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I titoli mondiali in Formula 1 si vincono con le imprese impossibili che passano alla storia, o sono i giorni più difficili a fare la differenza? I weekend in salita delle annate vincenti dei campioni rimangono una nota a margine rispetto ai successi, diversamente da quanto succede, quando, invece, la battaglia finale viene persa. Emblematico, in questo senso, è il caso di Felipe Massa nel 2008. Un campionato ritornato alla ribalta per via del processo che vede il brasiliano contrapposto a FIA e F1 per quello che accadde a Singapore.
Nel contesto di una vertenza legale che vede Massa richiedere un ingente risarcimento per il mondiale che gli sarebbe stato strappato di mano per il Crashgate, gli avvocati di FIA e F1 hanno sottolineato come a loro avviso siano altri i momenti decisivi di quella lotta per il titolo, vinta da Lewis Hamilton. Gli errori dello stesso Massa a Singapore – con il bocchettone per il rifornimento completamente divelto – ma anche in altre circostanze ebbero un certo peso. Come si possono dimenticare i cinque testacoda dell’allora pilota della Ferrari nonostante il traction control sotto il diluvio a Silverstone?
Per ogni ingiustizia della sorte ci sono degli errori. Se si pensa al mondiale perso da Lewis Hamilton contro Nico Rosberg nel 2016, la mente va immediatamente allo scoppio della power unit del primo in Malesia. Ma a pesare moltissimo sull’andamento di quel mondiale furono le quattro vittorie totalizzate da Rosberg nei primi round stagionali, in cui Hamilton – tolta la tribolatissima Cina – fu sottotono, come spesso gli capitava all’inizio dell’anno in quel periodo della sua carriera. E che dire del peso del lungo di Hamilton a Baku sulle sorti del mondiale 2021, poi conclusosi con la farsa di Abu Dhabi?
Arrivando ai giorni nostri, e alla lotta che vede contrapposti Lando Norris, Oscar Piastri e Max Verstappen, non è difficile risalire alle sfortune più grandi, e alle prestazioni peggiori. Alla fine dei conti, per Norris peserà di più il ko tecnico di Zandvoort o lo schianto in qualifica a Jeddah, mentre era in preda a un vortice di pensieri sulla sua MCL39, così veloce ma allo stesso tempo così complessa da domare se portata vicino al limite? Oppure sarà decisivo lo zero tondo rimediato a Montréal dopo aver impattato contro il suo compagno di squadra?
Anche nel caso di Piastri, i rimpianti potrebbero essere molteplici. Da Baku in avanti, Oscar è stato tutt’altro che efficace. La macchia più grande, però, resta il disastro della Sprint di Austin, con un doppio zero che la McLaren inizialmente aveva cercato di attribuire all’incolpevole Nico Hulkenberg, quando invece a causarlo era stato proprio Piastri, incolore in Messico e a muro a Baku sia in qualifica che in gara. Uno zero, quello rimediato in Azerbaijan, che ha dato inizio alla spirale discendente dell’australiano.
Dei tre piloti in lizza per il mondiale 2025 di Formula 1, Max Verstappen è di lunga il più costante e maturo. Ma anche lui potrebbe avere dei rimpianti per un paio di Gran Premi sottotono. A Silverstone, occasione in cui non è stato impeccabile, Verstappen aveva l’attenuante di un assetto incredibilmente azzardato sotto la pioggia battente. Ma a Barcellona, con quell’insensato fallo di reazione su George Russell, l’unico colpevole di una giornata no è proprio lo stesso Max, capace in tante altre occasioni di massimizzare il risultato.
Prendiamo ad esempio il Messico: in un weekend difficile dal punto di vista tecnico avrebbe persino potuto puntare al secondo posto, se la Virtual Safety Car causata da Carlos Sainz non gli avesse tarpato le ali. Se dovesse davvero strappare il mondiale a Norris e Piastri, beffandoli all’ultimo, difficilmente si celebreranno giornate come quelle di Città del Messico, apparentemente insignificanti rispetto a trionfi come quello colto a Monza. Ma la verità è che le giornate pessime possono non solo far perdere dei mondiali, ma contribuire fattivamente a un’iride.