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    La Formula 1 si gode ancora qualche giorno di pausa prima di recarsi in Brasile per il ventunesimo appuntamento stagionale. Nel frattempo, però, continua ad animare il dibattito tra gli addetti ai lavori quanto accaduto lo scorso weekend al Gran Premio di Città del Messico, dove si è sfiorata la tragedia.
Riavvolgendo il nastro, Liam Lawson e Carlos Sainz sono stati protagonisti di un contatto al via. L’impatto ha danneggiato l’ala anteriore della Visa Cash App RB, costringendo il pilota neozelandese a rientrare ai box per sostituire l’elemento. Nel frattempo, la direzione gara ha esposto la doppia bandiera gialla nel tratto di curva 1 per consentire la rimozione di alcuni detriti, appena tutte le vetture avessero superato il primo settore. Come spiegato da un portavoce della FIA, non appena ci si è resi conto che Lawson era ai box e che avrebbe dovuto transitare nuovamente per curva 1, la direzione ha ritirato l’ordine ai marshall di entrare in pista. Tuttavia, i commissari erano già nel pieno dell’intervento, e il pilota della RB ha rischiato di investirli, trasformando il Gran Premio di Città del Messico in una potenziale tragedia.
Al termine della gara, conclusa anzitempo con un ritiro per i danni riportati alla vettura, Lawson ha chiesto spiegazioni per quanto accaduto, un episodio che non dovrebbe mai verificarsi in Formula 1 per garantire la sicurezza sia dei piloti che degli addetti ai lavori. Il regolamento sportivo, in casi come questo – ovvero con doppia bandiera gialla esposta in curva 1 e 2 al terzo giro –, prevede che “il pilota deve ridurre significativamente la velocità, non sorpassare ed essere pronto a cambiare direzione o fermarsi. C’è un pericolo che blocca completamente o in parte la pista e/o commissari al lavoro in pista o accanto”.
 
            
            
        Di fatto, Lawson ha rispettato il regolamento: in caso contrario, la direzione gara avrebbe aperto un’indagine, con relativa penalità nei suoi confronti. Nulla di tutto ciò è accaduto. Dunque, di chi è la colpa? Secondo Omdai, la federazione sportiva messicana affiliata alla FIA, è del pilota, perché non avrebbe rispettato alla lettera quanto previsto dal Codice sportivo internazionale (art. 2.5.5). “Il team Racing Bulls aveva informato il pilota della presenza di detriti in pista e della doppia bandiera gialla in quel tratto, quindi avrebbe dovuto affrontare il passaggio con estrema attenzione. Pertanto, il pilota doveva ridurre significativamente la velocità, astenersi dal fare sorpassi ed essere pronto a fermarsi, se necessario”, ha sottolineato la Organización Mexicana de Automovilismo Internacional.
“Analizzando la sequenza dalla camera on board, si nota che il pilota Liam Lawson, mentre approccia curva 1, inizia a sterzare seguendo la traiettoria di gara in un punto in cui la presenza dei commissari è chiaramente visibile, mentre stanno rimuovendo i detriti del precedente contatto (…). Le immagini mostrano chiaramente che il pilota mantiene l’angolo volante quando affronta curva 1, senza modificare la propria traiettoria, anche se i commissari stavano attraversando la pista per tornare alla loro postazione. Quest’azione, avvenuta mentre il personale era ancora all’opera, dimostra che il pilota non ha interrotto la traiettoria nonostante l’evidente presenza dei commissari in pista”, ha proseguito Omdai.
La bandiera verde è stata poi esposta al passaggio di curva 3, quando la zona a rischio – tanto per i detriti quanto per i marshall – era stata completamente superata. Secondo Omdai, questo motiva ulteriormente il corretto operato dei commissari, scaricando così la responsabilità su Lawson.