Silk Way Rally 2019-9. La Prima di Andy Short (Husqvarna), la “solita” di Al-Attiyah (Toyota)

Pubblicità
Piero Batini
  • di Piero Batini
Penultima Tappa del Silk Way 2019. Il Rally si avvicina rapidamente al suo epilogo, il magico portale della Via della Seta, la Città-Forziere di Dunhuang. L’americano firma la prima Vittoria della nuova carriera, il Principe “rassicura”
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
16 luglio 2019

Jiayuguan, Cina, 15 Luglio 2019. Quando manca una sola Tappa alla fine la tensione è massima. Tutto diventa vicinissimo, a portata ormai di mano. Eppure tutto può apparire anche così fragilmente lontano, illusorio. Sospeso a un filo forte e sottile. Forte di dieci giorni di bravura e consistenza, di tenacia, sottilissimo di incertezza nel destino imperscrutabile del Rally-Raid.

Una cosa è certa: la Carovana del Silk Way Rally 2019 ha lasciato alle spalle una doppietta di Tappe micidiali. Le due Tappe del Deserto del Gobi “Sud”, lunghissime, fisicamente estenuanti, mentalmente difficilissime. Scenari bellissimi di sfondo, e la stessa natura sotto le ruote, ora micidiale, implacabile. Impossibile trovare e mantenere il ritmo, ecco una “quebrada”, una duna su cui rischiare, un bivio e una rotta da “capire” dalle scarne indicazioni del road book. Tutto attorno il nulla più assoluto. Stupendo.

La tappa 9 del Silk Rally 2019
La tappa 9 del Silk Rally 2019

500 chilometri tra il bivacco di Ulashan, sulla pista e non lontano dalla strada “moderna” che porta al crocevia di Xi’An, e 300 di Prova Speciale fino all’ultimo rito di passaggio del deserto, il bivacco di Jiayuguan, non lontano dalla pista dell’Aeroporto Internazionale.

Al-Attiyah, un parere attendibile, ha detto che non ha mai corso una Tappa così difficile. Le grandi dune, le piste di sabbia zeppe di tranelli e di difficoltà, una grande fatica fisica per la guida e per il caldo, l’incessante pressione dell’attenzione. E poi quel vago senso di inquietudine che provi quando nulla pare certo, neanche l’orizzonte, attraente e infinito, uguale e irraggiungibile da ogni parte si guardi. L’Equipaggio è solido, fisicamente e mentalmente, una enorme esperienza vincente come supporto ideale per affrontare anche il quanto di difficoltà che si presenta inedito.

La pressione si trasforma in consistenza e questa, a sua volta, in efficacia. Una caratteristica dei grandi Campioni. E così la Toyota #201 si fregia di un altro successo. Fanno 8, su otto. Filotto Al Attiyah-Baumel-Hilux, il trinomio che vola sul Rally, ormai non più raggiungibile, a breed apart.

Se il vincitore per l’ennesima volta appare affaticato, quelli che arrivano dopo sembrano distrutti. Han Wei ha fatto, comunque, l’operazione del giorno. Il secondo posto ottenuto a Jiayuguan, insieme a qualche disgrazia altrui, fa sì che il forte Pilota cinese, che corre con il sempre efficiente Buggy SMG, possa risalire fino al secondo posto della generale. È la fine, quindi, del lungo e caparbio inseguimento che durava dalla quinta Tappa del Rally. Alla scalata di Han Wei corrisponde il crollo di due dei protagonisti più attivi del Rally, Jerome Pelichet, rottura di una trasmissione, e Mathieu Serradori, una ruota staccata, che perdono così il contatto con i rispettivi sogni di gloria.

È chiaro che le alterne fortune degli inseguitori avvantaggiano la “Lepre”, e infatti, a una Tappa dalla fine del Rally, quando mancano ormai solo 250 chilometri cronometrati alla conclusione della “fatica” russo-mongola-cinese, Al- Attiyah ha ormai una “grassa” ora di vantaggio su Han Wei, potrebbe anche mettere la Toyota Hilux a marcia indietro e divertirsi ad aggiungere un altro “chicco” di clamore alla cavalcata trionfale della Toyota Hilux, quest’anno ancora imbattuta e a quanto è dato vedere imbattibile.

Un po’ come accade nella Gara delle Auto, anche quella delle Moto, peraltro interminabilmente avvincente, sembra una ruota della fortuna agitata dal suo Leader. Ogni giorno succede qualcosa di eclatante o clamoroso, e il rimescolamento del fronte compatto degli inseguitori favorisce sempre di più il “fuggitivo” Sam Sunderland. Che, d’altro canto, se la prende comoda e, dopo lo spavento per la caduta nella Tappa precedente, ha tirato i remi in barca e lascia che la sua Regina del Deserto, quella KTM analogamente imbattuta, possa scorrere sicura sulle dune della penultima Tappa.

Il “colpaccio” del giorno, in questo caso, è la vittoria di Andrew “Andy” Short, l’americano che, in Gara con la “cugina” Husqvarna, passa finalmente nel libro dei vincitori e si aggiudica la prima Tappa di un Rally internazionale importante (leggi Dakar o Campionato del Mondo) della sua carriera. Short, che è una magnifica persona, non fatica ad ammettere che la vittoria è arrivata grazie alla “bassa” pressione sulla Corsa da parte del Leader Sunderland, e dalla posizione di partenza che era piuttosto favorevole all’exploit. Andy ammette anche che aveva pensato fosse più facile riuscire a ottenere la prima vittoria, e che sicuramente la sua “scuola” non è finita. È oltremodo felice, anche se sa perfettamente quello che l’aspetta durante la Tappa finale: aprire la pista.

In perfetto parallelismo con la Gara delle Auto, il secondo posto di Short vale all’americano del Team Rockstar Energy Husqvarna Factory anche il secondo posto nella generale provvisoria del Rally, e analogamente l’ultima Tappa è già una battaglia annunciata per la distribuzione dei due gradini lasciati liberi sul podio. In corsa insieme a Short anche Van Beveren, terzo nella penultima alle spalle di Gonçalves, e Kevin Benavides. Luciano Benavides è più indietro, ma non tagliato fuori.

Shibalov, Karginov, Mardeev. Sono i nomi dei “comandanti” dei tre Kamaz che, nello stesso ordine sotto lo striscione d’arrivo a Jiayuguan, sono in testa al Silk Way Rally a un giorno dalla fine. Nella migliore tradizione.

Ultimi 550 chilometri, ancora 250 di Prova Speciale, abbastanza per tenere frenati i tappi delle bottiglie di champagne per un giorno ancora. Le dune giganti del Gobi ormai alle spalle, le piste tornano a essere dure, la guida complicata, la navigazione “interessante”. Poi, oltre l’estremo ovest della Grande Muraglia Cinese, via a briglia sciolte fino all’arrivo. Dunhuang, la Citta portale della Via della Seta. Per chi andava verso Ovest il momento di scegliere se contornare il terribile Deserto di Taklamakan da Nord o da Sud. Per quelli che venivano dall’Ovest il segnale che, finalmente, il peggio era passato.

È il meglio del Silk Way Rally 2019 all’epilogo. In regalo un angolo di Cina “esagerato”. Niente Google, niente Whatsapp, d’accordo. Una lingua per pochi e usi, tradizioni, culture davvero antiche e differenti. Istruttive. Per una diversa, forte suggestione.

Pubblicità