno dei rari spostamenti attorno a Palermo.

Usare auto del tutto anonime o molto comuni è una tattica veramente efficace per la malavita: un ricordo fra tanti è quello della banda della Uno bianca, che faceva rapine utilizzando solo questo modello, talmente ubiquo da risultare imprendibile.

   

La Uno turbo da 300 km/h
La Uno turbo da 300 km/h

Sempre di Uno bianca, ma questa volta truccata si è parlato in occasione dei sequestri operati dal Carabinieri nel 2014 al clan Zagaria affiliato ai Casalesi. Si trattava di un esemplare con il motore di una Bravo 1600 sovralimentato realizzata per fughe e inseguimenti e alleggerita degli arredi, con il solo posto guida. La potenza raggiunta era attorno ai 200 CV per arrivare a quasi 300 km/h.   

Modelli che passano quasi del tutto inosservati ai posti di controllo e che prediligono tratti in cui non ci sono telecamere (anche se nel caso di Matteo Messina Denaro qualche fotogramma è stato colto), e spesso con targhe false per non figurare nei database dei veicoli segnalati o rubati. In altre occasioni, invece, specialmente all'estero, è stata proprio l'ostentazione di Ferrari, Lamborghini, Porsche e altri marchi di lusso a far scattare le indagini; il commercio di top car rubate o alterate è anche uno dei business più redditizi della malavita.  

L'Alfetta blindata del boss Franco Muto

Per salvaguardare la propria incolumità alcuni boss hanno ordinato modelli blindati ed equipaggiati di dispositivi speciali, come l'Alfa Romeo Alfetta del 1980 appartenuta al boss della ndrangheta calabrese Francesco (Franco) Muto, rivenduta nel 1983 e riapparsa in Danimarca. Ruote da 15" antiproiettile, aria condizionata. L’interno è rifinito in velluto marrone con pannelli porta e tappeti abbinati. La ditta specializzata Marazzi aveva fatto installare vetri antiproiettile con protezione aggiuntiva in plexiglass, serrature aggiuntive per le porte e un sistema di telecomunicazione.

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