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Lunedì 16 giugno 2025, una data destinata a entrare negli annali dell’industria automobilistica italiana. Con la chiusura definitiva del reparto di produzione dei motori Fire nello stabilimento Stellantis di Termoli, si conclude un capitolo lungo quarant’anni, fatto di tecnologia, lavoro e orgoglio operaio. Una chiusura annunciata, certo, ma che porta con sé il peso della storia.
A ricordarlo è anche la Uilm, il sindacato dei metalmeccanici, che in una nota scrive: «Il tempo si ferma per un istante. Lunedì si chiuderà un capitolo importante della storia industriale italiana: l’ultima produzione del motore Fire nello stabilimento di Termoli».
La storia del motore Fire – acronimo di Fully Integrated Robotized Engine – inizia ufficialmente il 30 marzo 1985, con un evento simbolico che segnò un’epoca: l’inaugurazione alla presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini e dell’Avvocato Giovanni Agnelli. Un prodotto destinato a diventare colonna portante della meccanica italiana, grazie a una progettazione semplice ma geniale, che univa efficienza, economicità e durata.
Da allora, oltre 23 milioni di unità sono uscite dalle linee di Termoli, alimentando modelli non solo di Fiat, ma anche di Jeep, Lancia e Alfa Romeo. Un’eredità che, come scrive la Uilm, «non è stata solo un prodotto, è stata una missione di vita, un’eredità costruita a mano, col sudore, con la dignità e con l’orgoglio di chi non ha mai smesso di crederci».
Negli ultimi anni, il reparto aveva avviato la produzione dei più recenti motori FireFly, l’evoluzione turbobenzina del celebre Fire. Ma anche questa parentesi sta per chiudersi. Lunedì 16 giugno verrà messo l’ultimo sigillo su una linea produttiva che ha definito l’identità della Fiat di ieri e di oggi.
Una chiusura che, sebbene parte di un più ampio piano industriale di transizione verso l’elettrico, rappresenta uno snodo emotivo e simbolico per l’intera comunità di lavoratori di Termoli. Secondo il piano Stellantis, dal 2026 Termoli dovrebbe essere riconvertita alla produzione di cambi elettrificati eDCT, per garantire continuità produttiva e salvaguardia dell’occupazione. Ma resta in sospeso la promessa della Gigafactory, lo stabilimento di batterie previsto inizialmente nel piano "ACC" tra Stellantis, Total e Mercedes. Al momento, il progetto risulta congelato.
E mentre i riflettori si spengono sul Fire, le preoccupazioni sul futuro restano accese. «Abbiamo il dovere e la responsabilità di guardare avanti. Di pretendere un futuro industriale, di accompagnare questa chiusura non con silenzi o rimpianti, ma con idee, proposte, battaglie concrete» – conclude la Uilm nel suo messaggio.
La fine del motore Fire è molto più della chiusura di un reparto: è l’addio a una generazione di tecnologia e lavoro che ha incarnato l’industria automobilistica italiana dagli anni ’80 a oggi. Ma è anche l’inizio di un periodo di attesa e responsabilità, in cui istituzioni, sindacati e gruppo Stellantis sono chiamati a tradurre le promesse di elettrificazione in realtà produttiva.