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Il 2025 è stato, senza ombra di dubbio, il peggior anno di Lewis Hamilton in Formula 1. Nessun podio e soltanto un sesto posto in classifica piloti, con un distacco di 93 punti dal compagno di squadra Charles Leclerc. Una situazione ben lontana da quelle che erano le sue aspettative per il debutto in Ferrari. Nel corso della stagione Hamilton ha mostrato tutte le sue fragilità, apparendo quasi privo di motivazione, ma il sette volte campione del mondo non ha alcuna intenzione di arrendersi.
Foto copertina: ANSA
Un’altalena di emozioni ha accompagnato il primo anno di Lewis Hamilton vestito di rosso: l’emozione di entrare a Maranello per la prima volta, il calore dei tifosi a Fiorano e poi il debutto in pista in Australia. Lì sono iniziati i bassi, poiché sono emersi chiaramente i problemi di gestione della piattaforma della SF-25, una vettura performante solo a una determinata altezza da terra, ma estremamente sensibile all’usura del pattino di protezione del fondo. Un chiaro esempio è arrivato in Cina, dove nel corso della Sprint Hamilton ha conquistato la sua prima e unica vittoria stagionale, salvo poi essere squalificato il giorno successivo nella gara lunga, proprio perché l’assetto ottimale causava un’eccessiva usura del fondo.
A Maranello si è cercata una soluzione, ma unicamente a livello meccanico, poiché il reparto aerodinamico, già dal mese di aprile, era completamente concentrato sul progetto 2026. Da lì in poi si è assistito a un inesorabile alternarsi di prestazioni mediocri da parte della Ferrari, che però, con Leclerc, è riuscita in più occasioni a salire sul podio. Il motivo è da ricercare nella lunga esperienza – sette anni – maturata dal monegasco all’interno della squadra. Hamilton, invece, stava ancora tentando di sintonizzarsi sulla stessa frequenza del team. Quando finalmente ci è riuscito, complice anche la nuova sospensione posteriore introdotta in Belgio, si è visto un leggero miglioramento.
Il grande balzo in avanti, però, è stato fatto dagli altri team, anche di media e bassa classifica, che hanno continuato ad apportare aggiornamenti alle proprie vetture. Sono così arrivati a podio la Sauber con Nico Hülkenberg, la Williams (ben due volte) con Carlos Sainz e persino due rookie come Andrea Kimi Antonelli con la Mercedes e Isack Hadjar con la Racing Bulls. Hamilton, invece, ha chiuso il 2025 con zero podi: un evento mai accaduto prima nella sua carriera in Formula 1. Una battuta d’arresto che ha pesato molto sul suo umore, come dimostrano le dure parole pronunciate in Ungheria: “Forse la Ferrari deve cambiare pilota. Il problema sono io. Sono semplicemente inutile”.
Al rientro dalla pausa, l’energia di Monza lo ha aiutato a rimettersi in carreggiata, ma era ormai evidente che dal 2025 non ci fosse più nulla da estrarre. E questo Hamilton lo aveva capito già da diversi mesi. “I miei problemi in qualifica non credo siano dovuti alle specifiche della vettura, ma più a me, che non riesco a estrarre il massimo della performance. In gara ho provato di tutto, ma io e l’auto non riusciamo a funzionare. Purtroppo, questo è uno dei peggiori effetti che le vetture ad effetto suolo hanno avuto su di me”, aveva dichiarato ad aprile, in occasione del Gran Premio di Jeddah.
Il problema, infatti, non è stata tanto la SF-25 in sé, quanto l’intera generazione di monoposto ad effetto suolo, ufficialmente dismessa alla bandiera a scacchi di Abu Dhabi poco più di una settimana fa. Le speranze, dunque, sono tutte riposte nel 2026 e nel nuovo ciclo tecnico, che Hamilton spera possa riportarlo alla gloria di un tempo. Prima di provare la prossima generazione di monoposto, il pilota non vuole sentir parlare di ritiro: “È l’amore per quello che fai. È l’amore per le corse. Ho un supporto incredibile dalle persone intorno a me, dai miei tifosi. Continuo a tenere d’occhio il sogno — ho ancora un sogno per cui nutro speranza, ed è per questo che lavoro”, ha detto ad Abu Dhabi. A chi gli ha suggerito di appendere il casco al chiodo ha risposto: “Nessuno di loro ha fatto quello che ho fatto io, quindi non ne sanno più di me”.
Il 2026 sarà sicuramente uno spartiacque, per lui come per la Ferrari. Se anche la prossima era non dovesse essere quella giusta, quella che riporterà il titolo a Maranello dopo quasi vent’anni, Charles Leclerc potrebbe valutare alternative. Hamilton, invece, potrebbe pensare all’addio alla Formula 1. La Ferrari, in quel caso, avrebbe già un nome pronto: il pilota dell’Academy, Oliver Bearman, che nel suo primo anno da titolare ha dimostrato velocità, ma deve ancora lavorare sulla costanza. “Credo di essere pronto, ma devo continuare a dimostrarlo”, ci ha detto il britannico. “Non basta aver fatto cinque o sei gare buone per cambiare tutto”.
Il nuovo ciclo tecnico rappresenterà dunque un punto di svolta decisivo. Se la Ferrari riuscirà a interpretare meglio le regole e a offrire a Hamilton una monoposto competitiva, potremo assistere a una seconda giovinezza sportiva del sette volte campione. Altrimenti, il 2026 rischia di segnare la fine di un sogno tanto atteso quanto irrealizzato.