Migranti in bicicletta, il nodo sicurezza stradale

Migranti in bicicletta, il nodo sicurezza stradale
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Daniele Pizzo
Gli investimenti di ciclisti immigrati sprovvisti di giubbino catarifrangente e luci sono un problema per tutti, dalle stesse vittime agli automobilisti coinvolti, ma anche per chi gestisce l'accoglienza
4 febbraio 2019

L'ultimo episodio è avvenuto poche ore fa in Campania, dove due uomini in bicicletta di circa 20 anni, un gambiano ed un senegalese, sono stati investiti e uccisi da un'auto che poi si è data alla fuga. 

Nell'ultimo quinquennio, infatti, da quando cioè sono fortemente aumentati i flussi migratori e di conseguenza gli immigrati presenti sul territorio italiano, si contano numerosi gli incidenti che hanno visto come vittime ospiti dei vari centri di accoglienza che utilizzano come mezzo di trasporto prevalentemente la bicicletta in quanto nella maggioranza dei casi sprovvisti di patente ma soprattutto delle capacità economiche per possedere veicoli a motore.

Diventa un problema di sicurezza stradale soprattutto nelle ore notturne, dal momento che molti di questi circolano su biciclette prive di illuminazione e senza indossare il gilet catarifrangente (obbligo stabilito dall'articolo 182 del Codice della Strada) lungo strade poco illuminate, come quelle di periferia in prossimità dei centri che li ospitano o delle campagne dove in alcuni casi sono impegnati in lavori agricoli. 

Va detto che il tema della sicurezza stradale per gli stranieri sinora è stato affrontato, ma in maniera frammentata e prevalentemente dai Comuni: si va dalle semplici esortazioni fino alle ordinanze comunali che obbligano associazioni e cooperative impegnate nell'accoglienza di informare e dotare i propri assistiti di giubbini e luci per le biciclette, fino ai divieti di circolazione nelle ore serali. 

In alcuni casi sono stati organizzati progetti di educazione stradale espressamente per richiedenti asilo o soggiornanti a vario titolo, ma anche queste iniziative sporadiche non sembrano aver sortito grandi effetti, per quanto concettualmente valide. Ha fatto clamore qualche tempo fa il caso di un giovane ivoriano che percorreva in bici l'autostrada A6 Torino-Bardonecchia, poi intercettato e letteralmente messo in salvo dagli agenti della Polizia Stradale.

Molti automobilisti si chiedono poi a che conseguenze si vada incontro nel malaugurato caso di incidente con responsabilità imputabile al ciclista, italiano o straniero che sia, dal momento che nessuna legge impone l'assicurazione e che l'accertamento dei fatti è un percorso lungo ed incerto che, a meno di un'improbabile composizione bonaria, può risolversi solo in tribunale con tutti gli esborsi e le complicazioni del caso. Anche per le organizzazioni che gestiscono i centri d'accoglienza, che potrebbero essere chiamate a risponderne. Un nodo che sarebbe il caso di sciogliere, nell'interesse di tutti. 

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